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Chi finanzia le bombe a grappolo?

Un ordigno micidiale grande quanto una lattina Reuters

L'associazione Handicap International accusa le banche elvetiche UBS, Credit Suisse e Vontobel di figurare tra le 146 istituzioni finanziarie che hanno investito miliardi di dollari nelle aziende produttrici di bombe a grappolo.

«È inaccettabile che i capitali pensionistici e i risparmi dei cittadini elvetici siano utilizzati per foraggiare aziende produttrici di armi che uccidono e mutilano persone in tutto il mondo», ha affermato mercoledì a Ginevra Paul Vermeulen, direttore della sezione svizzera di Handicap International, un’associazione attiva nell’assistenza alle persone affette da handicap.

Secondo gli accusatori, tale investimento sarebbe stato effettuato nonostante la Convenzione internazionale che vieta le munizioni a grappolo (contenitori il cui involucro esterno si apre per liberare numerose piccole bombe altamente esplosive): la Svizzera lo ha firmato nel 2008 e potrebbe ratificarlo nel 2011.

La Cluster Munitions Coalition, un’associazione che si batte contro questo tipo di ordigni, ha infatti pubblicato un rapporto (Worldwide investments in cluster munitions: a shared responsibility) secondo il quale gli istituti finanziari di una quindicina di paesi avrebbero investito – a partire dal 2007 – oltre 43 miliardi di dollari a favore di sette aziende produttrici di munizioni a grappolo.

Vermeulen ha fatto presente che – stando a quanto figura nel testo – le banche UBS, Credit Suisse e Vontonel avrebbero investito circa mezzo miliardo di franchi in alcune tra le ditte menzionate nel rapporto. Inoltre, altri 25 istituti finanziari elvetici deterrebbero partecipazioni nelle aziende in questione. «Siamo di fronte a investimenti proibiti che lucrano sulla sofferenza altrui», ha dichiarato.

Apposite misure

Interpellata da swissinfo.ch, la portavoce di UBS Dominique Scheiwiller ha spiegato che «UBS Global Asset Management sta implementando una procedura volta a impedire gli investimenti in aziende che fabbricano mine antiuomo e munizioni a grappolo».

La banca ha ribadito di voler applicare un comportamento responsabile: in quest’ottica sono state elaborate apposite linee guida per i settori industriali che presentano elevati rischi dal profilo ambientale e sociale; UBS dispone inoltre di chiari regolamenti interni i quali proibiscono il finanziamento, il commercio e l’esportazione di determinato materiale bellico.

Tramite il portavoce Alex Biscaro, il Credit Suisse ha dal canto suo puntualizzato: «Dal rapporto emerge che la banca non ha avuto un ruolo di primo piano nella fornitura di servizi ad aziende che producono, tra l’altro, le munizioni in questione».

Vontobel ha ammesso di avere investito in una delle ditte menzionate, interrompendo però tale rapporto a fine 2009. «È stata effettuata una valutazione etica: le aziende materialmente coinvolte in attività di questo genere saranno escluse dai nostri portafogli», ha affermato il portavoce Reto Giudicetti.

Secondo gli esperti, per gli istituti bancari è comunque difficile rifiutare dei portafogli che includono alcune tra le principali aziende industriali statunitensi, specialmente quando le banche in questione sono attive a livello internazionale.

Auspicata chiarezza

La Convenzione internazionale sulle munizioni a grappolo – adottata nel 2008 – entrerà in vigore il 1° agosto: secondo Vermeulen, la Svizzera deve rispettare lo spirito di questo documento e mostrarsi inflessibile in materia di investimenti legati ad armi proibite.

Il tema dovrebbe essere prossimamente discusso nel quadro della revisione della legge sul materiale bellico. Due interventi parlamentari – presentati da Liliane Maury Pasquier e Hugues Hiltpold – favorevoli a un divieto del finanziamento delle munizioni a grappolo sono inoltre stati recentemente accolti dal governo.

Ciononostante, la definizione esatta di investimenti diretti e indiretti nonché la quota di attività consentita di una determinata azienda nel settore militare restano oggetto di discussione. Handicap International auspica che la Confederazione adegui la legislazione – come avvenuto per esempio in Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia –, proibendo di investire nelle munizioni letali.

«È fondamentale che il governo elvetico indichi chiaramente agli attori finanziari i limiti di quanto è consentito», conclude Vermeulen.

Simon Bradley, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento dall’inglese)

Le munizioni a grappolo sono contenitori il cui involucro esterno si apre per liberare numerose piccole bombe altamente esplosive (sottomunizioni). Esse sono sganciate da un aereo (bombe a grappolo) o lanciate dall’artiglieria.

A una certa altitudine, le sottomunizioni vengono liberate e esplodono avvicinandosi all’obiettivo o toccandolo oppure in modo ritardato.

In virtù del loro effetto dispersivo, queste munizioni sono utilizzate contro obiettivi di superficie. Le sottomunizioni che non esplodono al contatto con il suolo hanno per le popolazioni civili il medesimo effetto delle mine antiuomo.

La Svizzera ha partecipato alla Conferenza di Dublino che si è svolta nel 2008, contribuendo all’adozione di una nuova convenzione sulle munizioni a grappolo.

Quest’ultima prevede il divieto generalizzato di tali armi, con un’eccezione molto restrittiva per le munizioni che non hanno gli stessi effetti di dispersione.

La Convenzione impone inoltre un termine di otto anni per la distruzione delle riserve di munizioni a grappolo e contempla nuove norme in materia di assistenza alle vittime.

Il testo – finora firmato da 105 Stati e ratificato da una trentina – entrerà in vigore il 1° agosto 2010. In Svizzera, la ratifica dovrebbe avvenire al più presto nel 2011.

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