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Nucleare: prima la sicurezza, poi il profitto

La centrale di Mühleberg fornisce corrente elettrica a circa 400'000 persone nella regione di Berna e in altri cantoni Reuters

Gli oppositori all'energia atomica hanno vinto una battaglia, ma la strada verso la fine del nucleare è ancora lunga. Per la stampa svizzera, la decisione giudiziaria di spegnere la centrale di Mühleberg nel 2013 mette in evidenza i limiti delle autorità di sorveglianza e della strategia energetica del paese.

A quasi un anno dalla catastrofe di Fukushima, il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha inflitto un «duro colpo» ai sostenitori dell’atomo. I giudici, precisa la Neue Zürcher Zeitung  hanno deciso di «annullare l’autorizzazione concessa alla centrale di Mühleberg» e anche se un ricorso al Tribunale federale è ancora possibile, «il contesto politico non sembra favorevole a un cambio di rotta».

«Si tratta di un segnale importante», commenta il quotidiano bernese Der Bund, ma «la fine di Mühleberg è ancora lontana». Gli oppositori all’atomo «hanno vinto una battaglia», gli fa eco la Tribune de Genève, ma «la Svizzera è lungi dall’aver voltato pagina».

La centrale di Mühleberg dovrà chiudere i battenti entro giugno 2013, a meno che la società proprietaria – la bernese BKW – non decida di investire tempo e denaro per i rinnovamenti necessari. Stando al TAF il mantello del reattore presenta delle fissure importanti, la sicurezza in caso di terremoto non è garantita e i metodi di raffreddamento sono giudicati insufficienti.

«Una giustizia indipendente e incorruttibile»

Con questa decisione i giudici hanno sconfessato l’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) e l’Ufficio federale dell’energia, che nel 2009 avevano concesso un’autorizzazione illimitata alla centrale di Mühleberg, in funzione dal 1972.

«È la dimostrazione dell’importanza di una giustizia indipendente e incorruttibile», sottolinea il Blick. Stando al quotidiano zurighese, «la maggioranza del mondo politico è sottomesso alle pressioni della lobby atomica e gli interessi economici pesano molto di più che la sicurezza della popolazione. È una strategia cinica e dopo Fukushima, sappiamo come può andare a finire».

L’intervento del TAF «ha messo al tappeto gli interessi economici», commenta La Regione Ticino. «Cadono i veli e la pagella di Mühleberg si presenta miserabile. Si chiude e subito. La manica in questi frangenti non può infatti essere di quelle larghe, tanto meno dopo Fukushima».

 

La Berner Zeitung si spinge oltre e sottolinea l’importanza di far decidere il popolo sul futuro energetico del proprio paese. «La catastrofe di Fukushima ha portato davanti a i giudici la questione della sicurezza delle centrali». Ma sta davvero a loro decidere, si chiede il giornale bernese. «Anche se le probabilità che si verifichi un dramma sono ridotte, i rischi legati alle centrali nucleari sono enormi e dunque l’ultima parola dovrebbe spettare al popolo».

E proprio il popolo bernese avrebbe dovuto esprimersi su un’iniziativa depositata nel febbraio 2012 che chiede al cantone, azionista principale della società che gestisce la centrale di Mühleberg, di disattivare immediatamente i reattori di Mühleberg.

Un futuro rinnovabile incerto

Poco dopo la catastrofe di Fukushima, il Consiglio federale aveva deciso l’uscita dal nucleare entro il 2034, ma «la chiusura della centrale di Mühleber rischia di accelerare notevolmente l’agenda politica», sottolinea il foglio romando 24heures, e solleva diversi interrogativi sul futuro energetico della Svizzera e sulla necessità di sviluppare energie alternative.

Nei prossimi mesi la BKW dovrà decidere la strada da prendere, ma in ogni caso – sottolinea la Neue Zürcher Zeitung – andrà incontro a perdite significative.

«Che senso ha investire milioni per riparare questa «vecchia signora» in attività da ormai 40 anni, si chiede La Liberté. La centrale fornisce il 5% dell’energia a livello svizzero e rappresenta il 30% della produzione elettrica della BKW. «Questa vecchia signora ha il cuore che batte appena e non sarà facile ripararlo. Ma visto che l’energia rinnovabile rappresenta soltanto una parte trascurabile della sua produzione, non è forse tempo per la società di investire in questo settore?».

Stando alla Tribune de Genève ora s’impone un certo «realismo». «Si dice che il Giappone sia riuscito a sopravvivere dall’oggi al domani senza le sue centrali. È vero, ma la razionalizzazione dell’energia rischia di non piacere a tutti. Vista l’impossibilità di sviluppare energie verdi in pochi mesi, l’acquisto di energia all’estero in tutta fretta avrà un effetto sulle fatture. Più i sacrifici necessari a un’uscita dal nucleare ci toccheranno da vicino e più le buone risoluzioni rischieranno di andare in fumo».

La Svizzera dispone di 5 impianti nucleari: Beznau I (1969), Beznau II (1971), Mühleberg (1972), Gösgen (1978) e Leibstadt (1984).
 
Queste centrali atomiche producono quasi il 40% dell’energia elettrica
consumata a livello nazionale. La parte rimanente proviene quasi esclusivamente da impianti idroelettrici.
 
Le nuove energie rinnovabili(sole, vento, biomassa, ecc.) forniscono soltanto il 5%dell’energia elettrica e meno del 2% dell’energia complessiva consumata in Svizzera.

Il 25 maggio 2011, il governo ha annunciato la rinuncia graduale all’energia nucleare in Svizzera.
 
Secondo le proposte del governo, le cinque centrali  dovrebbero essere  chiuse tra il 2020 e il 2034.

 
Durante la sessione autunnale 2011, questa svolta energetica è stata accettata dal parlamento, che ha voluto comunque mantenere una porta aperta alle nuove tecnologie nucleari.

La centrale nucleare di Mühleberg potrebbe però essere spenta già nel 2013. Il 7 marzo, il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha deciso che la concessione non può essere rinnovata oltre l’anno prossimo.

L’impianto, in attività dal 1972, non offre garanzie di sicurezza sufficienti per rimanere in funzione oltre la scadenza prevista di 40 anni, ritengono i giudici.

Le condizioni del mantello del reattore, la valutazione dei rischi in caso di terremoto e l’assenza di metodi di raffreddamento indipendenti dal fiume Aare impongono una limitazione dell’autorizzazione.

Il TAF ha così annullato una precedente decisione presa dal Dipartimento federale dell’ambiente e dell’energia (DATEC), che aveva attribuito nel 2009 una concessione illimitata al gestore, l’azienda elettrica del canton Berna (BKW).

Per continuare a sfruttare l’impianto, la BKW dovrebbe effettuare importanti investimenti e inoltrare al DATEC una richiesta che presenti nel dettaglio gli interventi previsti.

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