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Nessun contingente per studenti di Paesi terzi

Junge Leute im Gegenlicht aufgenommen sitzten an runden Tischen und arbeiten an Laptops.
Ancora oggi non è chiaro perché solo uno studente straniero su dieci rimane in Svizzera al termine dei suoi studi. © Keystone / Christian Beutler

La Svizzera vuole attirare le migliori menti al mondo. Per farlo deve però eliminare alcuni ostacoli, per esempio le limitazioni all'immigrazione di persone provenienti da Paesi non membri dell'UE/AELS. Di recente il parlamento ha deciso di allentare queste restrizioni. Per ora però nessuno sa con precisione perché e quanti di questi preziosi laureati stranieri lasciano la Svizzera.

In passato le mozioni parlamentari volte ad allentare le limitazioni all’immigrazione hanno avuto vita difficile sotto la cupola di Palazzo federale. Non così quella del consigliere nazionale liberale radicale Marcel DoblerCollegamento esterno. Gran parte dei parlamentari dei partiti borghesi e di centro-sinistra ha approvato una modifica di legge per permettere ai laureati stranieri provenienti da Paesi terzi di “rimanere in Svizzera in maniera semplice e non burocratica”, soprattutto se hanno conseguito un master o un dottorato in settori in cui si registra una carenza di manodopera specializzata. Il governo svizzero deve ora modificare l’ordinanza sull’ammissione, il soggiorno e l’attività lucrativa (OASA).

Solo uno su dieci rimane in Svizzera

In questo momento, in Svizzera ci sono circa 13mila studenti provenienti da Paesi non membri dell’UE/AELS. Nel 2017, circa 3000 hanno conseguito un bachelor, un master o un dottorato. Tuttavia stando all’organizzazione mantello delle imprese elvetiche Economiesuisse, soltanto il 10-15 per cento hanno trovato un impiego in Svizzera, nonostante la penuria di manodopera nei settori MINT (scienze matematiche, informatiche, naturali e tecniche). 

“In questo modo, il mercato del lavoro elvetico perde annualmente quasi 3000 ambiti specialisti.” (Rudolf Minsch)

Nelle università o nei politecnici federali elvetici viene formato un numero relativamente alto di giovani di Paesi terzi nelle materie MINTCollegamento esterno. Secondo i calcoli di EconomiesuisseCollegamento esterno, queste formazioni costano circa 180 milioni di franchi ai contribuenti svizzeri.

In Svizzera vengono rilasciati solo dai 150 ai 200 permessi di lavoro a questi laureati. “Di conseguenza il mercato del lavoro elvetico perde annualmente quasi 3000 ambiti specialisti”, si rammarica Rudolf Minsch, capoeconomista presso Economiesusse. Per l’associazione mantello la colpa principale di questa fuga di cervelli va imputata alla legge sugli stranieri.

Come mai così pochi?

A differenza dei laureati degli Stati membri di UE/AELS, che beneficiano della libera circolazione delle persone, quelli provenienti da Paesi terzi sono generalmente soggetti a una legge sugli stranieri più restrittiva. “Se negli altri Stati hanno tre anni di tempo per cercare un impiego, in Svizzera devono inoltrare una domanda per avere il permesso di restare per altri sei mesi dopo aver concluso gli studi”, critica Economiesuisse. E se in questo mezzo anno non trovano alcun datore di lavoro disposto ad assumerli, devono lasciare la Svizzera. 

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Dov’è il problema?

“Questi giovani hanno difficolta a trovare un impiego poiché non dispongono di alcuna esperienza professionale”, sostiene il capoeconomista di Economiesuisse. Una regolaCollegamento esterno dettata dalla Legge sugli stranieriCollegamento esterno vieta infatti a chi segue uno studio di lavorare più di 15 ore a settimana. Stando a Minsch, tale limitazione rende quasi impossibile lo svolgimento di una pratica professionale.

Come mai gli studenti non possono lavorare più di 15 ore a settimana?

L’Ufficio dell’economia e del lavoro di Zurigo (AWA) risponde in forma scritta alla nostra richiesta di chiarimenti: “Sono persone che hanno ottenuto il permesso di soggiorno in Svizzera per motivi di studio e formazione e non per svolgere un’attività lucrativa”. Secondo l’AWA, questa regola fa in modo che la durata degli studi non venga inutilmente prolungata.

Per l’AWA non è vero che questa limitazione impedisca agli studenti di assolvere stage. “I permessi per pratiche professionali sono rilasciati se le università confermano che queste rientrano nel loro programma di studi. Le pratiche non sono attività lavorative accessorie”.

Qual è l’opinione del Politecnico federale di Zurigo (ETH)?

“Pratiche professionali obbligatorie favoriscono una buona programmazione degli studi e l’accesso al mondo del lavoro.” (Servizio media dell’ETH)

Non è vero che gli studenti dell’ETH provenienti da Paesi terzi non possono svolgere alcuno stage a causa della limitazione delle 15 ore. “Le pratiche professionali sono obbligatorie in alcuni corsi, mentre in altri sono consigliate”, spiega l’ufficio stampa. “Ciò favorisce una buona programmazione degli studi e l’accesso al mondo del lavoro”.

L’ETH, una delle scuole superiori più rinomate al mondo, parte dal presupposto che buona parte dei suoi laureati provenienti da Paesi terzi non abbia alcuna difficoltà a trovare un posto di lavoro in Svizzera. “Due laureati stranieri su tre trovano il loro primo impiego in Svizzera. Dopo cinque anni dal conseguimento del diploma, quasi tutti lavorano ancora qui. Tale percentuale è pressoché uguale tra i laureati di Paesi terzi e quelli di Paesi membri dell’UE”, scrive l’ufficio stampa, basandosi sul sondaggio sulla situazione professionale dei diplomatiCollegamento esterno delle università svizzere svolto dall’Ufficio federale di statistica (UFS).

È davvero così? Quanti sono i laureati provenienti da Paesi terzi che trovano un posto di lavoro in Svizzera?

L’Ufficio federale di statistica relativizza i risultati del sondaggio, indicando che si tratterebbe di una stima. Infatti è difficile contattare le persone provenienti da Paesi terzi, soprattutto dopo che hanno lasciato la Svizzera. Stando all’UFS, le differenze d’interpretazione dei dati tra l’ETH ed Economiesuisse si può spiegare con il percorso accademico seguito dagli studenti di Paesi terzi. Infatti, dopo aver conseguito un bachelor, nove universitari stranieri su dieci continuano gli studi e per questo motivo non rientrano nella regola dei contingenti.

Anche uno studio sull’integrazione professionale, svolto nel 2018 nell’ambito del progetto nccr  – on the moveCollegamento esterno del Fondo nazionale per la ricerca, non fornisce cifre precise sulla percentuale di laureati stranieri impiegati in Svizzera. L’autrice Annique Lombard indica però che circa la metà degli stranieri che hanno conseguito un master rimane in Svizzera. Per i laureati provenienti da Paesi terzi tale quota sarebbe del 44 per cento.

Quali vantaggi offrirebbe l’abolizione della regola dei contingenti?

In un altro studioCollegamento esterno del marzo 2019, i coautori Annique Lombard e Jonathan Zufferey ritengono che l’abolizione dei contingenti potrebbe facilitare l’accesso al mercato del lavoro elvetico ai laureati provenienti da Paesi terzi. Finora, i datori di lavoro dovevano richiedere un permesso di lavoro per questi ultimi, una pratica complessa che in molti non sarebbero disposti ad avviare. 

Sulla base dei sondaggi, Annique Lombard indica altri motivi che spingerebbero molti laureati stranieri a lasciare la Svizzera. Per esempio, quando sono in cerca di un posto di lavoro i cittadini di Paesi terzi sono confrontati con un numero maggiore di problemi rispetto ad altri candidati. “Gli ostacoli sarebbero di natura linguistica e legati alla scelta del corso di studi”, così la coautrice.

Traduzione di Luca Beti

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