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Amnesty, l’Ungheria è un posto ‘orribile’ per i migranti

Amnesty International denuncia il trattamento riservato ai migranti in Ungheria KEYSTONE/EPA MTI/SANDOR UJVARI sda-ats

(Keystone-ATS) Un anno dopo la crisi umanitaria dei profughi sulla rotta balcanica, Amnesty International (Ai) ha raccolto testimonianze sull'”orribile trattamento”, connotato anche da violenze e pestaggi, che viene riservato ai profughi lungo il confine meridionale ungherese.

La denuncia è stata diffusa dall’organizzazione per la difesa dei diritti umani in vista del referendum con cui domenica il governo del premier populista e ultranazionalista, Viktor Orban, cerca una ratifica democratica al suo rifiuto di accogliere migranti smistati da altri Paesi europei.

Una chiusura che completa la blindatura dell’Ungheria, già impostata sia con il reticolato eretto nel settembre dell’anno scorso alla frontiera con la Serbia (un ‘muro’ poi esteso a quella con la Croazia), sia con una legge che prevede un “esame sommario delle domande d’asilo”.

Da giugno la normativa consente di respingere in Serbia, in un modo che Annesty definisce “del tutto illegale”, i migranti fermati in territorio ungherese, anche a otto chilometri di distanza dal confine, “senza alcuna considerazione per l’eventuale bisogno di protezione o per particolari condizioni di vulnerabilità” dei profughi, ricorda Amnesty.

In due varchi di confine sono state aperte cosiddette ‘zone di transito’, ricorda ancora l’organizzazione, riferendosi a container metallici in cui vengono esaminate le domande d’asilo e trattenuti coloro che vengono accettati (gli uomini “senza familiari vengono spesso detenuti illegalmente anche per quattro settimane”). Ogni giorno in quelle ‘zone di transito’ vengono ammesse solo 30 persone, costringendo le centinaia di altri profughi a vivere “in campi improvvisati”, in molti casi anche “per mesi”.

Alcune migranti intervistati da Amnesty International hanno riferito che durante i respingimenti “i richiedenti asilo sono stati presi a calci, picchiati e minacciati coi cani”, riferisce Ai in una nota. “Uno del nostro gruppo è stato preso a calci sui piedi fino a quando gliene hanno fratturato uno”, ha raccontato un 17enne non-accompagnato che era stato fermato dalla polizia 10 chilometri all’interno dell’Ungheria.

Un richiedente asilo afghano “ha parlato di una trentina di persone picchiate durante i quattro mesi” in cui è stato nel centro di detenzione di Kiskunhalas. “Possiamo farvi tutto: pure se fate denuncia non vi darà retta nessuno”, avrebbe detto un agente a un profugo che aveva assistito al pestaggio di un uomo.

I richiedenti asilo che riescono a superare le ‘zone di transito’ sono portati in centri d’accoglienza “dove le condizioni sono terrificanti”, riferisce Amnesty: fra l’altro “mancano i servizi basilari” e “le cure mediche sono scarse”.

La situazione dei profughi in Ungheria e la nuova legislazione peraltro già nel dicembre 2015 aveva spinto Commissione europea ad avviare una procedura d’infrazione “tuttora in corso”, ricorda ancora Amnesty.

La barriera al confine serbo e croato è considerata da organizzazioni per la difesa dei diritti umani come un primo passo verso lo smantellamento del diritto di asilo in Ungheria.

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