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Miliardari un po’ meno ricchi nel 2015, lo dice studio UBS e PwC

Il patrimonio medio di ciascun "Paperone" è sceso da 4,0 miliardi a 3,7 miliardi di dollari (foto simbolica d'archivio). Keystone/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo anni di crescita il patrimonio complessivo dei miliardari del pianeta è risultato in calo nel 2015, scendendo rispetto al 2014 di 300 miliardi a 5100 miliardi di dollari. Lo rivela uno studio presentato oggi UBS e dalla società di consulenza PwC.

Il 2015 ha segnato una battuta d’arresto nel processo di creazione di ricchezza dei super-ricchi, spiega il rapporto periodico “Billionaires Report”, quest’anno intitolato “Are billionaires feeling the pressure?” (Miliardari sotto pressione?).

Le cause principali di questa dinamica sono da ricercare nel trasferimento di attivi all’interno delle famiglie, nel calo dei prezzi delle materie prime e nell’apprezzamento del dollaro statunitense.

Il patrimonio medio di ciascun “Paperone” è sceso da 4,0 miliardi a 3,7 miliardi di dollari. Indicazione interessante: nell’anno in rassegna negli Usa il numero degli affiliati al club è salito solo di 5 unità, mentre l’Asia ha annoverato un nuovo miliardario ogni tre giorni, con oltre la metà dei 113 nuovi super-ricchi provenienti dalla Cina.

Secondo lo studio si sta per assistere al trasferimento di ricchezza di maggiori dimensioni nella storia dell’umanità: nell’arco di appena 20 anni, circa 460 miliardari lasceranno ai propri eredi patrimoni per 2100 miliardi, un importo pari al prodotto interno lordo dell’India. Per la maggior parte delle giovani economie asiatiche, dove più dell’85% dei super-ricchi è di prima generazione, si tratterà della prima trasmissione di ricchezza miliardaria in assoluto.

Se l’Asia si distingue per la crescita, l’Europa si mette in luce per la capacità di conservare: il vecchio continente vanta infatti la più alta concentrazione di miliardari multigenerazionali (182, pari al 54%), che hanno anche dimostrato di saper tutelare al meglio la propria ricchezza. Il dato è invece pari a 175 negli Stati Uniti (33%) e 76 nella regione asiatica (15%).

Stando al rapporto di UBS e PwC, l’anno scorso i miliardari – censiti sui principali mercati – erano 1397; 210 patrimoni sono saliti sopra la soglia dei mille milioni e 160 sono invece scesi al di sotto, con un aumento netto della popolazione degli ultra-agiati di 50 persone. Tuttavia la ricchezza è complessivamente diminuita: “è però ancora troppo presto per stabilire se l’andamento rappresenti solo una battuta d’arresto temporanea dell’età dorata o qualcosa di più serio”, affermano gli esperti.

Dove si sale si può peraltro anche scendere: nel 90% dei casi di patrimoni finiti sotto la soglia dei nove zeri dopo il 1995 il motivo è dovuto al fatto che i beni non sono stati preservati oltre la prima o la seconda generazione. Per evitare di fare la stessa fine – in un’epoca di difficoltà economiche e imminenti trasferimenti di ricchezza – i nuovi miliardari devono prendere a esempio le vecchie generazioni abbienti d’Europa, affermano gli autori dello studio.

La Germania e la Svizzera, in particolare, sono i Paesi con la più alta percentuale di “vecchia” ricchezza. I miliardari asiatici orientati alla famiglia potrebbero adattare alle proprie necessità il modello europeo di conservazione della ricchezza.

Ma come mai i super-ricchi svizzeri riescono a preservare meglio di altri la loro sostanza e a passarla agli eredi? Grazie alla valuta stabile, all’elevato livello di formazione, a una imposta di successione relativamente bassa e all’abitudine alla previdenza, ha spiegato all’ats un portavoce di UBS.

Nella Confederazione vi sono 33 miliardari, che complessivamente controllano 93,5 miliardi, ha indicato l’addetto stampa. Venti di loro sono diventati super-ricchi ereditando.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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