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Cambogia: iniziato processo contro ex Khmer rossi per genocidio

(Keystone-ATS) È iniziato oggi a Phnom Penh il processo per genocidio contro i due più alti leader dei Khmer rossi ancora in vita, Nuon Chea e Khieu Samphan. Si tratta della prima udienza della seconda tranche di un procedimento che è stato diviso in due per arrivare almeno a una sentenza per imputati ottuagenari e in deboli condizioni di salute.

Il “fratello numero due” Nuon Chea (88 anni) e l’ex presidente della “Kampuchea democratica” Khieu Samphan (83) sono nel frattempo in attesa del verdetto – previsto il 7 agosto – per la prima tranche del processo, relativa ai crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante l’evacuazione forzata di Phnom Penh, quando il movimento maoista guidato da Pol Pot prese il potere nel 1975.

Le accuse di genocidio al vaglio del tribunale misto dell’Onu si riferiscono non alla morte di 1,7 cambogiani in quei quasi quattro anni di regime (che le Nazioni Unite non riconoscono come genocidio), ma tecnicamente “solo” all’uccisione di 20 mila vietnamiti e di 100-500mila persone della minoranza musulmana Cham.

Si prevede che il processo durerà almeno due anni. All’udienza di oggi era presente solo Khieu Samphan, con l’ideologo del regime Nuon Chea assente per cause mediche. I due potrebbero essere condannati all’ergastolo già con la sentenza della settimana prossima, e durante il processo si sono dimostrati impenitenti di fronte ai crimini di cui sono accusati.

In quasi dieci anni dall’inizio dei suoi lavori, il tribunale dell’Onu è costato oltre 210 milioni di dollari, producendo finora solo una condanna, l’ergastolo contro il “compagno Duch” responsabile del carcere-lager di Tuol Sleng. La corte è stata aspramente criticata per il funzionamento a rilento, subendo costanti pressioni politiche da un governo di Phnom Penh restio ad allargare le indagini ad altri sospettati.

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