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A Zurigo con la «voglia di una buona politica»

Alcuni dei 'fabbricanti' zurighesi in occasione della Giornata degli zurighesi swissinfo.ch

Per gli italiani che vivono all’estero, partecipare alla vita politica in patria non è sempre facile. Da qualche mese, un gruppo di giovani residenti a Zurigo, che si riconosce nelle idee di Nichi Vendola, ci sta provando, dando vita a una Fabbrica di Nichi.

«La rabbia! La rabbia per tutto ciò che è stato creato in Italia nell’ultimo ventennio». L’idea di costruire una ‘sezione’ zurighese delle cosiddette Fabbriche di Nichi è nata così, riassume Massimo Bello, che incontriamo assieme ad altri giovani ‘fabbricanti’ – come si chiamano un po’ scherzosamente tra di loro – in occasione della prima «Giornata degli zurighesi», organizzata a metà giugno da diverse associazioni italiane e di emigranti.

In Svizzera da ormai più di 20 anni e di professione fotografo, Massimo Bello ne aveva abbastanza di essere un semplice «consumatore di una realtà». Questo bisogno di partecipazione prende forma alla fine del 2010, quando «dopo aver passato mesi a lamentarsi» decide con alcuni amici di istituire una Fabbrica di Nichi a Zurigo. «Il gruppo è nato nel momento in cui credevamo ci si stesse dirigendo verso elezioni anticipate», precisa.

1970: 526’579

1980: 421’542

1990: 379’734

2000: 321’639

2009: 289’111

Alla fine del 2009, gli italiani erano ancora la comunità straniera più importante in Svizzera, con una percentuale del 17,2%. Al secondo posto figurano i cittadini tedeschi (250’471 persone, 14,9%) e al terzo i portoghesi (205’255, 12,2%).

Il numero di italiani è costantemente diminuito dal 1974 (allora erano 559’184), principalmente per i rientri in patria e le naturalizzazioni.

Vendola? Un vento di cambiamento

Il gruppo, aperto a tutti, si riunisce ogni lunedì in un locale nel Kreis 5, il quartiere multiculturale per eccellenza di Zurigo, «per incontrarsi e condividere idee, esperienze, progetti», nell’intento di dare «una risposta alla voglia di buona politica», come recita il sito fabbrica.nichivendola.it. Una risposta che per i ‘fabbricanti’ zurighesi passa anche dall’organizzazione di iniziative a carattere culturale e politico, come la proiezione di film o dei dibattiti. In pochi mesi, ad esempio, il gruppo è riuscito a portare a Zurigo Lorella Zanardo, autrice del documentario Il corpo delle donne, e l’astrofisico Umberto Guidoni.

Ma perché avvicinarsi proprio a Nichi Vendola? «Era l’unica persona che ci dava un po’ di fiducia», sottolinea Massimo Bello. Per Guido Maggio, consulente assicurativo indipendente di 32 anni e da quattro in Svizzera, il presidente di Sinistra Ecologia Libertà (SEL) «rappresenta un vento di cambiamento e non è una semplice alternativa a Berlusconi». «È carismatico, riesce a parlare a un ampio ventaglio di gente», gli fa eco Steve Della Mora.

Ad aver sedotto i ‘fabbricanti’ zurighesi non è però tanto il personaggio: «Non sono le persone che devono essere nuove, bensì le idee, ed è per questo che Vendola ci piace», aggiunge Steve Della Mora.

Giovani e da poco in Svizzera

A far parte del gruppo sono soprattutto giovani immigrati di recente, spesso giunti in Svizzera per proseguire il loro percorso accademico, come appunto Steve Della Mora, 27 anni, dottorando in geofisica al Politecnico federale di Zurigo. Questa comunità di giovani universitari negli ultimi anni ha continuato a crescere. Basti pensare che la percentuale di stranieri tra il personale delle Alte scuole universitarie svizzere è passata da poco più del 26% nel 1995 a quasi il 40% nel 2010, mentre il numero di studenti è raddoppiato (da 17’000 a oltre 35’000).

«La nostra unica speranza era di attirare italiani qui da poco tempo; ho cercato di portare alle nostre riunioni persone che vivono qui da molti anni ma non ci sono mai riuscito; per molti immigrati di lungo corso, l’Italia è ormai diventata una specie di matrigna», osserva Massimo Bello, ricordando anche lo scarso tasso di partecipazione degli italiani in Svizzera ai recenti referendum.

Convinti della forza delle loro idee, i ‘fabbricanti’ non si danno però per vinti: «Il nostro obiettivo è comunque di allargare il movimento, cercando di coinvolgere le realtà locali», precisa Steve Della Mora.

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Ritornare in Italia?

«Nel mondo accademico vi è un grande malcontento e l’Italia deve far fronte a un’emigrazione molto qualificata e nello stesso tempo non riesce ad attirare cervelli», osserva Costanza Toninelli, 31 anni, ricercatrice in fisica. La giovane donna ha trovato in Svizzera infrastrutture e servizi «eccezionali», che non sono riservate come in Italia solo a «poche punte di diamante».

Costanza Toninelli si appresta però a ritornare in Italia, assunta proprio in una di queste «punte di diamante», il Laboratorio europeo di spettroscopie non lineari di Firenze. La scelta non è stata facile. «Avevo un’offerta anche per Berlino», precisa. I risultati dei recenti referendum l’hanno forse aiutata a compiere il passo. «Torno con la speranza che forse qualcosa sta cambiando», dice.

Un passo al quale prima o poi sono confrontati tutti questi giovani: «Ci penserei un bel po’, ma alla fine penso che finirei per accettare, anche perché mi sento un po’ in colpa di non essere in Italia. Del resto se non me ne importasse più nulla del mio paese, non parteciperei neppure a un gruppo come il nostro», afferma Steve Della Mora. Del resto – gli fa eco Bernardo Maestrini, 27 anni, dottorando in geografia – impegnarsi politicamente vivendo in Svizzera è positivo, «ma ha comunque più senso farlo abitando nel proprio paese».

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