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Aiuto al suicidio: fanno causa a Exit contro decisione fratello

Due fratelli si oppongono alla domanda di suicidio assistito inoltrata dal fratello maggiore a Ginevra (foto simbolica d'archivio). Keystone/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) Due fratelli si oppongono alla domanda di suicidio assistito inoltrata dal fratello maggiore a Ginevra. Il caso sarà trattato in un’udienza al Palazzo di Giustizia il prossimo 24 ottobre.

L’appuntamento dell’ottantenne con l’associazione Exit era previsto per il 18 di questo mese.

Numerose famiglie non accettano la volontà di loro parenti che scelgono il suicidio assistito, ma la maggior parte delle volte si riesce a trovare un accordo, indica Pierre Beck, vicepresidente di Exit Svizzera romanda.

È la prima volta che in Romandia si va fino in tribunale, aggiunge, confermando un’informazione diffusa dalla “Tribune de Genève” e “24 Heures”. I due querelanti giudicano che loro fratello non è abbastanza malato per giustificare un tale gesto.

“Exit non rispetta la legge”

L’uomo non è certo in fin di vita, ammette Beck. Ma ha espresso, in piena coscienza di causa, il desiderio di mettere fine ai suoi giorni, invocando numerosi mali legati all’età e alla morte di sua moglie. La richiesta a Exit è accompagnata da un certificato del suo medico curante.

Per François Membrez, rappresentante dei due fratelli, Exit viola il diritto. La legge vieta chiaramente l’assistenza al suicidio fuori da condizioni molto severe, come soffrire di una malattia incurabile, invalidante o di forti dolori. “L’associazione dichiara di rispettare la legge, ma non è così”, afferma l’avvocato.

Una riunione di famiglia tenutasi ieri non è riuscita ad appianare i dissensi. Il principale interessato sarà citato come testimone nel processo.

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