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«Nel dipinto il colore deve diventare luce»

Giovanni Giacometti, Fanciulli al sole, 1910

Durante tutta la sua attività, Giovanni Giacometti ha esplorato le possibilità espressive della luce nella pittura. Il Kunstmuseum di Berna dedica al pittore grigionese un'ampia esposizione che ne conferma il ruolo di primo piano nel panorama artistico elvetico ed europeo.

«Nel dipinto il colore deve diventare luce, e forma e vita»: così scriveva Giovanni Giacometti nel 1920 allo scrittore bernese Carl Albrecht Loosli. Da quasi due decenni, dopo soggiorni a Monaco e Parigi e viaggi in Italia, il pittore era tornato a vivere nella sua valle natale, la Val Bregaglia, tra il passo del Maloja e Chiavenna.

In un ambiente intimo e familiare, tra la luce engadinese di Maloja e le montagne e i villaggi della valle, aveva fatto propri e rielaborato gli stimoli artistici dell’epoca, raccolti grazie ai soggiorni all’estero e all’amicizia con
Cuno Amiet, Ferdinand Hodler, Giovanni Segantini e altri. E aveva trovato una propria strada, aperta, ricca di sorprese.

In questo percorso, si era orientato sempre al ruolo centrale della luce nella pittura e aveva esplorato le sue potenzialità espressive, la possibilità di dipingere la luce, di dipingere con la luce. Ne parlava come della «mia visione luminosa, il mio sogno d’infanzia», notava che «per il pittore tutto esiste attraverso la luce». Lavorava molto, spesso all’aperto, o presso le finestre del suo atelier.

Oppure ancora – per fare un solo esempio – in casa, alla luce di un lume, come nel celebre quadro «La lampada», del 1912, che ricorda in qualche modo i mangiatori di patate di Van Gogh, ma che è un’altra cosa, una ricerca molto personale sulla luce e sul colore. Di grande impatto cromatico, il dipinto vibra alla luce di una lampada a petrolio, attorno a cui è riunita la famiglia Giacometti.

«Un contributo autonomo, originale»

Non per caso «Colore nella luce» è il titolo della mostra che a Giovanni Giacometti dedica fino al 21 febbraio 2010 il Kunstmuseum di Berna, un nuovo omaggio a un grande pittore svizzero dopo le esposizioni degli scorsi anni su Cuno Amiet, Albert Anker e Ferdinand Hodler, una sua ennesima riscoperta, se si vuole, dopo che a riscoprirlo ci hanno pensato anche i mercanti d’arte.

Giovanni Giacometti non è certo sconosciuto, in Svizzera. I suoi quadri si possono ammirare in molti musei. Fra i maggiori collezionisti di opere del pittore grigionese c’è anche l’ex consigliere federale Christoph Blocher. E nessuno dimentica che è stato il padre di Alberto Giacometti, il grande scultore. Ma è stato più di questo.

«Giovanni Giacometti non è Leopold Mozart, non è solo il padre di un grande artista», afferma il direttore del Kunstmuseum di Berna Matthias Frehner. «Giacometti ha reagito con grande apertura alle trasformazioni artistiche della sua epoca. Ha dato un contributo autonomo, originale, all’espressionismo e al fauvismo».

Una ricerca continua

Per convincere il pubblico di queste asserzioni, la curatrice della mostra, Therese Bhattacharya-Stettler, ha riunito oltre cento dipinti di Giacometti, organizzati in un denso percorso cronologico e tematico.

Dal confronto con l’esperienza dei macchiaioli al dialogo con Amiet, Hodler, Segantini e Van Gogh, la selezione di opere permette di seguire il cammino dell’artista verso l’elaborazione di un linguaggio proprio, un cammino disseminato fino alla fine di incursioni spesso sorprendenti verso terreni inesplorati.

«Certo, c’è un Giacometti pittore affermato, nelle cui opere convivono talvolta qualità e convenzione», nota Frehner. «Ma l’artista non ha mai cessato di sperimentare, di cercare soluzioni nuove, anche quando era già famoso», aggiunge il direttore del Kunstmuseum, osservando le affinità con i lavori di Munch, Bonnet, Kirchner, Macke, Matisse e altri.

Ancora in alcune fra le opere più tarde esposte a Berna – per esempio «Interno di un bosco d’inverno» e «Paesaggio d’inverno» del 1930, opere paesaggistiche che si muovono decisamente verso l’astrazione – il gusto e la capacità di proseguire la propria ricerca artistica appaiono immutati.

Il microcosmo locale e famigliare

Di fronte della ricchezza espressiva degli innumerevoli registri di cui Giacometti dispone, può apparire in qualche modo sorprendente l’esiguità e perifericità del mondo in cui trascorre buona parte della sua vita e che gli fornisce gran parte dei soggetti.

I paesaggi della Bregaglia e dell’Engadina, i volti dei suoi familiari e dei suoi vicini, il trascorrere delle stagioni e dei fenomeni meteorologici, gli animali, sono tutto il suo repertorio. Eppure proprio da quel microcosmo, che si lascia ritrarre senza mettersi in posa, trae quanto gli serve per tradurre in luce e colore la sua visione.

«La Bregaglia per lui fu un’opportunità», fa notare Matthias Frehner. «Vivere a Stampa gli garantì una grande autonomia». In cambio, Giovanni Giacometti portò nel mondo la Bregaglia con una forza cromatica che conserva intatti il suo incanto e la sua espressività, anche se quel mondo di luce appare ormai lontano.

Andrea Tognina, swissinfo.ch

La mostra «Giovanni Giacometti. Il colore nella luce» al Kunstmuseum di Berna (Hodlerstrasse 8) rimarrà aperta fino al 21 febbraio 2010. Il museo è aperto il martedì dalle 10 alle 21 e dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 17. Lunedì chiuso.

L’esposizione è stata allestita in collaborazione con il Museo d’arte dei Grigioni a Coira, che la ospiterà nei suoi locali dal 19 marzo al 24 maggio 2010.

1868: Giovanni Giacometti nasce il 7 marzo a Stampa, in Val Bregaglia (Grigioni).

1886: Scuola di belle arti di Monaco di Baviera. Conosce il pittore Cuno Amiet.

1888: Giacometti e Amiet a Parigi. Incontro con l’arte di Giovanni Segantini.

1890: Dopo un soggiorno in Svizzera, Giacometti torna a Parigi.

1891: Rientra in Bregaglia.

1893: Viaggio a Roma e Napoli.

1894: Giacometti conosce di persona Segantini a Maloja.

1896: Primi successi di Giacometti alla IV esposizione d’arte nazionale a Ginevra.

1900: Sposa Annetta Stampa. Incontra Hodler. Negli anni successivi nascono quattro figli: Alberto, Diego, Ottilia e Bruno.

1906: Mostra nel Künstlerhaus di Zurigo.

1908: Giacometti partecipa a una mostra itinerante del gruppo «Die Brücke».

1912: Mostra al Kunsthaus di Zurigo.

1920: Retrospettive a Berna e a Basilea.

1933: Muore il 25 giugno durante un soggiorno di cura a Glion (Vaud).

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