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Gottardo 2020, un evento che guarda al futuro

"Gottardo 2020 nel cuore delle Alpi". Si chiama così il rapporto che il gruppo di esperti incaricato di immaginare l'esposizione nazionale, ha presentato a fine aprile a Bellinzona. Apertura, sostenibilità e futuro le parole chiave.

“Quel tarlo legato all’esposizione nazionale che era stata negata al Ticino nel 1998 – esordisce Marco Solari, presidente del Comitato strategico – non ha mai smesso di lavorare dentro di me”. È dunque con gioia e con una palese soddisfazione, che Solari ha presentato al Consiglio di Stato del canton Ticino le linee guida di Gottardo 2020.

“Non uno sguardo rivolto al passato, nutrito di nostalgia. Non un evento auto celebrativo – insiste Solari – ma una finestra aperta sul futuro, rivolto soprattutto alla nuova generazione, che sarà europea”.

Sì, perché il progetto, cullato nel cuore delle Alpi e pertanto così profondamente nazionale, respira l’aria del largo ponendosi su un livello internazionale. Del resto questo massiccio in cui si intrecciano miti e in cui sono stati coltivati ideali nazionalisti, è la cerniera tra il nord e il sud dell’Europa.

“Gottardo 2020 – sottolinea ancora Marco Solari – intende anche sottolineare la dimensione europea di Alptransit, che avvicinerà notevolmente l’Europa del nord al Mediterraneo”. Ma vuole anche essere un progetto che si sviluppa dal basso, vicino alla sensibilità della popolazione; ecco perché gli attori locali pubblici e privati sono invitati ad essere parte attiva.

Globale-locale

Il gruppo di esperti, coordinati da Jean-Daniel Mudry, hanno individuato tre obiettivi. Innanzitutto Gottardo 2020 – che in questa prima fase coinvolge i cantoni Ticino, Vallese, Grigioni e Uri – deve essere un evento ancorato al territorio e pertanto utile al rilancio economico delle regioni di montagna. Deve essere inoltre un evento svizzero che possa contribuire ad una ridefinizione della coesione nazionale, rivisitando per esempio la storia e i miti della patria.

Grazie ad Alptransit, che ridisegna la mobilità del futuro nel quadro dei trasporti continentali, deve essere infine un evento di dimensione internazionale che permetta alle regioni e alle metropoli europee di ritrovarsi per festeggiare una nuova vicinanza fisica e definire nuove piste comuni d’incontro.

“Alla base di tutto – evidenzia Jean- Daniel Mudry – c’è un principio fondamentale, che deve servire a calibrare tutte le singole iniziative, grandi o piccole che siano: lo sviluppo sostenibile della Regione San Gottardo. Uno sviluppo declinato in termini economici, ambientali e socioculturali”.

“Il progetto Gottardo 2020 – sottolinea il presidente del Consiglio di Stato Gabriele Gendotti – mira a valorizzare le peculiarità culturali, sociali, economiche e paesaggistiche di una regione alpina che è stata fondamentale non solo nella storia dell’Alto Ticino, a partire da quella della Leventina, ma dell’intero Cantone”.

Un rombo, quattro porte aperte

Per realizzare questi ambiziosi obiettivi, il rapporto Gottardo 2020 presenta un particolare impianto progettuale: le porte d’entrata sullo spazio geografico comune, il punto di partenza alla scoperta della montagna, il villaggio espositivo e il cuore della montana.

Alle quattro porte d’entrata allo spazio geografico (rombo) dell’evento Gottardo 2020, sono attribuite tematiche distinte: a Bellinzona la cultura, a Lucerna la mobilità, a Briga l’energia e Coira la natura. La porta di Flüelen rappresenta il punto di partenza per la scoperta della montagna: marca fisicamente l’arrivo al massiccio del San Gottardo e, in questo senso, possiede una forte valenza per la popolazione locale, svizzera e internazionale.

Il villaggio espositivo è formato dai portali di Erstfeld e Biasca e dalla galleria Alptransit che li mette in collegamento. In questo villaggio sarà possibile vivere tutto Gottardo 2020 i forma in parte virtuale. Il cuore della montagna(che si sviluppa fra Airolo e Andermatt), già culla del ridotto alpino, sarà occupato dall’esercito svizzero, che conta di fare vivere a tutti la storia delle sue istallazioni fortificate oggi in disuso con uno sguardo rivolto al presente.

Testa tra le stelle, piedi per terra

Se è vero che un’esposizione nazionale deve nutrirsi di ideali, sogni e speranze, è altrettanto vero che la realtà impone pragmatismo e concretezza. Lo sa bene Marco Solari che da Presidente del Festival internazionale del film di Locarno ha una mano sul cuore, per difendere cultura e creatività, e una nel portafoglio, perché senza soldi in tasca non si va da nessuna parte.

L’equilibrio non è facile, ma non impossibile: basta non fare il passo più lungo della gamba. “A Gottardo 2020 – spiega il presidente – abbiamo pensato di applicare il principio di modularità. Prima assicuriamo i finanziamenti alla struttura di base e poi pensiamo gradualmente allo sviluppo dei contenuti ad altro potere attrattivo. Una scelta voluta per evitare costi sovradimensionati”.

Dunque, con i piedi ben per terra ma la testa tra le stelle – che consentono di guardare in alto e lontano – il Comitato strategico inizia il suo percorso da pellegrino per portare la lieta novella. A mesi l’incontro con il consiglio federale.

E se la porta dovesse rimanere chiusa? “Un’esposizione nazionale – commenta Gendotti – che non gode del sostegno di Berna, non avrebbe ragione di esistere”. “Se il paese non vuole l’Expo Gottardo 2020 – conclude Solari – significa che non ha più la forza di credere e realizzare progetti. Ne dovremo prendere atto, perché un eventuale rifiuto è un’indicazione piena di significati”.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

“Gottardo 2020, nel cuore delle Alpi” è il progetto di fattibilità per realizzare un’esposizione nazionale nel 2020 attorno al massiccio del San Gottardo. In questa prima fase iniziale sono stati coinvolti i quattro cantoni alpini (Ticino, Vallese, Grigioni e Uri).

L’idea è partita da Marco Solari (presidente del Festival internazionale del film di Locarno e di Ticino turismo) che alcuni anni fa aveva lanciato l’idea di valorizzare l’inaugurazione di Alptransit, prevista nel 2018, con un’esposizione nazionale.

Un’occasione, secondo l’ex delegato del 700esimo della Confederazione, per rilanciare il valore della coesione nazionale e della solidarietà tra generazioni e popoli.

Ufficialmente, la prima esposizione nazionale si tenne nel 1883 a Zurigo. Le successive edizioni ebbero luogo nel 1896 a Ginevra, nel 1914 a Berna, nel 1939 a Zurigo, nel 1964 a Losanna e nel 2002 a Bienne, Neuchâtel, Yverdon-les-Bains e Morat.

La tradizione delle esposizioni nazionali risale all’Esposizione di belle arti e dell’industria organizzata a Berna nel 1804 , nel cui solco si inserì la terza Esposizione svizzera dell’artigianato e dell’industria del 1857, considerata talvolta come la prima esposizione nazionale.

Fino alla metà del XX secolo il consenso sul significato e i compiti delle esposizioni nazionali fu per lo più unanime. Poi furono più esposte a controversie. Expo 64, per esempio, per gli uni era troppo tradizionale o elogiativa, per gli altri troppo futurista o critica.

Il dibattito accompagnò anche i preparativi della sesta esposizione nazionale, prevista per il 1989 e rinviata però al 1991 in vista dell’anniversario per i 700 anni della Confederazione.

Un nuovo progetto proposto nel 1998 dal cantone Ticino si rivelò irrealizzabile. Nella successiva elaborazione di tre proposte concorrenziali per un’Expo 2001 è uscito vincente il “progetto dei tre laghi”.(Fonte: Dizionario storico della Svizzera).

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