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Posti di lavoro minacciati dal freno all’immigrazione

Il presidente di Economiesuisse Heinz Karrer (a sinistra) mentre attende domenica i risultati del voto, in compagnia del senatore popolare democratico Urs Schwaller Keystone

Decine di migliaia di posti di lavoro potrebbero andare persi in seguito all’approvazione dell’iniziativa popolare che pone un limite all’afflusso di manodopera dall’UE. Sia i sindacati che le organizzazioni padronali si preoccupano per le possibili conseguenze del voto.

Secondo un’analisi pubblicata lunedì dal Credit Suisse, il voto di domenica genera delle insicurezze sul futuro dell’economia svizzera, che rischiano di frenare gli investimenti e compromettere la creazione di nuovi posti di lavoro. A detta degli esperti della banca, la crescita dell’occupazione potrebbe dimezzarsi nei prossimi tre anni, il che significa 80’000 nuovi impieghi in meno.

Il governo svizzero dispone ora di un termine massimo di tre anni per attuare le misure destinate a concretizzare il freno all’immigrazione, deciso dal popolo. La natura e la portata di queste misure sono attualmente sconosciute. Un fatto questo non apprezzato dalle aziende, che non amano effettuare investimenti quando le condizioni quadro rimangono incerte.

“Le aziende che intendono espandere le loro attività o lanciare nuovi prodotti in Svizzera dovranno riconsiderare i loro progetti e, eventualmente, ritardarli o concretizzarli all’estero”, prevede Oliver Adler, responsabile delle ricerche economiche presso il Credit Suisse.

Manodopera totale: 4.850.000 persone

Cittadini svizzeri: 3.410.000

Stranieri : 1.440.000

(fonte: Ufficio federale di statistica, 3° trimestre 2013)

Strumento sbagliato

Anche l’Unione sindacale svizzera (USS) si è detta preoccupata per le possibili “conseguenze disastrose” del freno all’immigrazione per l’industria svizzera d’esportazione e per le eventuali misure di ritorsione da parte dell’UE. “Decine di migliaia di posti di lavoro sono minacciati”, ritiene la federazione sindacale, ricordando che l’ UE è il principale partner economico della Svizzera e che ha assorbito nel 2012 il 56 % delle esportazioni elvetiche.

“Sono ora a rischio importanti accordi bilaterali che permettono alle aziende svizzere di lavorare e vendere i loro prodotti in ogni paese membro dell’UE”, osserva Daniel Lampart, segretario generale dell’USS. “Senza questi accordi, le imprese svizzere dovrebbero chiedere l’autorizzazione in ogni paese per vendere i loro prodotti”.

A detta dell’USS, questa iniziativa non rappresenta lo strumento giusto per combattere l’afflusso massiccio di manodopera a buon mercato dai paesi dell’UE, che sta spingendo verso il basso i salari. Per fare questo, occorrerebbe invece applicare in modo più efficace le misure di accompagnamento previste per lottare contro gli effetti nefasti della libera circolazione delle persone, quali il dumping salariale.

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“Allarmismo”

Per l’Unione democratica di centro (UDC), il partito di destra che ha lanciato l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, si tratta solo di scenari “allarmistici”, presentati da persone che hanno perso il contatto con la popolazione.

“Mi ricordano le argomentazioni avanzate nel 1992, quando il popolo aveva respinto il progetto di adesione allo Spazio economico europeo”, dichiara Hans Kaufmann, deputato e specialista di questioni economiche dell’UDC. Da allora, invece, le relazioni economiche con l’UE si sono continuamente rafforzate, sottolinea Kaufmann.

“L’UE stessa sarebbe penalizzata, se dovesse disdire degli altri accordi bilaterali in seguito al voto sul freno all’immigrazione”, ritiene il deputato dell’UDC. In particolare, l’accordo sui trasporti aerei che autorizza le compagnie dei paesi membri dell’UE a trasportare merci sorvolando le Alpi svizzere.

Ricerca di specialisti più difficile

Molti timori concernono però l’impiego di manodopera straniera presso le grandi aziende svizzere. Un quarto della manodopera che lavora nelle 300 banche attive in Svizzera proviene dai paesi dell’UE. Circa il 45% dei dipendenti delle industrie farmaceutiche, chimiche e biotecnologiche hanno nazionalità straniera.

In un comunicato, l’ Associazione svizzera dei banchieri (ASB ) ha espresso la sua preoccupazione per il rischio di “una riduzione del personale qualificato e per le crescenti difficoltà che le banche incontreranno nella ricerca di specialisti”.

Anche Valentin Vogt , presidente dell’Unione padronale svizzera, teme un “prosciugamento” della manodopera qualificata, in caso d’introduzione di contingenti per i lavoratori stranieri. “Chi vuole venire in un paese che prevede di introdurre ben presto dei tetti massimi per l’immigrazione di stranieri?”, ha chiesto Vogt in un articolo pubblicato dalla Neue Zurcher Zeitung. “Molti inoltre dovranno venire da soli e non potranno più portare le loro famiglie. Io non vorrei stabilirmi in Svizzera in simili circostanze”.

Finora la Svizzera ha concluso 16 importanti trattati bilaterali con l’Unione europea (UE), che completano le disposizioni contenute nell’accordo di libero scambio del 1972.

Il trattato sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE è stato firmato nel 1999, insieme ad altri sei accordi.

Questo pacchetto contiene una cosiddetta ‘clausola ghigliottina’, in base alla quale la disdetta di un accordo comporterebbe anche la fine di tutti gli altri.

Sono quindi a rischio importanti trattati che consentono alle aziende svizzere di accedere al grande mercato unico dell’UE.

In particolare gli accordi sull’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio, sulla partecipazione agli appalti pubblici, sul commercio di prodotti derivanti dall’agricoltura e sull’accesso delle compagnie aeree al mercato liberalizzato del trasporto aereo in Europa.

Interpretazione larga

Una visione sostenuta anche dalla Novartis, secondo la quale “il successo delle compagnie svizzere si basa sostanzialmente sulla disponibilità di manodopera qualificata”.

“Ora è fondamentale vedere come sarà applicato il sistema dei contingenti ed evitare il più possibile di compromettere ulteriormente gli accordi bilaterali”, afferma Pascal Brenneisen, responsabile di Novartis Svizzera. “Bisognerà fare di tutto per giungere ad un’interpretazione piuttosto larga dell’iniziativa, che permetta di limitare i danni alla piazza economica svizzera”:

Tra le misure ventilate da Hans Kaufmann vi sarebbe l’istituzione di una sorta di borsa degli impieghi attribuiti a stranieri, che porterebbe le aziende a competere per ottenere una determinata quota di lavoratori provenienti dall’estero. Un’altra opzione potrebbe essere quella di introdurre un sistema a punti, in base al quale potrebbero essere assunti solo stranieri che raggiungono un certo livello di qualificazioni e di esperienza.

Secondo Kaufmann, si dovrebbe inoltre creare un apposito sistema sociale per i lavoratori che rimangono solo per periodi transitori in Svizzera. Ciò consentirebbe di liberare le assicurazioni sociali dal carico degli stranieri disoccupati.

Restaurare la reputazione

L’organizzazione economica Economiesuise spera che qualsiasi misura non aggravi l’onere burocratico. La Svizzera dovrà inoltre riparare il danno d’immagine provocato da questo voto alla sua piazza economica. “Il responso delle urne costituisce un segnale negativo per gli ambienti economici mondiali”, dichiara Rudolf Minsch, capoeconomista presso Economiesuisse. “È assolutamente necessario che la Svizzera protegga la sua immagine e mantenga condizioni quadro favorevoli”:

Ben presto, però, il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi su un’altra proposta che mira a limitare l’immigrazione: l’iniziativa popolare “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali della vita”, in base alla quale la popolazione residente permanente non potrebbe crescere in seguito ad immigrazione di oltre lo 0,2% annuo, nell’arco di tre anni.

Traduzione di Armando Mombelli

Link

Unione sindacale svizzera (in francese)Collegamento esterno

economiesuisseCollegamento esterno

Accordi bilaterali Svizzera-UE sul sito del Dipartimento federale degli affari esteriCollegamento esterno

Unione democratica de centro (in tedesco e francese)Collegamento esterno

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