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Berna-Mosca: equilibrio delicato tra affari e politica

Alla vigilia della visita del presidente Medvedev nella Confederazione (21-22 settembre), swissinfo.ch ha interpellato il prof. Nicolas Hayoz per stilare un bilancio dei rapporti tra Russia e Svizzera, segnati da alcuni momenti critici nel corso degli ultimi anni.

L’incidente di Überlingen, il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte della Confederazione, i fondi di Yukos, il caso dell’ex ministro russo Adamov: durante gli ultimi anni non sono mancati i motivi d’attrito tra Mosca a Berna.

La situazione pare tuttavia essere mutata: nel 2007 la ministra svizzera degli esteri Micheline Calmy-Rey è stata accolta calorosamente a Mosca, e il presidente russo Dimitri Medvedev si appresta a recarsi nella Confederazione per una visita ufficiale. Inoltre, dal 2009 Berna rappresenta gli interessi di Mosca in Georgia.

Per comprendere meglio la situazione, swissinfo.ch ha interpellato il politologo Nicolas Hayoz, direttore dell’Istituto interdisciplinare per l’Europa centrale e orientale dell’Università di Friburgo.

swissinfo.ch: Quale significato riveste la visita di Medvedev alla luce dei rapporti tra Russia e Svizzera?

Nicolas Hayoz: Gli avvenimenti che hanno causato incomprensioni appartengono ormai al passato. Attualmente, le relazioni tra i due paesi possono essere definite molto buone.

Alla visita di Medvedev non devono comunque essere attribuiti significati eccessivi: è importante soprattutto dal profilo economico e da quello pratico, con particolare riferimento al ruolo diplomatico della Confederazione nel conflitto tra Russia e Georgia e alla cooperazione bilaterale, per esempio nell’ambito dei visti.

Gli aspetti più significativi riguardano le relazioni economiche. La Russia è infatti alla costante ricerca di nuove possibilità d’investimento; inoltre, il paese deve assolutamente attirare nuovi capitali. A ciò va aggiunto il fatto che l’economia russa è obsoleta e necessita di competenze tecnologiche di punta, che Stati come la Svizzera possono appunto offrire.

Anche per la Confederazione tali questioni soni fondamentali: infatti la Russia è uno dei mercati più importanti per le esportazioni elvetiche [quasi 3 miliardi di franchi nel 2008], e molti imprenditori russi sono attivi in Svizzera.

swissinfo.ch: La Russia è spesso aspramente criticata per quanto concerne il rispetto della libertà d’espressione (ad esempio i casi di Anna Politkovskaïa e Natalia Estemirova). Quale è stato l’atteggiamento della Svizzera?

N. H.: A mio parere, la Svizzera è eccessivamente prudente. Paesi come la Germania sono infatti stati molto più espliciti a questo proposito. Nessun ministro elvetico pronuncerà parole chiare come quelle di Angela Merkel [che ha definito «inaccettabile» l’accaduto, invitando la Russia a rispettare i diritti umani].

Ovviamente la Germania è un paese molto più grande, mentre la Svizzera dal canto suo si rifugia sempre dietro la propria posizione di neutralità. La Confederazione cerca sempre di restare in equilibrio tra una condanna ferma e la sua posizione particolare in qualità di rappresentante russo in Georgia. Ciononostante, ritengo che la Svizzera attribuisca troppo peso agli aspetti economici rispetto a quelli politici.

Ancora una volta, da parte elvetica appare evidente la paura di pregiudicare i propri interessi. A volte, tuttavia, l’eccessiva prudenza può essere una cattiva consigliera.

swissinfo.ch: L’immagine della Svizzera in Russia ha risentito delle tensioni tra i due paesi?

N. H.: La percezione è diversa a dipendenza del grado di conoscenza del paese presso la popolazione. Per esempio, molte persone considerano un eroe la persona che ha ucciso il controllore di volo [impiegato presso l’azienda elvetica Skyguide] all’origine della tragedia di Überligen.

A questo proposito, va rilevato che molti cittadini russi – specialmente delle regioni più remote del paese – conoscono pochissimo la Svizzera e tendono a dimenticare che la Confederazione è uno Stato di diritto con procedure giudiziarie da rispettare.

D’altro canto, si constata che la reputazione della Svizzera è assai positiva presso l’élite russa, sicuramente migliore rispetto a quella in altri paesi. Inoltre, i turisti russi che decidono di visitare la Confederazione sono sempre numerosi.

swissinfo.ch: Quali caratteristiche della Svizzera sono apprezzate a Mosca?

N. H.: La Confederazione non fa parte dell’Unione europea, non difende le posizioni della Nato di cui non è membro e ha un atteggiamento prudente. A mio giudizio, i russi si appoggiano quindi sulla Svizzera per difendere meglio i loro interessi sulla scena internazionale.

Anche se la Confederazione non è affatto una grande potenza, Mosca è ben cosciente del suo ruolo discreto ed efficace a livello diplomatico. Dal canto suo, Berna ha l’opportunità di rafforzare la propria posizione di mediatore per quanto concerne la politica di sicurezza e in materia di armamenti.

swissinfo.ch: L’ambasciatrice svizzera Heidi Tagliavini è stata incaricata dall’Unione europea di redigere un rapporto sul conflitto in Caucaso. Che sviluppi prevede?

N. H.: Verosimilmente, dal documento in questione non scaturiranno elementi completamente nuovi. Il rapporto sottolineerà presumibilmente che le responsabilità sono equamente divise tra le parti in causa. L’aspetto positivo, a cui la Svizzera contribuisce, è la creazione di un nuovo canale di comunicazione e di un nuovo elemento di riflessione. È un contributo marginale, ma comunque utile.

Per quanto concerne la situazione nella regione, non prevedo grandi cambiamenti. Infatti, l’Unione europea e gli Stati Uniti, oltre a non avere una posizione chiara nei confronti della Georgia – ad esempio per quanto riguarda l’adesione alla Nato – continuano a oscillare tra la condanna nei confronti della Russia e la necessità di salvaguardare le relazioni economiche con un paese così importante, anche dal profilo della fornitura energetica. E questo vale ovviamente anche per la Svizzera.


Andrea Clementi, swissinfo.ch

Dal 1998 Nicolas Hayoz è professore di scienze politiche all’Università di Friburgo; inoltre, dirige presso il medesimo ateneo l’Istituto interdisciplinare per l’Europa centrale e orientale.
Durante la sua carriera accademica, ha svolto soggiorni di ricerca a Mosca, San Pietroburgo, Tbilisi, Budapest e in Germania. Hayoz è pure responsabile di vari programmi di studio nei Balcani e nel Caucaso, segnatamente in collaborazione con la Direzione svizzera per lo sviluppo e la cooperazione.

Gli scambi tra i due paesi sono già intensi nel XVIII secolo: scrittori, artisti ed eruditi russi visitano la Svizzera, mentre cittadini elvetici emigrano in Russia lasciando tracce della loro presenza, per esempio in ambito architettonico.
Nel XIX secolo la Russia è una delle grandi potenze a garantire la neutralità permanente della Svizzera. All’inizio del XX secolo, numerosi artisti, studenti e dissidenti politici russi, tra i quali Lenin, soggiornano in Svizzera. Nel 1923, nel contesto dei moti rivoluzionari, i due paesi interrompono le relazioni diplomatiche, riallacciandole solo nel 1946.

Dalla fine della guerra fredda, i contatti si sono intensificati rapidamente sul piano politico, economico, scientifico e culturale.
Per la Svizzera, la Russia è diventato un partner commerciale importante: la Confederazione rientra infatti tra i principali paesi investitori nella Federazione.

Inoltre, la Russia è l’unico membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU con il quale avvengono annualmente visite reciproche a livello ministeriale.
Contemporaneamente, vi è un dialogo costante per quanto concerne i diritti dell’uomo, la sicurezza, il disarmo.

Da ormai 10 anni, la Svizzera fornisce sostegno tecnico e finanziario nonché un aiuto umanitario, in particolare nel Caucaso del Nord. La Svizzera rappresenta dal 2009 gli interessi diplomatici di Mosca in Georgia, e quelli di Tbilisi nella capitale russa.

Svizzeri residenti: 701 (2008)

Esportazioni svizzere: 2,919 miliardi di franchi

Importazioni svizzere: 1,551miliardi di franchi

Nella sua due giorni in terra elvetica, il presidente russo Dimitri Medvedev incontrerà tutti e sette i consiglieri federali. Molti dunque i temi in agenda: Le discussioni verteranno sulle relazioni bilaterali, sulla situazione in seguito alla crisi finanziaria, sulla riforma del G20, sulla Georgia, sull’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio e sui diritti umani. Una delle questioni principali riguarderà infini l’accordo di doppia imposizione con la Russia.

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