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Accordo quadro: serve creatività per protezione salari, Swissmem

Hans Hess, presidente di Swissmem. KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) L’organizzazione industriale Swissmem vuole l’accordo quadro con l’Unione europea (Ue).

Per la protezione dei salari serve però una soluzione e, secondo il presidente dell’associazione Hans Hess, la Svizzera deve utilizzare il margine di manovra disponibile in “modo creativo”.

A detta di Hess, che ha rilasciato un’intervista alle testate Tamedia, nessuno vuole togliere la protezione dei salari dalle misure d’accompagnamento. “Il Consiglio federale non lo vuole farle, i datori di lavoro nemmeno e tanto meno i Cantoni. La questione è trovare una soluzione più semplice e meno burocratica”, ha affermato.

Al momento la discussione ruota in particolare attorno alla regola degli otto giorni. Tale prescrizione prevede che le aziende estere annuncino otto giorni prima l’invio di manodopera e versino una cauzione, per dare tempo alle autorità di controllare salari e altre condizioni di lavoro, ed evitare così casi di dumping.

Secondo Hess, “nell’epoca delle app dovrebbe essere possibile effettuare i controlli in meno tempo, ad esempio in quattro giorni”. Si tratta di qualcosa di fattibile, se Confederazione e Cantoni lavorano meglio insieme, ha sottolineato.

È un peccato – ha continuato – che sindacati e parte del PS, che hanno sempre difeso la via bilaterale, non siano ora disposti a “condurre un dialogo costruttivo”. Hess afferma che negli attuali colloqui si tratta solo di capire “quanto margine di manovra ha la Svizzera” nella protezione dei salari e “quanto questo possa essere sfruttato in maniera creativa”.

Ad ogni moto, ha detto ancora il presidente di Swissmem, l’accordo quadro con l’Ue è importante perché gli ambiti economici richiedono chiarezza.

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