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Ursina Lardi: “non voglio sapere tutto dei miei personaggi”

Per la sua forte presenza e per la sua autenticità, il Festival di Soletta ha voluto omaggiare l'attrice Ursina Lardi con una retrospettiva. SRF

La noia è la sua peggior nemica, la recitazione il suo pane quotidiano. Grigionese trapiantata a Berlino, Ursina Lardi è uno dei volti femminili più ammalianti del cinema svizzero. A questa attrice poliedrica, sul grande schermo come a teatro, il festival di Soletta ha dedicato una retrospettiva. 

“Una pausa? No! Avanti il prossimo”. Siamo al festival del cinema di Soletta, in un pomeriggio di fine gennaio, e Ursina LardiCollegamento esterno è la star del momento. Le interviste si susseguono e lei saltella da una lingua all’altra con una facilità impressionante. Il tedesco, certo, ma anche l’italiano, il romancio e il francese. La multiculturalità elvetica fatta persona.  

Ursina Lardi non si ferma mai, o quasi. Attrice e mamma, calca le scene dei teatri europei, si sposta da un set all’altro e quando può si rilassa suonando il pianoforte. “Non sono una persona “multitasking”, ci dice, “ma quando faccio qualcosa ho una grande capacità di astrazione e di concentrazione”. Una presenza forte che conquista nella vita reale come sulla scena e che ha spinto le Giornate cinematografiche di Soletta a dedicarle una retrospettiva. 

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Nata nel 1970 a Samedan, un comune romancio del cantone Grigioni, Ursina Lardi è cresciuta a Poschiavo e poi a Coira. La sua passione per la recitazione sboccia da bambina, come un gioco. Scrive delle piccole pièce, le interpreta o dirige gli amici. “Mi divertivo, ma non sognavo ancora di fare l’attrice. In fondo non sapevo nemmeno che potesse essere un mestiere”.

Alle magistrali entra a far parte di un gruppo di teatro con altri giovani del liceo. È lì che riscopre il suo amore per il palcoscenico. Su consiglio dell’allora direttore del teatro di Coira, all’età di 22 anni si iscrive alla scuola di recitazione Ernst Busch Schulz a Berlino. Dai genitori – una madre musicista e un padre avvocato ed ex consigliere di Stato – nessuna obiezione: “Forse non era ciò che sognavano per me, ma il fatto di avere un diploma da maestra in mano li ha rassicurati”. Inizia così la sua avventura nella capitale tedesca, dove risiede tuttora e dove lavora come membro permanente della troupe teatrale della Schaubühne.

È d’altronde al teatro che Ursina Lardi muove i primi passi e si fa conoscere per il suo talento. Nei panni di una 14enne o in quelli di Re Edipo. Una diversità di ruoli nella quale trova la sua “libertà”. Sono le sfide a farla crescere, racconta sorridendo. “Il coraggio è sempre più forte della paura”.

Negli ultimi due anni ha recitato, tra l’altro, nelle opere “Il matrimonio di Maria Braun”Collegamento esterno (tratto dal famoso film di Fassbinder) e “Die kleinen Füchse”Collegamento esterno, entrambe sotto la regia di Thomas Ostermeier, ex compagno di scuola e attuale direttore della Schaubühne.

E tra poco inizierà la tournée di “Mitleid. Die Geschichte des Maschinengewehrs”Collegamento esterno dello scrittore e registra svizzero Milo Rau. Uno spettacolo teatrale sul dramma dei profughi, che vede Ursina Lardi nei panni di un’operatrice umanitaria. È stato Milo Rao ad averla scelta.

Ursina Lardi durante le prove dell’opera “Mitleid. Die Geschichte des Maschinengewehrs” (“Compassione. Storia della mitragliatrice”) Daniel Seiffert, 2016

Curiosa ed esigente con sé stessa, Ursina Lardi si lancia progressivamente anche nel mondo del cinema. ll primo ruolo lo interpreta nel 2001 in “Mein langsames Leben”, di Angela Schanelec. Ma è solo nel 2009 che giunge la consacrazione grazie al film di Michael Haneke “Il nastro bianco”, premiato a Cannes con la Palma d’Oro. Un’esperienza che giudica “stimolante” e che l’ha aiutata a vincere le sue paure davanti al grande schermo.

D’altronde se non ci sono avventure o ostacoli da superare, Ursina Lardi… si annoia. E la noia è la sua “peggior nemica”. Nei suoi ruoli, al cinema come al teatro, cerca l’inaspettato, ciò che non conosce e non capisce. “Non voglio sapere tutto dei miei personaggi, ma lasciare spazio all’improvvisazione”.

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Abituata a muoversi su terreni sconosciuti e insicuri, ha lavorato spesso con registi alle prime armi, come Petra Volpe. Ed è proprio la parte di donna tradita in “Traumland”Collegamento esterno ad averle regalato nel 2014 il premio svizzero del cinema come miglior attrice.

Ursina Lardi ama tutti i personaggi che ha interpretato finora sul grande schermo, ma è in “Unter der Haut”Collegamento esterno (Claudia Lorenz, 2015) che ha trovato la sua “pienezza”. Una volta di più interpreta il ruolo della donna infelice e tradita (il marito ha una relazione con un altro uomo), ma lo fa attraverso diversi registri senza mai dare l’impressione di ripetersi. Una recitazione “autentica”: così l’ha definita la direttrice di Soletta Seraina Rohrer.

La sessualità è al centro di diversi suoi film, non da ultimo “Sag mir nichts” (2016), di Andreas Kleinert, un film con diverse scene spinte che non hanno però messo in imbarazzo la grigionese. Al contrario, è stato per lei un modo di ribadire – se mai fosse ancora necessario – che anche le donne della sua età hanno una sessualità e una sensualità. “Perché i personaggi femminili dopo i 40 devono essere timidi?”.

Luminosa e seducente, Ursina Lardi non si censura e non teme il passare del tempo. “Ho deciso di non pensarci… Il mio lavoro, per ora, è ogni giorno più interessante e spero che continui così!”.

L’orologio batte le tre. Il nostro tempo è scaduto. Un sorso d’acqua, una spazzolata ai capelli e via… Avanti il prossimo!

Ruoli cinematografici (selezione):

  • 2015 “Sag mir nichts”, di Andreas Kleinert
  • 2014 “Unter der Haut”, di Claudia Lorenz
  • 2014 “Akte Grüninger”, di Alain Gsponer
  • 2013 “Traumland”, di Petra Volpe
  • 2013 “Die Frau von früher”, di Andreas Kleinert
  • 2012 “Lore”, di Cate Shortland
  • 2011 “Der Verdingbub”, di Markus Imboden
  • 2010 “Songs Of Love And Hate”, di Katalin Gödrös
  • 2009 “Das weisse Band – Eine deutsche Kindergeschichte”, di Michael Haneke
  • 2001 “Mein langsames Leben”, di Angela Schanelec

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