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Nuova disfatta per la cassa malati pubblica

L'idea di una cassa malati pubblica unica non fa breccia tra l'elettorato svizzero: l'iniziativa della sinistra in tal senso è stata seccamente respinta il 28 settembre. Keystone

L’assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie in Svizzera resterà nelle mani di istituti privati: la proposta di affidarla a una cassa pubblica è stata nettamente rifiutata nella votazione odierna.


Con il no di quasi il 62% dei votanti e di 22 cantoni su 26, l’iniziativa popolare “Per una cassa malati pubblica” non ha trovato scampo tra l’elettorato elvetico. Solo in quattro cantoni francofoni – Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Giura – la proposta della sinistra ha superato l’esame delle urne.

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La bocciatura non è del resto una sorpresa, poiché già nei sondaggi l’iniziativa, che chiedeva di sostituire l’attuale pluralità di casse private con un unico istituto nazionale per gestire l’assicurazione malattie di base, era apparsa condannata.

Pure attesa era la frattura tra i cantoni interamente francofoni e il resto del paese. Meno scontato invece il no del Ticino, dove nei sondaggi i sostenitori della cassa malattia unica e pubblica avevano un leggero vantaggio. Nel cantone italofono, inoltre, l’iniziativa della sinistra aveva anche l’appoggio della Lega dei ticinesi.

Terza sconfitta per la sinistra

L’iniziativa è stata promossa dalla sinistra con il sostegno delle organizzazioni di difesa dei pazienti e dei consumatori, con l’obiettivo di frenare l’incessante lievitazione dei premi, che caratterizza l’assicurazione malattie obbligatoria da quando è stata introdotta, il 1° gennaio 1996.

Secondo i fautori, il cambiamento avrebbe consentito di ridurre notevolmente i costi amministrativi e di eliminare completamente quelli di marketing e di pubblicità, così come quelli legati ai cambiamenti di cassa degli assicurati. Centinaia di milioni di franchi che ogni anno avrebbero potuto essere utilizzati per la prevenzione e la cura delle malattie, sottolineavano i sostenitori della cassa unica pubblica.

I partiti di destra e di centro si sono opposti, argomentando invece che una cassa monopolistica non sarebbe motivata a cercare soluzioni per contenere i costi e dunque i premi. A loro avviso, ciò è possibile solo con una concorrenza tra le casse. Se non vi fosse questa concorrenza, i premi aumenterebbero ancora di più di quanto avviene, affermavano.

E la maggioranza dell’elettorato ha dato ragione agli avversari del cambiamento. La sinistra esce così con le ossa rotte anche al suo terzo tentativo di far passare la Svizzera a un sistema di assicurazione malattie pubblica.

Con le due iniziative precedenti, nel 2003 e nel 2007, la sinistra avrebbe anche voluto introdurre il principio dei premi calcolati in base alla capacità economica degli assicurati. Rinunciare a questa condizione non è però bastato a convincere la maggioranza dell’elettorato, che sembra invece fermamente attaccata allo status quo.

Dominio pubblicitario degli oppositori

Si è giocata anche in termini di annunci pubblicitari sulla stampa la lotta tra sostenitori e oppositori all’iniziativa “Per una cassa malati pubblica”. Questi ultimi hanno piazzato dieci volte più inserzioni che i fautori.

Secondo un’analisi del progetto “Année politique suisse” (APS) dell’università di Berna, sulle 616 inserzioni pubblicate, 560 erano degli oppositori e solo 56 dei fautori.

(Fonte: Ats)

I socialisti non si arrendono

Ciò nonostante, secondo la deputata socialista Jacqueline Fehr, l’idea di una cassa malattia unica non è definitivamente sepolta. La si potrebbe accantonare del tutto solamente se “i vincitori mantenessero le loro promesse”. Le assicurazioni dovranno ad esempio smetterla di andare a caccia di clienti sani, ha dichiarato all’agenzia stampa Ats.

D’altra parte, in una votazione caratterizzata da un fossato tra francofoni e tedescofoni, per il “ministro” della sanità vodese Pierre-Yves Maillard, i voti favorevoli provenienti dai cantoni romandi “non possono essere ignorati”: “Siamo in una regione della Svizzera che manifesta la sua sfiducia nei confronti del sistema. Questo ci dà legittimità per cercare strade che permettano di regolare l’annoso problema dell’aumento dei premi”, ha dichiarato alla radiotelevisione svizzera di lingua francese.

Il socialista ha tuttavia ammesso che l’idea di creare delle casse pubbliche cantonali non avrebbe grandi probabilità di successo, perché occorrerebbe comunque una modifica della legge federale. Per questo si dovrebbe dapprima “porre termine al lobbismo osceno che regna in parlamento”, ha affermato Maillard.

In un comunicato, il Partito socialista svizzero precisa che considera “come un incoraggiamento a puntare l’indice sulle casse”, il fatto che quattro votanti su dieci si siano espressi per un “cambiamento fondamentale del sistema di assicurazione malattie”.

Per i vincitori, un’idea definitivamente sepolta

Di tenore ovviamente opposte le reazioni dei vincitori. Secondo il parlamentare democentrista Guy Parmelin, rilanciare una proposta simile a livello di cantoni latini sarebbe un “rifiuto della democrazia”. Certo, il sistema elvetico deve evolvere in modo da limitare l’esplosione dei costi, ma non è necessario buttare al vento tutti i lati positivi, ha dichiarato il vodese all’Ats.

Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore liberale radicale Felix Gutzwiller, per il quale il voto odierno ha dimostrato chiaramente come la pensa il popolo: “bisogna partire dal presupposto che, dopo il terzo ‘no’ dei cittadini, l’idea di una cassa malattia pubblica sia definitivamente archiviata”, ha detto all’Ats.

Secondo il senatore popolare democratico Urs Schwaller, con il risultato odierno gli svizzeri hanno mostrato il loro attaccamento alla libera scelta in materia di sanità, ma anche i loro timori di fronte ad una statalizzazione del sistema. Adesso è ora di smetterla con le discussioni e di passare all’azione, vale a dire occuparsi dei costi che spingono i premi al rialzo, ha detto il friburghese all’Ats.

Questo è il problema che occorre affrontare anche secondo l’organizzazione ombrello delle casse malattia Santésuisse – chiaramente esultante per il risultato, che interpreta come la dimostrazione della soddisfazione della popolazione verso gli assicuratori. Per la direttrice di Santésuisse Verena Nold, è importante che vengano autorizzati solo cure e medicinali convenienti, efficaci e appropriati. Inoltre bisogna sviluppare indicatori per la qualità delle prestazioni che vanno resi accessibili alla popolazione, ha detto all’Ats.

Avanti con le riforme

Vincitore della votazione odierna è anche il governo svizzero che raccomandava di respingere l’iniziativa. Esprimendo soddisfazione, il ministro della sanità Alain Berset ha interpretato il risultato come la conferma del sostegno della popolazione alla sua politica di riforme. Il socialista – che opponendosi all’iniziativa si è ritrovato in contrasto con il proprio partito – non ha però mancato di lanciare anche un monito agli assicuratori, sottolineando che occorre vigilare affinché la concorrenza si focalizzi sulla qualità e sull’innovazione, non sulla caccia ai buoni rischi, ossia agli assicurati giovani e in buona salute. È inoltre necessario separare chiaramente assicurazione di base e complementari

Il ministro ha ricordato che in materia di sorveglianza ora Berna dispone di un nuovo strumento: la nuova Legge sulla vigilanza sull’assicurazione malattie, varata venerdì dal parlamento. Benché il legislativo abbia attenuato diverse disposizioni, secondo Berset si tratta di un importante passo in avanti.

E il prossimo passo in materia di riforme nel settore sanitario deve essere il coordinamento delle cure, cosa che comporterebbe una riduzione dei costi e un miglioramento della qualità, ha osservato il ministro.

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