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Clima: a Cancún alla ricerca di una nuova spinta

Il simbolo del vertice è promettente, ma il risultato sarà all'altezza? Keystone

Al vertice sul clima di Cancún la Svizzera si impegnerà affinché tutti i paesi stabiliscano obiettivi vincolanti per la riduzione dei gas a effetto serra. Da ciò dipenderà il successo o il fiasco del summit messicano, afferma il capo della delegazione elvetica Franz Perrez.

Al vertice che inizia mercoledì nella località balneare messicana si cercherà soprattutto di gettare le basi per una serie di misure contro la deforestazione, per incentivare le tecnologie energetiche rispettose dell’ambiente e per interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e al loro relativo finanziamento. L’augurio è che a Cancún si riescano anche a compiere progressi per un accordo sul clima in vista della conferenza prevista nel 2011 in Sudafrica.

Un simile accordo per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra è ancora un miraggio, ma le Nazioni Unite sperano comunque di fare dei passi in avanti nella creazione di un fondo destinato ad aiutare i paesi più poveri nel processo di adattamento ai cambiamenti climatici e nell’elaborazione di piani contro la deforestazione e per la promozione delle tecnologie ‘verdi’.

“Lo scheletro esiste. Adesso vorremmo aggiungervi la carne”, sottolinea il capo della delegazione svizzera Franz Perrez. “L’obiettivo è di elaborare un pacchetto di misure grazie al quale sarà possibile compiere dei progressi sostanziali nei diversi ambiti negoziali”.

Inoltre, porre le basi per un quadro giuridicamente vincolante per gli Stati che non hanno ratificato il protocollo di Kyoto costituirebbe “un enorme passo supplementare”, aggiunge Perrez.

Dopo il fallimento del vertice di Copenaghen dello scorso dicembre, quando non si riuscì a raggiungere un’intesa per un accordo globale, il rappresentante dell’ONU Robert Orr ha rivisto le aspettative al ribasso, dichiarando apertamente che nessuno si aspetta che da Cancún possa uscire un consenso. “Il cambiamento climatico non è stato creato in una notte e non potrà essere risolto in una notte”, ha sottolineato.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, che aprirà la parte ministeriale del vertice, prevista dal 7 al 10 dicembre, esorterà i paesi a “lavorare assieme per raggiungere dei risultati equilibrati”.

Trovare un equilibrio

“È tempo di mettersi al lavoro”, osserva dal canto suo Patrick Hofstetter, portavoce dell’Alleanza per una politica climatica responsabile, un gruppo che riunisce circa 60 organizzazioni svizzere.

“Dobbiamo compiere dei passi avanti in tutti gli ambiti, affinché il prossimo anno il tutto possa essere trasformato in un accordo”.

La Svizzera, da parte sua, auspica che si riesca a trovare il giusto equilibrio tra le concessioni e gli impegni assunti dagli Stati industrializzati e quelli delle nazioni emergenti. La Confederazione appoggia la proposta di limitare l’aumento delle temperature a due gradi, come concordato a Copenaghen.

Inoltre, Berna sta valutando la possibilità di aumentare “considerevolmente” la sua partecipazione finanziaria per aiutare gli Stati in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici e a ridurre le loro emissioni. In quest’ottica, la Svizzera proporrà di creare un gruppo di lavoro che dovrà esaminare la fattibilità di un fondo di 100 miliardi di dollari destinato a tali scopi.

Punto cruciale

Il dibattito sul protocollo di Kyoto sarà imperniato sul seguito da dare a questo trattato, che scade alla fine del 2012, e con quali paesi. Il processo è a un punto morto, poiché la comunità internazionale non è riuscita ad accordarsi sull’obiettivo di riduzione delle emissioni.

La Svizzera è favorevole a un nuovo trattato, ma solo se i paesi che non avevano ratificato Kyoto fisseranno pure degli obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni.

Per Perrez, un altro protocollo come quello di Kyoto “non avrebbe senso”. “In questo caso preferiremmo rinunciarvi. Perché fare altrimenti se sappiamo che come comunità globale non siamo riusciti a risolvere il problema?”, spiega il responsabile della delegazione elvetica.

“È la ragione per cui questo ‘se’ rappresenta un punto cruciale. Penso che questo sarà l’elemento che determinerà il successo o il fallimento di Cancún”.

La Confederazione si è fissata come obiettivo di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 20% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990; una percentuale che potrebbe essere portata al 30 se altre nazioni dovessero fare altrettanto.

Per l’Alleanza per una politica climatica responsabile, a Cancún sarà necessario sviluppare in modo deciso i contenuti di un accordo per il periodo del dopo Kyoto.

“È un requisito fondamentale per poter compiere progressi in altri ambiti, poiché molti paesi in via di sviluppo non credono che gli Stati industrializzati manterranno le promesse fatte in passato o che intraprenderanno ulteriori passi”, spiega Hofstetter.

Spinta presidenziale

La presidente della Confederazione Doris Leuthard, responsabile anche delle questioni ambientali, sarà uno dei rari capi di Stato a partecipare al vertice.

L’Alleanza per una politica climatica responsabile ha stilato per lei una lista di obiettivi in vista di Cancún. Oltre a fissare il limite di due gradi per l’innalzamento delle temperature, la Svizzera dovrebbe pure essere più ambiziosa per quanto concerne la riduzione delle emissioni (il 40% in meno rispetto ai livelli del 1990). Berna è inoltre invitata a sostenere la creazione di nuovi fondi e a trovare nuovi fonti di finanziamento, come ad esempio una tassa sull’aviazione.

Infine, l’Alleanza sottolinea che la Svizzera, in qualità di membro dell’Environmental Integrity Group, un gruppo informale di discussione sulla politica climatica, deve adoperarsi affinché i colloqui non si concludano con un debole compromesso. In passato, questo gruppo ha svolto un ruolo in tal senso, ma questa volta la sua influenza sarà minore, poiché uno dei suoi membri, il Messico, dovrà rimanere neutrale in qualità di paese ospite.

“A Cancún, Doris Leuthard ha la possibilità di fornire un importante contributo alla causa ambientale e può creare condizioni ottimali per rafforzare il settore delle tecnologie ‘verdi’ in Svizzera, un rafforzamento che significherà anche nuovi posti di lavoro”, sottolinea l’Alleanza, riferendosi alla volontà espressa dal governo elvetico di fare della Svizzera il leader mondiale in materia di ‘Cleantech’.

“Buona fortuna”, conclude il comunicato.

La conferenza sul clima delle Nazioni Unite si svolge a Cancún, in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010.

Diversi i temi in agenda: riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, misure contro la deforestazione, adattamenti ai cambiamenti climatici, finanziamento delle misure d’intervento e futuro del protocollo di Kyoto.

Nel campo del sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo, che necessitano di fondi per adattarsi al mutamento climatico, sono stati registrati dei progressi, hanno affermato le Nazioni Unite e il Messico.

Non c’è invece ancora una visione condivisa su come proseguire dopo il 2012, anno in cui scadrà il protocollo di Kyoto, lo strumento più importante delle Nazioni Unite per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

In occasione del vertice sul clima di Copenhagen del 2009, oltre 120 paesi si sono accordati per limitare a due gradi Celsius l’aumento della temperatura terrestre. Sussistono però divergenze su come perseguire tale obiettivo.

Da un sondaggio effettuato dal WWF, è emerso che il 69% della popolazione svizzera auspica uno sforzo maggiore da parte delle autorità nella lotta contro il riscaldamento climatico.

La maggioranza degli intervistati ha pure espresso il desiderio che la Svizzera diventi il leader in Europa per quanto riguarda la protezione del clima e il 74% ha dichiarato che la Confederazione dovrebbe adottare misure più severe anche se la comunità internazionale non riuscirà a trovare un accordo.

Questa apparente buona volontà dovrebbe subire un test importante nel 2012, quando verosimilmente i cittadini elvetici si recheranno alla urne per votare sull’iniziativa che chiede di diminuire le emissioni di CO2 del 30% entro il 2020.

Traduzione di Daniele Mariani

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