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È il petrolio la chiave delle relazioni tra Svizzera e Libia

RDB/ATP

Il leader libico Muammar Gheddafi ha festeggiato il quarantesimo anniversario della rivoluzione libica. L'esperto del Medio-Oriente Arnold Hottinger getta, in questo periodo in cui i due paesi sono ai ferri corti, uno sguardo al passato dei rapporti fra Svizzera e Libia.

L’anniversario della rivoluzione libica giunge in un momento in cui le relazioni fra i due paesi stanno vivendo un’impasse imbarazzante. Tutto ha avuto inizio con l’arresto da parte della polizia ginevrina di Hannibal Gheddafi e della moglie, incriminati per lesioni semplici, minacce e coazione nei confronti di due loro domestici. Quali misure di ritorsione Tripoli ha bloccato le forniture di petrolio verso la Svizzera, ha sospeso i collegamenti aerei e ha arrestato due imprenditori svizzeri attivi nel paese. Il figlio del colonnello ha addirittura minacciato la Svizzera con una bomba atomica.

In passato le relazioni fra Berna e Tripoli erano amichevoli. Come già con il Sud Africa durante il periodo dell’apartheid, anche con la Libia si è adoperata a stringere contatti con il regime libico negli anni ’80 e ’90, malgrado ONU e Stati Uniti avessero applicato delle sanzioni nei suoi confronti.

swissinfo.ch: Come reagì la Svizzera nel 1969 al colpo di stato di Gheddafi?

Arnold Hottinger: Suscitò una grande sorpresa. Stiamo però parlando del periodo di Nasser, presidente dell’Egitto dal 1956 al 1970 e capofila della rivoluzione del 1952. Allora Gheddafi era un giovane seguace di Nasser e per questo motivo la sorpresa non fu grande – si assisté semplicemente ad un altro colpo di stato…

swissinfo.ch: Quale evoluzione hanno vissuto le relazioni fra Libia e Svizzera negli ultimi quarant’anni?

A.H.: Hanno guadagnato importanza con l’accresciuto interesse nei confronti del petrolio libico. I libici volevano liberarsi della sudditanza economica con gli ex-stati coloniali e cercavano altri contatti commerciali, non legati al passato politico.

swissinfo.ch: Quale ruolo gioca il petrolio nelle relazioni?

A.H.: È essenziale. In Svizzera è attiva una raffineria, in mano a capitale libico, e il petrolio di questa raffineria proviene dal paese nord africano.

Naturalmente ci sono pure delle sfumature nei rapporti diplomatici – la Svizzera cerca di coltivare la sua immagine sulla scena politica internazionale – ma è il petrolio l’ago della bilancia.

swissinfo.ch: Come reagì la Svizzera al bombardamento di Tripoli nel 1986 e all’attentato all’aereo di Lockerbie di due anni dopo?

A.N.: Gli svizzeri furono semplici spettatori degli eventi e proprio in questo atteggiamento va ricercata la ragione secondo la quale le relazioni con la Libia si sono intensificate. Il paese stava vivendo un boicottaggio, ma la Svizzera non vi partecipò e ciò rappresentò una specie di scappatoia.

swissinfo.ch: Perché la Svizzera non ha potuto contare sull’appoggio internazionale nel caso Hannibal Gheddafi?

A.N.: La diplomazia internazionale era dell’opinione che la Svizzera aveva affrontato la faccenda in maniera troppo dura. Non in maniera illegale, ma in maniera dura.

Anche in Francia si era verificato un caso simile con Hannibal (nel 2005 venne condannato con la condizionale perché aveva impugnato un’arma e picchiato la moglie incinta in un hotel parigino). Questa vicenda venne liquidata senza suscitare grande clamore. Così i libici si sono detti: se gli svizzeri fanno i duri, allora facciamolo anche noi.

swissinfo.ch: Chi ha più da perdere in questo contenzioso, la Libia o la Svizzera?

A.H.: Ora è la Svizzera a perdere di più, dato che la Libia non è più soggetta al boicottaggio.

swissinfo.ch: È rimasto sorpreso dalle scuse del presidente della Confederazione?

A.H.: No. Era chiaro che andavano in un qualche modo espresse delle scuse. La Libia se le aspettava.

swissinfo.ch: Crede che Gheddafi prenda sul serio la Svizzera?

A.H.: Per lui la Svizzera è un piccolo stato, che ha rivestito una certa importanza per uscire dal suo isolamento. Ora può permettersi di sollevare questo polverone, perché non ha nulla da perdere. In passato, per riacquistare i favori dell’America, ha dovuto incassare varie umiliazioni. Ora gli si è presentata un’occasione per fare la voce grossa.

swissinfo.ch: Perché i politici svizzeri ci tengono tanto a curare dei buoni rapporti con la Libia?

A.H.: Soldi. I politici cercano di celare il peso che riveste il dio denaro nelle relazioni internazionali, sottolineando l’importanza di buone relazioni con tutti i paesi . È però l’oro nero a far girare il mondo.

Thomas Stephens, swissinfo.ch
(Traduzione dall’inglese: Luca Beti)

Tripoli è il principale fornitore di greggio della Svizzera: quasi la metà (48,8%) delle importazioni elvetiche di oro nero proviene dalla Libia.

Il paese del colonnello Muammar Gheddafi è il secondo partner commerciale della Confederazione in Africa.

La bilancia commerciale elvetica con la Libia è ampiamente deficitaria. Nel 2006 presentava un saldo negativo di oltre 1,4 miliardi di franchi. Un risultato su cui pesavano quasi 1,7 miliardi di franchi di importazioni di petrolio. Le esportazioni elvetiche (240 milioni nel 2006) sono costituite essenzialmente da macchinari, prodotti farmaceutici e agricoli.

Secondo le statistiche della Banca nazionale svizzera, i fondi libici depositati in banche elvetiche alla fine del 2007 ammontavano a 5,784 miliardi di franchi. A questo importo si aggiungono 812 milioni di averi fiduciari.

Non è la prima volta che Berna si trova in difficoltà con Tripoli a causa di un figlio di Muammar Gheddafi.

Il 12 novembre 1997 la Libia aveva chiuso le frontiere ai cittadini svizzeri in segno di protesta contro il rifiuto delle autorità elvetiche di concedere un visto di due anni per studi al figlio secondogenito del colonnello, Saif al-Islam. La Svizzera aveva giustificato la decisione dicendo di non poter garantire la sua sicurezza.

Come reazione alla misura unilaterale della Libia, Berna aveva deciso di limitare la concessione dei visti ai cittadini del paese nordafricano. Le disposizioni erano rimaste in vigore per quasi cinque mesi, fino all’8 aprile 1998, quando le relazioni tra i due paesi tornarono alla normalità.

Nato nel 1926 , Arnold Hottinger è stato corrispondente dal Medio Oriente per vari giornali svizzeri, tra i quali la Neue Zürcher Zeitung, la DRS e la Radio Svizzera Internazionale , ora swissinfo.ch.

Continua a scrivere libri e articoli per la stampa.
È membro della Società svizzera per il Medio Oriente e per la cultura islamica.

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