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Giovani svizzeri all’estero nel segno dell’intraprendenza

gruppo di giovani con due uomini attempati in posa fotografica su una scala.
"L'incontro con i giovani svizzeri all'estero e l'entusiasmo che ho potuto leggere nei loro occhi mi riscalda il cuore", ha dichiarato al Congresso degli svizzeri all'estero a Montreux, il ministro Ignazio Cassis, qui in primo piano (in completo blu) in posa per una foto ricordo. ASO/Adrian Moser

L'YPSA, ossia la community dei giovani svizzeri all'estero, rilancia le proprie attività all'insegna di una nuova visione. In primo piano ci sono un'offerta formativa e una partecipazione dinamica dei membri.

Nei primi quattro anni di attività, i membri dell’YPSACollegamento esterno hanno dovuto fare i conti con ostacoli che hanno impedito loro di sviluppare la community come avevano immaginato. “La prima difficoltà è certamente la distanza”, analizza il presidente uscente Roberto Landolina.

Skype, WhatsApp e social network come Facebook, Instagram, YouTube, Meetup permettono di comunicare agevolmente su scala mondiale. Ma i nativi digitali della Quinta Svizzera impegnati in questo progetto si sono resi conto che tali canali da soli non bastano per dar vita a una comunità globale.

Acronimo inglese di “Parlamento dei giovani svizzeri all’estero“, l’YPSA è un’associazione nata nel 2015, con lo scopo di creare una comunità in rete che consenta ai cittadini elvetici tra i 15 e i 35 anni sparsi in tutto il mondo di mettersi in contatto, scambiarsi informazioni, condividere esperienze, formare dei gruppi nei rispettivi Paesi di residenza, organizzare eventi e progetti. Fondata con il sostegno dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) e rappresentata nel Consiglio degli svizzeri all’estero (CSECollegamento esterno), l’YPSA è però indipendente e si gestisce autonomamente. Apartitica, mira a sostenere la formazione politica dei giovani svizzeri all’estero ed è membro della Federazione svizzera dei parlamenti dei giovani (FSPGCollegamento esterno). Ogni due anni, i membri dell’YPSA eleggono un comitato che conta tra 8 e 13 persone, incaricato di rappresentare e promuovere i loro interessi e di coordinare le attività.

Per crescere, la community dei giovani svizzeri all’estero deve modificare il proprio orientamento, ci spiega Roberto Landolina, che in questi primi mesi accompagna il nuovo comitato, eletto alla fine dello scorso anno per la legislatura 2020-22.

“Vogliamo farne una community giovane non solo nella denominazione, ma anche nelle idee”, sottolinea lo studente in ingegneria spaziale al Politecnico di Torino, che collabora a progetti con l’Agenzia spaziale europea. Roberto Landolina e la neoeletta presidente Jacqueline Siffer hanno strettamente collaborato già lo scorso anno per definire gli obiettivi e la strategia dell’YPSA per il biennio 2020-22.

Farsi conoscere e offrire opportunità

Per poter collegare tra loro i giovani svizzeri disseminati nel mondo, “bisogna dapprima raggiungerli, in modo da dar loro la possibilità di interagire con l’YPSA, di essere nostri membri attivi e di creare dei gruppi nei singoli Paesi”, osserva Roberto Landolina. Per questo, l’YPSA dovrebbe poter contare su una rete consolidata di circoli di svizzeri all’estero. Ma questi “non esistono in tutti i Paesi o non sono sufficientemente sviluppati”.

Un problema che negli anni scorsi il comitato dell’YPSA ha cercato di risolvere passando attraverso consolati e ambasciate. “Grazie anche all’impegno del Dipartimento federale degli affari esteri, tramite le rappresentanze svizzere vengono inoltrate delle lettere di presentazione ai giovani svizzeri all’estero, in modo da farci conoscere da loro e cercare di coinvolgerli nel nostro processo”, indica Roberto Landolina.

La nazionalità elvetica da sola non è tuttavia sufficiente per invogliare i giovani svizzeri all’estero a partecipare all’YPSA: “la community deve dimostrare di avere qualcosa da offrire”, sottolinea lo studente. L’idea dei membri del comitato è di incentivare i loro coetanei ad attivarsi in seno alla community, dando loro “l’opportunità di sviluppare le soft skills, vale adire le abilità che sempre più oggi si richiedono ai giovani, quali ad esempio il team working, la capacità di analizzare una situazione per poi risolvere un problema”.

Sistema formativo svizzero come catalizzatore

Giovane seduto su una panchina in un parco in riva al lago.
Roberto Landolina, che abbiamo incontrato in occasione del Congresso degli svizzeri all’estero di Montreux nell’agosto 2019, ha passato il testimone della presidenza dell’YPSA per il 2020-2022 a Jacqueline Siffer. La community può però ancora contare sul suo impegno e la sua esperienza. swissinfo.ch

Roberto Landolina è convinto che i temi inerenti all’istruzione e alla formazione riscuotano grande interesse tra i giovani. Soprattutto in relazione con la Svizzera. “In base alla mia esperienza personale, circa l’80% dei ragazzi cerca informazioni a carattere educativo. Molto spesso mi vengono chieste informazioni riguardo alla formazione e all’educazione in Svizzera”, racconta lo studente.

Soddisfare questa richiesta, a suo avviso, deve dunque essere la grande priorità dell’YPSA, anche se naturalmente non sarà l’unico campo di attività. Una convinzione condivisa dal nuovo comitato che si è messo all’opera in questa direzione.

In cantiere c’è ora l’organizzazione di interviste online di una decina di minuti a personaggi ed esperti di vari settori. Le domande dovranno essere formulate dai membri della community, che saranno stimolati ad attivarsi anche con proposte ed iniziative di vario genere.

Collaborazioni esterne

Il comitato ha già molte idee di sviluppi futuri. Tuttavia, al momento, la mancanza di mezzi finanziari, impedisce all’YPSA di organizzare eventi e workshop. Per superare questo ostacolo, il comitato cerca perciò di tessere legami con altri enti consolidati. L’YPSA ha già cominciato a muoversi in questa direzione.

Dal Congresso del Collegamento svizzero in Italia, svoltosi a Palermo nel maggio 2019, “abbiamo stretto una collaborazione ufficiosa con due grandi associazioni giovanili universitarie, le Junior Enterprise, che fungono da tramite fra il mondo universitario e quello del lavoro in varie aree di attività”.

Gruppi di lavoro mirati

Ma i giovani svizzeri all’estero devono anche essere consapevoli che loro stessi hanno in mano la chiave della crescita e della vitalità della community: quella chiave si chiama partecipazione attiva. Per stimolarla, il comitato dell’YPSA creerà dei gruppi di lavoro gestiti dai suoi membri.

Un gruppo di lavoro si occuperà della comunicazione. Il suo compito sarà di rafforzare e migliorare la presenza dell’YPSA sui social network. Questi saranno strumenti fondamentali per il lavoro e il potenziamento della community. D’altra parte, per l’espansione della comunità, il comitato cercherà di creare e far crescere il maggior numero di gruppi possibile nei diversi Paesi.

La sfida dell’YPSA è lanciata. Spetta ora ai giovani svizzeri nel mondo dimostrare di essere sufficientemente ricettivi e propositivi.

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