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Espulsione dei criminali stranieri: la mobilitazione affossa l’iniziativa UDC

È una sonora sconfitta quella incassata oggi dalla destra conservatrice: con il 58,9% dei voti il popolo svizzero ha respinto l’iniziativa “Per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati”. Gli oppositori parlano di una “vittoria dello Stato di diritto” ed evocano la “fine di un’era”, mentre l’UDC avverte che osserverà da vicino l’operato dei giudici. 

L’esterno della prigione dell’aeroporto di Zurigo. Keystone

La forte mobilitazione del mondo politico e della società civile, che negli ultimi mesi hanno moltiplicato gli appelli a votare ‘no’, ha dato i suoi frutti: la proposta dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) di espellere automaticamente gli stranieri che hanno commesso determinati reati è stata respinta dal 58,9% dell’elettorato. La partecipazione si attesta al 63%, il tasso più alto dal 1992 quando la Svizzera aveva respinto l’adesione allo Spazio economico europeo. 

Solo sei cantoni hanno approvato l’iniziativa: Uri, Obvaldo, Nidvaldo, Appenzello Interno, Svitto e Ticino, che ha registrato la più alta proporzione di ‘sì’ (59,4%). Una dato che non stupisce particolarmente: il 9 febbraio 2014 il Ticino aveva già votato compatto a favore di un’altra di iniziativa anti stranieri, facendo pendere l’ago della bilancia a favore di un freno all’immigrazione. Sul fronte opposto si situa invece Basilea Città, regione a forte presenza di stranieri, con il 70,2% di ‘no’. 

La cosiddetta “Iniziativa di attuazione” fa seguito a una prima proposta dell’UDC che chiedeva già l’espulsione degli stranieri criminali. Il testo era stato approvato dal popolo svizzero nel 2010, ma la sua applicazione si era presto rivelata un rompicapo.

Nel 2012, ritenendo che governo e parlamento non intendevano “rispettare la volontà popolare”, l’UDC aveva così depositato una nuova iniziativa, ancor più restrittiva. Una strategia inedita, anche perché con questo testo i promotori volevano iscrivere nella Costituzione federale un lungo elenco di reati. Norme che solitamente figurano in una legge d’applicazione. 

L’espulsione automatica avrebbe colpito tutti gli stranieri, anche coloro che sono nati e cresciuti in Svizzera e che non hanno legami col loro paese d’origine. 

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“Un segno di maturità democratica”

Il popolo ha detto “no” e così facendo ha dimostrato la sua fiducia nei confronti dello Stato di diritto, delle istituzioni, del ruolo del parlamento e dei tribunali, ha dichiarato la ministra di giustizia Simonetta Sommaruga. “Anche in una democrazia diretta nessuno è onnipotente, nemmeno gli elettori. Con questo voto si è voluta rispettare la separazione dei poteri. È un segno di maturità democratica”.

Ma il voto di oggi è anche un “segnale di attaccamento agli stranieri, soprattutto ai ‘secondos’. Sono parte della nostra società ed è così che devono essere considerati”, ha affermato la consigliera federale socialista.

Simonetta Sommaruga ha poi sottolineato la grande mobilitazione, soprattutto tra i giovani, che solitamente non si recano numerosi alle rune. “Questo risultato è il frutto dell’impegno di molti cittadini, e non di campagne milionarie”. 

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Monito agli altri partiti e ai giudici

L’UDC, che si è battuta sola contro tutti, non nasconde la sua delusione e lancia un monito: “Se non ci sarà un inasprimento della prassi delle espulsioni”, il partito non esisterà ad esigere dei correttivi, si legge in un comunicato.

Nel marzo del 2015, dopo un lungo iter parlamentare, le Camere federali hanno approvato una legge d’applicazione per la prima iniziativa UDC, completandola però con una clausola di rigore. In altre parole, i giudici potranno rinunciare all’espulsione nel caso in cui questa dovesse porre il condannato o la sua famiglia in una situazione grave. Una deroga considerata inaccettabile dall’UDC, che avrebbe voluto togliere ogni margine di manovra ai giudici, accusati di buonismo.

“Bisognerà vegliare affinché le eccezioni all’espulsione automatica dei criminali stranieri non diventino la regola”, ha dichiarato il capogruppo UDC Adrian Amstutz. 

Poco abituata a perdere su un’iniziativa anti stranieri, come si spiega l’UDC questa sconfitta? Secondo Albert Rösti – che riprenderà probabilmente le redini del partito – l’obiettivo degli oppositori era “evitare un’altra vittoria dell’UDC”. “Ma indipendentemente dal risultato, la campagna ha permesso di mettere l’accento sulla problematica della sicurezza”. 

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Una vittoria “contro le tendenze totalitarie dell’UDC”

Sul fronte degli oppositori all’iniziativa, la gioia è invece palpabile. Si tratta di una “vittoria storica del popolo di fronte alle tendenze totalitarie dell’UDC”, ha affermato il Partito socialista in un comunicato. Secondo il presidente Christian Levrat, “la società civile si è mobilitata per difendere in modo chiaro lo stato di diritto, la tutela delle minoranze e l’umanità, contro la xenofobia e le tendenze totalitarie dell’UDC”. 

L’UDC si è fatta prendere nella sua stessa trappola, ha affermato dal canto suo il presidente del Partito popolare democratico (PPD), Christophe Darbelley, che si chiede “se questa sconfitta segnerà la fine di un’era”. La partenza del leader dell’UDC Chistoph Blocher (che lascerà la vicepresidenza) “è davvero una coincidenza?”.

Il presidente del Partito liberale radicale sottolinea il ruolo svolto dalla forte mobilitazione popolare, che ha visto la partecipazione anche degli ambienti economici, “solitamente in disparte”.

Economia e ONG soddisfatte

Tra gli ambienti economici, il risultato odierno è accolto con un certo sollievo. Un paese ha bisogno di stabilità e sicurezza giuridica per poter attirare le imprese, ha dichiarato la direttrice di economiesuisse Monika Rühl. Un “sì” avrebbe significato maggior incertezza e “abbiamo già abbastanza da fare con l’applicazione dell’iniziativa ‘Contro l’immigrazione di massa’”, che prevede di porre un freno all’immigrazione contravvenendo così al principio della libera circolazione delle persone. 

Soddisfazione anche da parte di sindacati e ONG. “Il popolo ha dato l’altolà all’UDC, ponendo limiti a una politica inumana”, ha reagito l’Unione sindacale svizzera (USS). “La maggioranza non accetta che il più grande partito della Svizzera calpesti le fondamenta del paese, attaccando i diritti umani e alimentando la xenofobia”.

Anche Amnesty International parla di una vittoria a favore dei diritti umani, mentre Flavia Kleiner, esponente di punta del comitato di ONG che si è battuto contro l’iniziativa, chiede ora che si applichi in modo preciso la clausola di rigore prevista dalla legge d’applicazione. 

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Una mobilitazione senza precedenti

Data ancora per vincente nel sondaggio di gennaio, la sconfitta alle urne dell’Iniziativa di attuazione è senza dubbio il frutto di una forte mobilitazione della società civile e delle altre forze politiche.

I primi a far sentire la loro voce sono stati i professori di diritto, che in 160 hanno sottoscritto un appello a respingere un’iniziativa che avrebbe tolto loro qualsiasi margine di manovra.

Quindici giorni dopo, un secondo appello ha inondato le reti sociali. Lanciato da un gruppo di politici attivi e in pensione, da artisti, imprenditori e professori, ha raccolto oltre 52mila firme e quasi 1,2 milioni di donazioni, grazie alle quali è stata finanziata un’intensa campagna. Era da oltre un quarto di secolo che il partito di destra non suscitava più un’opposizione così massiccia. 

La Svizzera avrà comunque una legge più dura

Il “no” popolare al testo UDC apre ora la strada per la legge d’applicazione approvata dal parlamento nel 2015. Il Consiglio federale deve ancora fissare una data per l’entrata in vigore, ma probabilmente non sarà prima del 2017.

Con questa nuova legge la prassi sarà sensibilmente inasprita, ma i giudici avranno la possibilità di sospendere in via eccezionale la decisione d’espulsione, ad esempio nei casi di stranieri nati e cresciuti in Svizzera. Grazie a questa deroga, la normativa è considerata conforme al principio della proporzionalità, al diritto internazionale cogente e al principio della libera circolazione delle persone.

L’espulsione automatica sarà pronunciata per 5-15 anni, 20 in caso di recidiva. La legge prevede anche la possibilità di ordinare un divieto a vita di entrare in Svizzera.

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