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Berna accetta la controversa eredità Gurlitt

Il Kunstmuseum di Berna dispone già oggi di una collezione di 3'000 dipinti e sculture e 48'000 fotografie, video e opere grafiche. Keystone


Il Kunstmuseum di Berna ha deciso di riprendere l’ingente collezione lasciata da Cornelius Gurlitt, che comprende circa 1600 opere d’arte moderna. Assieme alle autorità tedesche, il museo bernese si impegna a verificare l’origine di tutto il patrimonio artistico e a restituire ai legittimi proprietari le opere depredate dai nazisti.

“Non è stata una decisione facile”, ha dichiarato Christoph Schäublin, presidente del Consiglio di fondazione del Museo d’arte di BernaCollegamento esterno, durante una conferenza stampa tenuta lunedì mattina a Berlino. Nel maggio scorso, l’annuncio di questa eredità “aveva totalmente sorpreso il Kunstmuseum” e “non aveva di certo suscitato sentimenti trionfali, tenendo conto della storia che grava sulla collezione Gurlitt”, ha sottolineato Schäublin. Una collezione tanto prestigiosa quanto controversa: diversi capolavori sarebbero stati depredati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

Altri sviluppi

Nel corso di questi ultimi sei mesi, il Kunstmuseum ha quindi cercato di chiarire in modo approfondito “le molteplici e complesse responsabilità” legate all’origine di questo tesoro d’arte, ha aggiunto il presidente del Consiglio di fondazione del museo bernese. Responsabilità nei confronti di “coloro che da decenni fanno valere legittimi diritti” di proprietà di alcune opere, ma anche nei confronti dell’opinione pubblica e dello stesso Museo d’arte di Berna, che “non vuole mettere a repentaglio la propria reputazione e la propria stabilità finanziaria”. 

Il Kunstmuseum intende rispettare fedelmente i principi contenuti nella Dichiarazione di Washington, che prevede l’identificazione e la restituzione di tutte le opere rubate. “Ci atterremo in maniera stretta a queste direttive”, ha precisato Schäublin, sottolineando che nessun’opera di origine illecita arriverà in Svizzera. 

Accordo con le autorità tedesche 

Tutte le opere sospettate di essere state depredate dai nazisti resteranno in Germania in attesa di ulteriori ricerche, affidate ad uno gruppo di esperti creato nella primavera scorsa. Il Museo d’arte intende accertare la provenienza di ogni singolo dipinto, conformemente ad un accordo raggiunto con le autorità tedesche e con quelle della regione della Baviera. In base all’intesa – firmata lunedì dalla ministra tedesca della cultura Monika Grütters e dal ministro bavarese di giustizia Winfried Bausback – Berlino si farà carico dei costi legati alla restituzione dei quadri rubati. 

“Con questo accordo vogliamo assumere le nostre responsabilità verso le vittime della dittatura nazista, non solo dal profilo giuridico, ma anche da quello morale. Dietro ogni opera rubata vi è il singolo destino di una persona umana”, ha dichiarato Monika Grütters. Per garantire la maggiore trasparenza possibile e agevolare le ricerche sulla provenienza di ogni opera, i libri contabili di Cornelius Gurlitt vengono pubblicati sul sito www.lostart.deCollegamento esterno e sono quindi accessibili a tutti. 

L’ingente patrimonio d’arte nascosto da Cornelius Gurlitt era venuto alla luce solo nel 2012. Dukas/Actionpress

La collezione Gurlitt – che conta circa 1600 opere – comprende una ventina di capolavori di arte moderna e diverse altre decine di dipinti di assoluto rilievo. La maggior parte della collezione è composta però di acquarelli, disegni e incisioni. Alcune opere possono essere portate immediatamente a Berna e saranno probabilmente esposte già l’anno prossimo, ha precisato Christoph Schäublin.

Capolavori dell’arte moderna

Cornelius Gurlitt (1932 – 2014) aveva ereditato questo immenso patrimonio artistico dal padre Hildebrand (1895 – 1956), un mercante d’arte vicino al regime nazista in Germania.  Si presume che una parte degli oggetti d’arte sia stata sottratta alle vittime del regime tedesco prima o durante la Seconda guerra mondiale.

Quasi 1400 opere, tra cui alcune firmate da Pablo Picasso, Henri Matisse e Marc Chagalli, erano state sequestrate il 28 febbraio 2012 in un vecchio appartamento di Monaco su ordine della Procura di Augusta. La notizia era stata però svelata al pubblico soltanto il 3 novembre 2013. Diverse altre decine, tra cui dipinti di Manet, Monet, Renoir e Picasso, erano state reperite lo scorso febbraio nella casa di Gurlitt a Salisburgo. 

In aprile la Procura di Augusta aveva deciso di sbloccare le opere sequestrate in Germania, dopo il raggiungimento di un accordo tra l’anziano collezionista e le autorità tedesche per una verifica da parte di esperti – circa 450 opere sarebbero sospette. Il giorno dopo la morte del collezionista tedesco, avvenuta il 6 maggio scorso, si è appreso che Gurlitt aveva lasciato in eredità il suo patrimonio al Museo d’arte di Berna. 

Governo svizzero soddisfatto 

Prendendo atto della decisione del Kunstmuseum di accettare il lascito, il governo svizzero constata “con soddisfazione” che l’accordo raggiunto con le autorità tedesche si basa sui Principi di Washington del 1998, firmati finora da 44 paesi, tra cui la Svizzera, e considerati una “buona pratica” a livello internazionale per la gestione dell’arte confiscata dai nazisti. 

“Il pianoforte” di Carl Spitzweg, una delle opere sospettate di essere state rubate dai nazisti. Staatsanwaltschaft Augsburg/dpa

Per il Consiglio federale, “è essenziale che le opere sottratte possano essere restituite rapidamente ai legittimi proprietari”. Dovranno quindi entrare in possesso del Kunstmuseum di Berna soltanto i dipinti per i quali può essere escluso, dopo una verifica condotta dalla task force istituita in Germania, qualsiasi sospetto che siano stati confiscati dai nazisti. 

Anche la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e la Piattaforma degli ebrei liberali di Svizzera si congratulano per la decisione di eseguire ricerche sulle opere rubate e la comune volontà di restituirle ai legittimi proprietari. Se ciò non dovesse essere possibile, in base all’intesa odierna i quadri saranno esposti accompagnati dalla dicitura “opera d’arte rubata”. 

Piena trasparenza

Dopo aver avanzato delle riserve appena pochi giorni fa, anche il presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC) Ronald Lauder ha fatto sapere di approvare la decisione del Kunstmuseum di Berna di accettare il lascito di Cornelius Gurlitt, a condizione che vengano escluse le opere sottratte dai nazisti. 

Lauder ha auspicato l’immediata pubblicazione dell’elenco degli oggetti lasciati da Gurlitt. “Serve la piena trasparenza nell’esame dell’origine delle opere. A Berna non deve essere mandato nulla prima di una corretta verifica”, ha aggiunto. Le opere sottratte agli ebrei devono tornare ai loro legittimi proprietari, oppure i discendenti devono essere risarciti. 

“Finora molti musei svizzeri si sono mostrati titubanti nell’affrontare questa pagina oscura dello loro storia. Berna può ora dimostrare di agire al di là di ogni sospetto”, ha affermato il presidente del WJC. Lauder ha chiesto anche che altri musei passino seriamente al setaccio le loro collezioni. Vanno rigorosamente applicati i principi della Conferenza di Washington del 1998 relativi alle opere d’arte confiscate dai nazisti, ha concluso.

Museo d’arte di Berna

Fondato nel 1879, il Kunsmuseum di Berna è il primo museo d’arte sorto in Svizzera e rimasto fino ai nostri giorni. 

Il museo dispone di una collezione di 3’000 dipinti e sculture, oltre che 48’000 opere grafiche, incisioni, fotografie e filmati. 

Tra le sue opere più prestigiose figurano dipinti di Delacroix, Courbet, Cézanne, Picasso, Anker, Hodler, Kirchner, Dalì, Masson, Oppenheim, Klee e Pollok. 

Nel 2009 il Kunstmuseum aveva rinunciato ad un progetto di ampliamento del suo spazio espositivo, che sarebbe stato finanziato in buona parte da un miliardario bernese.

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