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Comitato borghese dice no ad iniziativa abbandono nucleare

La centrale nucleare di Mühleberg, nel canton Berna (foto d'archivio). Keystone/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) L’iniziativa “per l’abbandono del nucleare”, promossa dai Verdi, metterebbe in pericolo la sicurezza dell’approvvigionamento energetico in Svizzera e potrebbe costare molto caro ai contribuenti.

Per questo un comitato borghese – composto da rappresentanti di PPD, UDC, PLR e PBD – invita popolo e cantoni a votare “no” il prossimo 27 novembre.

L’iniziativa prevede lo spegnimento delle centrali nucleari di Beznau I e II (AG) e di Mühleberg (BE) già nel 2017, ovvero l’anno seguente l’eventuale accettazione del testo. Gli impianti di Gösgen (SO) e di Leibstadt (AG) verrebbero disattivati rispettivamente nel 2024 e nel 2029, ossia 45 anni dopo la loro messa in esercizio.

Secondo il comitato borghese, lo stop degli impianti sarebbe precipitoso e già dall’inverno 2017 verrebbe a mancare circa il 15% della produzione di energia elettrica in Svizzera. Tale elettricità non potrebbe essere sostituita in modo sufficientemente rapido con fonti rinnovabili svizzere, come chiede l’iniziativa.

“Sarebbe necessario aumentare considerevolmente le importazioni di elettricità dalla Francia (centrali nucleari) o dalla Germania (centrali a carbone altamente inquinanti)”, ha avvertito il consigliere agli Stati Werner Luginbühl (PBD/BE). “Ciò ci renderebbe ancor più dipendenti dall’estero”, ha aggiunto.

“A causa della limitazione della durata degli impianti nucleari per motivi puramente politici, i gestori potrebbero inoltre reclamare richieste di risarcimento stimate in diversi miliardi di franchi”, gli ha fatto eco il consigliere nazionale Albert Rösti (UDC/BE). “Tali indennizzi dovrebbero essere pagati dai contribuenti”, ha deplorato il presidente nazionale dell’UDC.

Dal canto suo, il consigliere nazionale Stefan Müller-Altermatt (PPD/SO) ha detto che all’iniziativa dei Verdi il suo partito preferisce la Strategia energetica 2050, approvata a fine settembre dal Parlamento, secondo la quale le centrali esistenti possono continuare a funzionare finché sono sicure. “Vogliamo un abbandono graduale e pianificato del nucleare”, ha rilevato.

Su questo ultimo punto, non c’è però unanimità tra i partiti borghesi: da un lato PPD e PBD sostengono la Strategia 2050, dall’altro il PLR temporeggia e l’UDC la combatte. Il partito di Albert Rösti sta infatti raccogliendo le firme per un referendum.

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