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Parlare il linguaggio dei giovani per poterli convincere

Non è sempre facile interessare i giovani alla politica... Keystone

La quota di partecipazione dei giovani alle elezioni federali è quasi la metà di quella delle persone tra i 55 e i 64 anni. Per cercare di riconciliare gli elettori in erba con le urne, sono stati lanciati diversi progetti. Tra questi, easyvote punta su giovani attivi civicamente per convincere i loro coetanei che si disinteressano della politica. Sorpresa: i social network non sono la loro priorità.

“Ho voglia di ringiovanire la politica. Intendo spiegare ai miei amici che, se ci si interessa un po’, non si tratta di qualcosa di complicato”. Delphine Grangier ha solo 17 anni, ma è già impegnata da diversi anni nel Consiglio dei giovani della sua città, Losanna. “Ho sempre avuto interesse per la politica, poiché consente di dare il proprio parere sul futuro del paese”, sottolinea.

Alla ragazza sta anche a cuore trasmettere la sua passione ad altri giovani. Ha perciò deciso di diventare “assistente alle elezioni”, o “vote-heroe”, come sono chiamati i giovani che si sono impegnati nel progetto di easyvoteCollegamento esterno, VoteNow2015. Lanciata dalla Federazione svizzera dei parlamenti dei giovani, questa campagna nazionale ha lo scopo di incoraggiare la gioventù a recarsi alle urne alle elezioni federali del 18 ottobre prossimo.

Missione: convincere da 5 a 10 persone

Easyvote è nato in seguito a una constatazione preoccupante. I risultati dello studio SelectsCollegamento esterno sulle ultime elezioni hanno mostrato che solo il 32% della fascia di età 18-24 anni ha partecipato alle elezioni federali del 2011, contro il 35% nel 2007 e il 33% nel 2003. A titolo di paragone, nel gruppo 55-64 anni ha votato il 60%.

Per raggiungere gli obiettivi, easyvote punta principalmente sui giovani stessi. “Si tratta di un’azione condotta dai e per i giovani”, sottolinea Barry Lopez, animatore del progetto nella Svizzera francese. Questo si basa su quel 17% di giovani che vota sempre, per convincere quel 35% di giovani che lo fa solo occasionalmente. A lungo termine, l’obiettivo è di raggiungere un tasso di partecipazione del 40% in questa fascia di età.

 «Ci sono talmente tante informazioni sulle reti sociali che si guardano senza interessarvisi realmente.» Delphine Grangier

Il compito di ogni “assistente” è di convincere da cinque a dieci persone a partecipare alle elezioni. “Dovranno sviluppare una propria strategia, ma noi mettiamo a loro disposizione degli strumenti. In particolare, abbiamo prodotto dei video che possono inviare ai loro amici. Una comunità online permette loro di condividere esperienze e opinioni”, spiega Barry Lopez.

La discussione preferita a Facebook e Twitter

Nonostante il crescente influsso dei social network, l’approccio degli assistenti alle elezioni sembra concentrarsi sui contatti umani. “Ne parlo principalmente nel mio liceo”, dice Delphine Grangier. La giovane intende condividere delle informazioni sulle elezioni tramite la sua pagina di Facebook. Ma non è il suo strumento principale. “Ci sono talmente tante informazioni sulle reti sociali che si guardano senza interessarvisi realmente. È un buon modo per promuovere una serata, ma non per affrontare un argomento che fatica a suscitare interesse”, rileva.

Anche Johan Cattin, 22 anni, studente al Politecnico federale di Losanna, è assistente alle elezioni. Pure lui sceglie la discussione per convincere. Ottimista, cerca persino di persuadere gli irriducibili che non vanno mai a votare. “I giovani devono rendersi conto che la politica influisce sulla loro vita quotidiana, e questo indipendentemente dal loro livello di formazione o dal loro lavoro”, osserva.

Gli animatori di easyvote sono dello stesso parere. Ritengono che le reti sociali non siano determinanti per conquistare i giovani elettori, anche se è importante essere presenti. “Un’analisi della campagna, condotta in collaborazione con l’istituto gfs.bern, ci ha permesso di stabilire che le relazioni sociali, gli opuscoli informativi e i dibattiti sono più efficaci”, afferma Barry Lopez. Il progetto si basa quindi su questi tre pilastri.

Conta il linguaggio giovanile?

“Il linguaggio della politica è un po’ pesante e dà l’impressione di girare a vuoto. Per convincere qualcuno, si deve parlare la stessa lingua”. Johan Cattin ritiene che adattando il suo linguaggio a quello dei giovani facilita la comunicazione con loro. Un parere condiviso da Delphine Grangier, “Ho l’impressione che i dibattiti televisivi siano spesso complessi”.

Effettivamente gli astensionisti spesso criticano la complessità dei temi in votazione. Nello studio condotto in collaborazione con il gfs.bern ciò è apparso chiaramente. Per ovviarvi, easyvote caldeggia l’approccio divulgativo, anche attraverso i suoi opuscoli o l’organizzazione di dibattiti nelle scuole. “Facciamo di tutto affinché i giovani non abbiano la scusa di non capire”, sintetizza Barry Lopez. Egli ritiene inoltre che i politici dovrebbero utilizzare un linguaggio più comprensibile per i novizi.

Iniziative volte a incoraggiare il risveglio cittadino dei giovani sono talvolta ideate da loro stessi. Pierce Lohman, un ginevrino di 27 anni, ha creato l’associazione “T’es toi et vote!”. La sua idea è di centralizzare le informazioni per semplificare il compito dei votanti. Il suo team riunisce su una piattaforma Internet gli articoli che trattano temi sottoposti a votazione federale. Il fondatore del progetto stima di aver raggiunto mezzo milione di persone nel 2014.

“Ci piacerebbe diventare il Google delle votazioni in Svizzera”, ammicca Pierce Lohman. La mancanza di mezzi impedisce tuttavia a “T’es toi et vote!” di estendere la sua azione alle elezioni federali. “Idealmente, mi piacerebbe anche agire a livello locale, ma è impossibile. Siamo attualmente solo un team di tre persone”, si rammarica il giovane.

“L’educazione civica deve essere ripensata”

Gli assistenti alle elezioni non scaricano le colpe sui politici. Giudicano che anche i giovani debbano fare uno sforzo. “Se sono più numerosi a manifestare interesse, i politici forse finiranno per adeguarsi”, suggerisce Delphine Grangier.

È anche l’opinione del politologo Pascal SciariniCollegamento esterno. “La politica è quello che è, non cambierà. Per contro, se ci sono più giovani coinvolti, dovrà tenerne conto”, afferma il professore dell’università di Ginevra.

Per migliorare la partecipazione dei cittadini, l’esperto propone di ripensare e rafforzare l’educazione civica in Svizzera. Nel sistema federalista elvetico, attualmente non è una materia scolastica uniforme: dipende da ogni cantone, in certi casi da ogni scuola, o persino dai singoli insegnanti. “Se si legge un promemoria o si spiega il funzionamento delle istituzioni agli allievi, non si suscita il loro interesse. Se invece si parte da una votazione concreta, come quella del 9 febbraio [del 2014 sull’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa], e si spiega la posta in gioco, si hanno molte più probabilità di attirare la loro attenzione”, spiega Pascal Sciarini.

Politbox centra il bersaglio

In vista delle elezioni federali 2015, la Società svizzera di radiotelevisione (SSR), di cui fa parte swissinfo.ch, ha lanciato un’operazione a livello nazionale per interessare i giovani alle problematiche svizzere in modo ludico. Ha sviluppato una applicazione per smartphone, chiamata politboxCollegamento esterno. Questo gioco di conoscenze presenta un quiz, disponibile nelle quattro lingue nazionali e in inglese, con molte domande sulla Svizzera. Parallelamente un bus viaggia per la Confederazione per incontrare la comunità di giocatori e raggiungere un pubblico più ampio.

Il caporedattore di politbox, Konrad Weber, traccia un bilancio intermedio positivo. “Siamo riusciti a interessare i giovani che incontriamo nelle nostre trasferte. Apprezzano il fatto che ci interessiamo a loro, fanno domande ed esprimono le loro opinioni”. L’applicazione sembra anche rispondere alla sua missione. Viene scaricata da utenti di età compresa tra i 20 ei 40 anni, ossia il pubblico mirato. Anche le domande di opinione, che sono rivolte ai giocatori, riscontrano un certo successo. “Riceviamo tra 1’000 e 2’000 risposte alla settimana per ogni domanda”, afferma Konrad Weber.

L’applicazione è in lizza per il Premio Europa 2015, il più importante premio dei media europei nel campo TV, radio e online. Sarà presentata a Berlino nel mese di ottobre.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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