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Christian Levrat vuole discutere di islam in Svizzera

Christian Levrat (centro) presidente del Partito socialista KEYSTONE/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) Il presidente del Partito socialista Christian Levrat dalle colonne della SonntagsZeitung sollecita un dibattito sul ruolo dell’islam in Svizzera ed evoca – come già fatto dal presidente del PPD – l’introduzione di un articolo costituzionale sulla religione.

“Dobbiamo riflettere se vogliamo riconoscere l’islam in quanto religione ufficiale”; ciò eviterebbe in particolare di lasciare la formazione e il finanziamento degli imam a cerchie esterne, col rischio del fondamentalismo, afferma Levrat. “Dobbiamo interrogarci su un islam svizzero”.

Una questione del genere spetta ai Cantoni, poiché i rapporti tra Stato e religioni sono di loro competenza. Essi dovrebbero riflettere in maniera seria se riconoscere ufficialmente l’islam e potrebbe darsi che al termine del dibattito “un articolo costituzionale veda la luce” secondo il parlamentare friburghese.

A fine luglio era stato il presidente del Partito popolare democratico (PPD) Gerhard Pfister a sollecitare il dibattito sullo Stato di diritto e il fondamentalismo. “Forse – aveva detto – dobbiamo riflettere a un nuovo articolo costituzionale sulla religione”, ciò permetterebbe di definire quali valori sono validi per tutti e non negoziabili.

A proposito di migranti, Levrat esige misure immediate per far fronte alla situazione tesa in Ticino e chiede che alla frontiera venga inviato un mediatore per valutare le denunce dei richiedenti asilo e il comportamento delle autorità. Inoltre, secondo il presidente del PS, la Confederazione “dovrebbe mettere in atto, insieme agli enti umanitari e assistenziali, un servizio di consulenza destinato a coloro che non vogliono rimanere in Svizzera ma soltanto attraversarla”, per raggiungere il nord dell’Europa.

Se coloro che arrivano in Ticino vengono semplicemente respinti in Italia, la situazione a Como potrebbe diventare come quella di Calais, in Francia. “Sarebbe inaccettabile se migliaia di profughi dovessero trascorrere l’inverno alle porte della Svizzera”.

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