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“I nostri castelli non sono in vendita”

Il castello di Burgdorf visto dall'alto imagepoint

La proposta del canton Berna di vendere i suoi castelli ha riaperto il dibattito sulla necessità salvaguardare il patrimonio storico della Svizzera e sull'opportunità di elaborare una strategia nazionale per valorizzare meglio queste fortezze.

Ha sollevato un vero e proprio polverone l’offerta lanciata dal governo bernese di cedere i quattro castelli di Büren an der Aare, Laupen, Burgdof e Trachselwald ai rispettivi comuni o addirittura ad investitori privati, nel quadro della riforma dell’amministrazione territoriale.

L’obiettivo del cantone era chiaro: incassare oltre 50 milioni dalla vendita delle proprietà e risparmiarne 1,2 l’anno per le spese di conservazione. Le autorità hanno però sottovalutato la portata della manovra, dimenticando che il valore di questi edifici va oltre il semplice aspetto finanziario.

“I castelli sono il simbolo vivente della storia e della cultura del nostro paese e svolgono un ruolo fondamentale nel preservare l’identità di un popolo”, spiega a swissinfo l’archeologa e attuale responsabile del castello di Thun Liliana Raselli.

Basta guardarsi un po’ attorno per comprendere che la Svizzera offre ai suoi visitatori un numero cospicuo di fortezze medievali, alcune praticamente sconosciute al pubblico e altre di fama internazionale, come i tre castelli di Bellinzona o quello di Chillon.

Una manutenzione che costa caro

Edificati in zone strategiche, lungo quelle che un tempo erano le principali vie di transito, la maggior parte dei castelli svizzeri risale al periodo tra il X e il XV secolo e veniva utilizzata come centro amministrativo e sede dei balivi o dei castellani.

Non tutti hanno però superato senza ostacoli il passaggio del tempo: alcuni sono stati restaurati nel corso dei secoli, mentre di altri sono rimaste soltanto le rovine. Anche perché la manutenzione di questi edifici, come per ogni monumento storico d’altronde, comporta oneri finanziari non indifferenti. Costi che cantoni e comuni sembrano sempre meno disposti a sobbarcarsi.

Da qui la proposta di cedere questi beni a investitori privati, sicuramente più facoltosi, ma forse anche meno attenti agli aspetti più legati alla salvaguardia del patrimonio. D’altronde, come precisa Liliana Raselli, “non sempre i potenziali acquirenti sono coscienti che diventare proprietari di un castello non significa certo avere piena libertà d’azione su di esso”. Le severe restrizioni imposte dalla protezione dei monumenti e il fatto di dover autorizzare l’accesso al pubblico non spingono certo i privati a farsi avanti.

Inoltre per essere sfruttati appieno questi stabili necessitano una ristrutturazione quasi integrale, visto che gli impianti sanitari e di isolamento non raggiungono gli standard preposti. “Senza dimenticare coloro che acquistano un castello per puro vanto, senza progetti concreti, col rischio di lasciarlo vuoto e mandare a catafascio un pezzo della nostra storia”, sottolinea la Raselli.

Sinergie mancanti

La levata di scudi che ha accompagnato la proposta bernese ha comunque dato i suoi frutti: a fine agosto le autorità hanno deciso di fare marcia indietro e di intavolare un dialogo con i comuni per meglio valorizzare questi monumenti storici. Un dialogo che andrebbe tuttavia allargato anche ad altri cantoni dato che, nonostante il fascino indiscusso, molte fortezze svizzere restano sconosciute agli occhi del grande pubblico.

“Bisogna ammettere che alle nostre latitudini non ci sono castelli così impressionanti come quelli della Loira o della Baviera e per questo le strategie di promozione sono forse meno peculiari rispetto ad altri paesi”, spiega Véronique Kanel di Svizzera Turismo.

Strategie che, salvo rare eccezioni, si limitano più che altro a promuovere un monumento o una regione particolare, senza una visione d’insieme. E anche quando iniziative più ambiziose non mancano, precisa Liliana Raselli, la collaborazione tra comuni, fondazioni o proprietari privati non è sempre facile da tradurre in progetti concreti.

Un ponte tra passato, presente e futuro

Queste opere architettoniche hanno tuttavia un’importanza fondamentale per il turismo elvetico, al punto che quello di Chillon è uno dei monumenti più frequentati, con 320’000 visitatori nel 2007, il 75% dei quali erano stranieri.

Da notare, inoltre, che in Svizzera la maggior parte dei castelli sorge vicina, se non al centro, di una città e fa dunque parte di un progetto turistico a più ampio raggio. Si tratta di valorizzare il patrimonio storico nel suo insieme, sottolinea la Kanel, permettendo al visitatore di fare un viaggio nel tempo che non si limiti soltanto alla visita di un singolo edificio. Anche perché, “nonostante i castelli fossero il fulcro di attività politiche o mondane, la vita non si fermava certo tra queste quattro mura…”.

È proprio questa interazione tra passato e presente, tra leggendario e fugace che si sta cercando di ricreare in alcuni castelli, attraverso l’organizzazione di ricevimenti, mostre, concerti e serate culturali e a tema. Per chi vuole concedersi un soffio di nostalgia, le occasioni dunque non mancano. Con l’auspicio che “nei prossimi anni la fama dei nostri castelli non riesca soltanto a varcare i confini, ma anche a far breccia nel cuore di tutti gli svizzeri”, conclude Liliana Raselli.

swissinfo, Stefania Summermatter

In Svizzera si contano tra gli 800 e i 900 castelli, risalenti al periodo tra il X e il XV secolo.

Accanto alla principale funzione militare (soprattutto difensiva), servivano da residenza ai membri dell’alta società ed erano al centro di una struttura economica legata all’esercizio della signoria fondiaria. Alcune fortezze erano inoltre adibite a dogane.

La forma architettonica dei castelli era l’emblema del rango, del potere e della legittima signoria del suo proprietario.

Oggi, alcuni di questi monumenti sono aperti al pubblico e ospitano musei, alberghi o ristoranti, mentre altri sono di proprietà privata e accessibili soltanto in rare occasioni.

Il castello di Chillon (nel canton Vaud) è il sesto monumento più frequentato in Svizzera, con 320’000 visitatori registrati nel 2007. Al primo posto si situa il museo dei trasporti di Lucerna, con 872’905 entrate, incluso il cineteatro IMAX.

I musei dei castelli di Bellinzona, patrimonio dell’UNESCO dal 2000, accolgono ogni anno circa 32’000 turisti: 15’000 a Castelgrande, 10’000 a Sasso Corbaro e 7’000 a Montebello.

Particolarmente conosciuti anche all’estero il castello della Gruyère (con oltre 180’000 visitatori) e quello di Prangins (sede romanda del museo nazionale svizzero).

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