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Una “prima” in Europa per ripulire Bonfol

Sei anni e 350 milioni di franchi per bonificare la discarica di Bonfol www.bci-info.ch

Partiti da poche settimane i grandi lavori di bonifica della discarica dell'industria chimica basilese, grazie a una tecnologia unica in Europa.

Dopo anni di polemiche, infine, si agisce. Da metà maggio, da quando il canton Giura ha dato la sua autorizzazione, le ruspe sono arrivate a Bonfol ed è entrato nel vivo il cantiere per costruire un’infrastruttura avveniristica che bonificherà la grande discarica.

Un’infrastruttura che, una volta completata, sarà un unicum in tutta Europa, frutto di un progetto a cui l’industria farmaceutica basilese sta lavorando da sette anni. Costo totale 350 milioni di franchi, coperti da Novartis e dalle altre aziende del consorzio “BCI”, richiamate alle loro responsabilità dopo le grandi contestazioni ecologiste.

Proteggere l’ambiente e gli operai

Alla realizzazione del progetto collaborano ora ditte svizzere e tedesche, che scaveranno, separeranno, metteranno su rotaia e infine bruceranno in inceneritori tedeschi specializzati 114’000 tonnellate di rifiuti tossici, depositati qui dalla chimica basilese tra il 1961 e il 1974, in una vecchia cava d’argilla erroneamente creduta impermeabile.

“Il primo problema che hanno dovuto fronteggiare gli ingegneri” – spiega il responsabile dei lavori Michael Fischer, direttore del consorzio “BCI” – “era quello di non inquinare l’ambiente circostante col pulviscolo tossico che si libererà rimuovendo i fusti ammucchiati sottoterra e ormai arrugginiti”.

Sotto la pressione di verdi e Greenpeace, si è quindi deciso di costruire sopra la discarica un gigantesco capannone che isolerà completamente l’area degli scavi con filtri anche per depurare l’aria prima di reimmetterla all’esterno. Il capannone coprirà in realtà solo una parte della discarica: il sistema è pensato infatti per bonificare all’inizio la prima metà del sito, poi verrà fatto scivolare su rulli per coprire l’altra metà e terminare il lavoro.

Un altro problema da affrontare era la riduzione al minimo della presenza umana nel grande hangar: a questo scopo si è studiato un sistema all’avanguardia di benne “mordenti” automatizzate, che scorreranno su e giù lungo binari appesi al soffitto del capannone, per scavare tra i rifiuti, afferrarli e caricarli su appositi carrelli. Gli operai si limiteranno ad azionare le benne da locali esterni computerizzati, sul modello di quanto già oggi avviene nei normali inceneritori per rifiuti domestici.

Destinazione Germania

Dai carrelli i rifiuti verranno poi trasferiti automaticamente in un bunker accanto alla discarica, dove si svolgerà un’altra fase potenzialmente pericolosa, la divisione degli elementi raccolti in base alle dimensioni, e il carico su speciali vagoni ferroviari. Quando le varie sostanze tossiche verranno rimescolate, potrebbero infatti verificarsi reazioni chimiche impreviste, persino incendi o esplosioni.

“Qui – continua Fischer – la presenza di operai specializzati sarà indispensabile per prelevare campioni di rifiuti e sorvegliare le operazioni, ma si cercherà di ridurre al minimo la loro permanenza nel bunker, e in ogni caso saranno protetti da uno speciale equipaggiamento, a prova di qualsiasi rischio”.

Veri e propri scafandri – in pratica – che gli addetti indosseranno in appositi locali-guardaroba e che andranno tolti, puliti e cambiati a ogni uscita dai settori a rischio, anche se solo per pochi minuti.

Una volta preparati e caricati su rotaia, i rifiuti tossici verranno infine portati in inceneritori specializzati in Germania e qui smaltiti senza danno per l’ambiente dalla ditta tedesca HIM.

Bonfol, un volto nuovo dal 2014

Per quanto riguarda la tabella di marcia, ora che i lavori sono cominciati ci vorranno due anni per costruire il capannone sopra la discarica, insieme agli edifici connessi, e altri quattro – dal 2010 al 2014 – per svuotare definitivamente il sito di tutti i rifiuti.

“L’industria chimica basilese -conclude Fischer- ha pianificato fin nei minimi dettagli il progetto di bonifica, ci sono voluti sette anni ma ora siamo pronti. C’è un piano molto solido che ci permette di garantire il massimo livello di sicurezza per la popolazione”

E in paese, a Bonfol, gli abitanti non sembrano particolarmente preoccupati: l’impressione è che ormai abbiano imparato a convivere con la discarica e i suoi problemi, e che lo smantellamento sia anzi ben accetto, anche se comporterà altri anni di lavori.

Greenpeace, da parte sua, riconosce che – anche in seguito alle sue proteste – sono state introdotte tutte le precauzioni necessarie per garantire la massima sicurezza possibile. In ogni caso, l’organizzazione ecologista resta vigile.

“Tutto il procedimento nei prossimi anni dovrà essere gestito in maniera adeguata e trasparente”, sottolinea Matthias Wüthrich, rappresentante di Greenpeace. “Non si sa ancora di preciso, infatti, quali sostanze si troveranno rovistando nella discarica: non sono escluse sorprese, bisogna dunque seguire la bonifica con la massima attenzione”.

swissinfo, Alessandra Zumthor, Bonfol

Nella seconda metà del secolo scorso, in tutta la Svizzera sono state depositate o sotterrate sostanze nocive per l’uomo e l’ambiente.

Sono circa 50’000 i siti inquinati da discariche private, comunali o aziendali, residui di incidenti o esercitazioni militari. Di questi, almeno 3’000 dovranno essere risanati nei prossimi anni.

L’ordinanza sui siti contaminati, in vigore dal 1° ottobre 1998, pone le basi legali per la gestione e il risanamento in tutti i cantoni dei siti contaminati.

Le discariche chimiche di Bonfol (Giura) e Kölliken (Argovia) sono diventate un vero e proprio simbolo dell’irresponsabilità e i primi esempi di un’operazione di risanamento che costerà miliardi di franchi.

A Kölliken, i lavori di scavo sono iniziati nell’autunno 2007 per rimuovere e smaltire le 350’000 tonnellate di rifiuti pericolosi depositati a cavallo tra gli anni settanta e ottanta.

L’attività è stata tuttavia sospesa provvisoriamente nel mese di luglio del 2008 per ideare un nuovo piano di sicurezza in grado di proteggere al meglio gli operai.

Nell’area si sono infatti sviluppati tre incendi, l’ultimo dei quali lo scorso 26 giugno.

La conclusione dei lavori è prevista entro il 2013, mentre due anni più tardi dovrebbe terminare la fase di rinaturazione.

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