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«I nordcoreani vogliono semplicemente essere sfamati»

Il nuovo leader in una rara fotografia risalente al periodo di formazione in Svizzera Keystone

Albert Stahel, professore di studi strategici all'Università di Zurigo, nutre ben poche illusioni sul futuro della Corea del Nord dopo la morte del "caro leader" Kim Jong Il.

La notizia del decesso del dittatore e del passaggio del potere al figlio probabilmente quasi trentenne Kim Jong Un – educato in una scuola svizzera – suscita molti interrogativi nel resto del mondo.

Ci si chiede in particolare se e cosa cambierà in un paese ridotto allo stremo dalla carestia, ma dotato di un esercito che preoccupa soprattutto gli Stati vicini, in primis la Corea del Sud.

swissinfo.ch: Le prime reazioni all’annuncio della morte del dittatore sono state di un certo sollievo. Ma il futuro sarà davvero migliore per i cittadini nordcoreani?

Albert Stahel: Si sta sostituendo un dittatore con un altro dittatore, e questo non mi pare certo positivo. È quindi possibile che la situazione evolva negativamente.

swissinfo.ch: Ritiene che i nordcoreani potrebbero sfruttare questa situazione per rivendicare maggiori libertà?

A.S.: I nordcoreani vogliono semplicemente essere sfamati. È questa la loro priorità.

swissinfo.ch: In che modo i burocrati del regime reagiranno alla transizione?

A.S.: Tutto dipenderà da come si svilupperà il processo di successione. Se vi fossero divergenze all’interno dell’esercito – va infatti ricordato che il figlio non ha alle spalle una carriera militare – potrebbero emergere tensioni anche tra i generali.

swissinfo.ch: La Cina – praticamente l’unico alleato della Corea del Nord – ha affermato di voler continuare a sostenere Pyongyang, garantendo però il suo aiuto per mantenere la pace e la stabilità nella regione. Pechino teme un cambiamento troppo rapido?

A.S.: La Cina è pronta a fronteggiare il deterioramento della situazione in Corea del Nord. Di conseguenza, il suo esercito potrebbe spostarsi nel nord del paese, dove molti rifugiati nordcoreani intendono fuggire verso la Cina.

È quindi verosimile che Pechino assuma il controllo della metà della Corea del Nord e delle armi nucleari, nell’intento di agire prima dei russi, anch’essi assai interessati all’evoluzione nella regione.

swissinfo.ch: Quale sarà la posizione degli Stati Uniti? Sono ipotizzabili discussioni con Pyongyang in merito alle armi nucleari?

A.S.: Tali discussioni potrebbero forse avere luogo in futuro, ma al momento ad essere prioritaria è la situazione interna in Corea del Nord. Inoltre, vi sono altri interrogativi: in caso di intervento cinese, come reagirebbero Corea del Sud e Stati Uniti? Questi ultimi permetterebbero un intervento militare della Corea del sud?

swissinfo.ch: Come cambieranno le relazioni tra le due Coree?

A.S.: Per il momento non molto. La Corea del Nord è infatti un sistema di stampo sovietico il cui unico obiettivo è sopravvivere e conservare i moltissimi privilegi per pochissimi eletti. Quindi non prevedo cambiamenti significativi nelle relazioni tra i due paesi.

swissinfo.ch: La Svizzera ha deciso nel 2011 di interrompere i programmi d’aiuto nella Corea del Nord. Tale decisione dovrebbe essere riesaminata?

A.S.: A mio parere l’esecutivo elvetico dovrebbe sospendere ogni programma di collaborazione nel paese e attendere gli sviluppi della situazione.

swissinfo.ch: È ottimista per quanto concerne il futuro della Corea del Nord?

A.S.: No, sono tendenzialmente pessimista. Il giovane Kim Jong Un dovrà ora prendere le redini del potere con la protezione dei generali: potrebbe funzionare, ma anche rivelarsi un fiasco…

L’impegno della Svizzera in Corea del Nord è cominciato nel 1995 con un sostegno umanitario per alleviare una grave carestia.

Nel 1997, la DSC ha aperto un ufficio permanente a Pyongyang. Da allora, la Svizzera cerca di offrire un contributo per un’agricoltura più efficiente, un contributo all’apertura verso l’esterno e un miglioramento dell’accesso a organizzazioni internazionali.

Nel 2011, il budget per i programmi bilaterali in Corea del Nord era di 7,7 milioni di franchi.

Il parlamento ha deciso di chiudere il programma speciale della DSC per la Corea del Nord a fine 2011. Entro la fine di quest’anno i progetti di aiuto allo sviluppo dovrebbero essere affidati a partner internazionali o locali.

La Svizzera ha stretto relazioni diplomatiche con la Corea del Nord nel 1974.

Dal 1953 partecipa alla Commissione neutrale di sorveglianza dell’armistizio (NNSC) presso la linea di demarcazione tra la Corea del Sud e la Corea del Nord.

Primo impiego all’estero di soldati svizzeri, la delegazione conta cinque ufficiali non armati (inizialmente erano 146).

Dal 1997-99, la Svizzera ha ospitato i colloqui a quattro tra le due Coree, la Cina e gli Stati Uniti.

Dal 2003 è in corso un dialogo politico tra la Svizzera e la Corea del Nord.

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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