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La libertà di stile dei registi svizzeri in scena a Cannes

Reuters/Eric Gaillard

Appuntamento prediletto dei cinefili, la "Quinzaine des réalisateurs" propone quest'anno due film svizzeri in cartellone. Assai diverse tra loro, queste pellicole testimoniano la grande libertà del cinema svizzero. Parola di direttore artistico.

Con la presenza di Nicolas Wadimoff e Basil da Cunha, la 65esima edizione del festival di Cannes dà spazio per il terzo anno consecutivo a registi svizzeri, nel quadro della “Quinzaine des réalisateurs”. Particolarmente popolare, questa sezione ha per missione di scovare i nuovi talenti e mettere in valore i film dei cineasti già affermati.

Nel 2010 l’onore è spettato a Jean-Stéphan Bron, con l’ormai celebre Cleveland contre Wall Street, mentre l’anno seguente è stato il turno del giovane Basil da Cunha, con il cortometraggio Nuvem (Il pesce luna).

Il regista svizzero d’origini portoghesi torna sulla Croisette per il secondo anno consecutivo con il cortometraggio Os vivos tambem choram (Anche gli esseri viventi piangono).

È accompagnato dal ginevrino Nicolas Wadimoff, 48 anni, considerato uno dei pesi massimi del cinema svizzero contemporaneo. Autore tra l’altro di Clandestins (Clandestini) e Aisheen (Sill Alive in Gaza) – più volte ricompensato nei festival internazionali – Nicolas Wadimoff presenta in prima mondiale il lungometraggio Opération libertad (Operazione libertà).

Un cinema personalizzato

Alcuni potrebbero essere sorpresi da questa assidua partecipazione del cinema svizzero al festival di Cannes. Ma il direttore artistico della “Quinzaine des réalisateurs”, Edouard Waintrop, rettifica. «È una scelta giustificata» e un segno della buona salute del cinema elvetico, «uno dei più personalizzati d’Europa».

Ex direttore del Festival internazionale del film di Friburgo (FIFF), ed ex critico del quotidiano Libération, Edouard Waintrop dirige attualmente i Cinémas du Gütli a Ginevra. Di origine francese, è un conoscitore attento del panorama cinematografico elvetico.

«Tanner è prima di tutto Tanner. Goretta è Goretta. Impossibile dunque rinchiuderli in una categoria. Fa parte della loro grande libertà di stile. E lo stesso vale per Nicolas Wadimoff che tra l’altro mi fa pensare ad Alain Tanner per la sua insolenza. Questo particolare non sfugge ai responsabili della selezione del festival, sensibili al cinema svizzero-francese, forse di più che a quello svizzero-tedesco».

Wadimoff proviene da un cinema più politico. E la politica impregna la maggior parte dei suoi film. È il caso anche di Opération Libertad, frutto di numerose ricerche sui gruppi rivoluzionari che militavano in Svizzera  negli anni Settanta. Nicolas Wadimoff e Jacob Berger, co-sceneggiatore, sono andati ad incontrali a più riprese.

La storia si svolge a Zurigo. Nel 1978, degli attivisti ginevrini attaccano una grande banca per impossessarsi del denaro versato da un agente della dittatura paraguaiana. L’intervento viene filmato nella sua integralità. Trent’anni più tardi queste videocassette tornano alla luce…

L’arte dell’equilibrismo elvetico

«Il nostro obiettivo, sottolinea Nicolas Wadimoff, non è quello di parlare del sistema finanziario svizzero di quegli anni, ma dell’azione diretta e dell’impegno politico. Negli anni Settanta, alcuni attivisti svizzeri erano in contatto con la RAF (Rote Armee Fraktion) in Germania e con le Brigate rosse in Italia. Il film racconta la storia di questi gruppi. Si interroga sulle loro motivazioni, le loro pulsioni, il loro slancio. La banca non è che una tela di fondo. L’essenziale sta in questa domanda: c’è un prezzo da pagare quando si diventa militanti rivoluzionari? Risponderei di sì, forzatamente. L’unico mio auspicio è che questo film riesca a suscitare un dibattito».

Ciononostante, Opération Libertad non è un film manifesto, insiste il regista. «Se parlo indirettamente della Svizzera, è anche per sottolineare la sua capacità di gestire con brio tutti gli scandali e di uscirne indenne. È ciò che chiamo “l’arte dell’equilibrismo”».

 

Sedotto, il direttore artistico Edouard Waintrop ammette: Wadimoff spinge la caricatura all’estremo. Se in questo film la Svizzera è all’avanguardia nella gestione di una crisi, è perché il suo sistema di sicurezza funziona sulla base del silenzio. La banca non ha interesse a dire che è stata derubata da un gruppo di attivisti. Questi si ritrovano dunque confrontati con un sistema molto più sofisticato del loro».

Dalla politica al sogno

Svolta di 180° con Basil da Cunha, i cui film prendono spunto dal genere fantastico. Os vivos tambem choram racconta la storia di Zé, uno scaricatore di porto di 50 anni che sogna di sfuggire alla sua esistenza miserabile e al suo lavoro per partire in Svezia con i suoi risparmi.

 

Basil da Cunha intreccia con finezza realtà e immaginazione. «Fugge nei sogni, ma resta ancorato al concreto. È il suo lato magico, unico nel suo genere», commenta Edouard Waintrop, che considera il giovane da Cunha come uno dei talenti più promettenti del momento.

«Anche se è cresciuto in Svizzera, la sua ispirazione resta portoghese, aperta sul mondo. E tanto meglio così. La sua presenza alla “Quinzaine”, a fianco di Nicolas Wadimoff, marca la diversità di un cinema svizzero che moltiplica gli stili ma mantiene una grande coerenza all’interno di ciascuno di essi».

La 65esima edizione del festival si svolge dal 16 al 27 maggio2012.

Dal 1946, diverse opere di registi svizzeri o coproduzioni elvetiche sono state presentate a Cannes.

Tra i film premiati figurano:

L’ultima speranza, di Leopold Lindtberg, Grand prix du festival du film, 1946

In wechselndem Gefälle (Sounding the Surface), di Alexandre J. Seiler, Palma d’oro nella sezione cortometraggi, 1963

Gli anni luce, di Alain Tanner, Grand prix du festival du film, 1981

L’invito, di Claude Goretta, Premio speciale della giuria, 1973

La merlettaia, di Claude Goretta, Premio della giuria ecumenica, 1977

Negli ultimi cinque anni si sono distinti in particolar modo:

Le Créneau(Parallel Parking), di Frédéric Mermoud, 2007

Home, di Ursula Meier, 2008

Film Socialisme, di Jean-Luc Godard, 2010

Cleveland contre Wall Street, di Jean-Stéphane Bron, 2010

Nato nel 1964 a Ginevra, tra il 1992 e il 1996 lavora come regista presso la radiotelevisione svizzera di lingua francese (RTS). Gira diversi documentari in Libia, Algeria, Palestina, Israele, Yemen e Ruanda.

È membro fondatore della società di produzione Caravane, che co-dirige tra il 1997 e il 2002.

Nel 2002 crea una nuova struttura, la Akka films, che produce documentari e lungometraggi di finzione.

Ha realizzato e prodotto:

Clandestins, lungometraggio, 1997 (Premio Don Quijote al Festival del film di Locarno)

 –  Still Alive in Gaza, lungometraggio,2010 (Premio della giuria ecumenica al Festival di Berlino)

–  Operation Liberdad, lungometraggio, 2012

Nato il 9 luglio 1985, segue attualmente una formazione all’alta scuola di arte e design di Ginevra, sezione cinema.

Ha realizzato diversi cortometraggi autoprodotti, prima di entrare a far parte dell’Associazione Thera production.

Il suo precedente film A côté è stato nominato al Premio del cinema svizzero 2010.

 

Nel 2008 ha firmato il cortometraggio La loi du Talion e nel 2011 Nuvem-Le Poisson Lune.

(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

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