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“La democrazia non cade dal cielo”

Doris Leuthard: «L’essenza stessa della democrazia si trova nel dibattito democratico». Keystone

Conoscere il funzionamento della democrazia non basta. Ci vogliono anche dibattiti democratici, media di qualità e un'educazione civica nelle scuole, ritiene la consigliera federale Doris Leuthard. Intervenendo al 93º Congresso degli svizzeri all’estero, la ministra ha invitato gli espatriati a partecipare alle elezioni federali di ottobre. Malgrado i problemi con il voto elettronico.

«La Svizzera ha bisogno di voi. Con le vostre numerose relazioni favorite la comprensione delle preoccupazioni della Svizzera al di là delle frontiere nazionali. All’opposto, ci date la vostra opinione su come la Svizzera è vista nel mondo», ha detto Doris LeuthardCollegamento esterno ai circa 390 partecipanti riuniti a Ginevra per l’annuale Congresso degli svizzeri all’estero (14-16 agosto).

Ricollegandosi al tema di quest’anno – “La formazione civica: garanzia per una democrazia viva” – Doris Leuthard ha sottolineato che la democrazia diretta elvetica punta su una «solida educazione alla cittadinanza». Per questo ci vogliono scuole e professori impegnati, capaci di «trasmettere le conoscenze civiche in maniera viva», media di qualità e pure Internet, un canale che dev’essere «disponibile a ogni momento e accessibile a tutti», ha affermato Doris Leuthard.

«L’essenza stessa della democrazia si trova nel dibattito democratico»
Doris Leuthard, consigliera federale

Tuttavia, ha puntualizzato, non è sufficiente conoscere come funziona la democrazia. «L’essenza stessa della democrazia si trova nel dibattito democratico», ha detto Doris Leuthard, invitando gli svizzeri all’estero a partecipare alle elezioni federali di ottobre.

«Il vostro voto conta», ha osservato la ministra della comunicazione, ricordando la recente votazione sulla nuova legge radiotelevisiva, decisa per una manciata di voti. In merito al freno all’e-voting deciso dal governo, che ha negato l’autorizzazione a nove cantoni, Doris Leuthard ha spiegato che la sicurezza, ed in particolare la protezione del segreto di voto, è un elemento centrale che non può essere violato.

Mobilitare i giovani

Insistendo sul fatto che la partecipazione al voto è «un diritto e un dovere di ogni cittadino», il presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) Jacques-Simon Eggly ha osservato che la quota di partecipazione politica dei giovani «è troppo bassa». Alle elezioni federali del 2011, solo un giovane su tre di età compresa tra i 18 e i 34 anni si è recato alle urne.

In generale, malgrado un leggero aumento del tasso di partecipazione agli scrutini negli ultimi anni (in media 40-50% per le votazioni a livello nazionale), più della metà degli aventi diritto in Svizzera non esercita il suo diritto di voto.

Uno studio realizzato nel 2014 da easyvote.chCollegamento esterno ha però evidenziato che mettendo in atto delle misure di incoraggiamento è possibile mobilitare maggiormente i più giovani. Una spinta alla partecipazione politica che viene innanzitutto dalla scuola e da un’informazione mediatica semplice e neutrale, ha sottolineato Jacques-Simon Eggly.

«La democrazia non cade dal cielo», ha affermato dal canto suo Hans Stöckli, presidente della Nuova Società Elvetica, il quale auspica una maggiore coesione tra le iniziative di istituti e organizzazioni per la promozione della partecipazione politica.

Parlamento dei giovani

Nel quadro dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero è stato organizzato un seminario in cui giovani residenti in diversi paesi hanno potuto confrontarsi con questioni teoriche e concrete della politica.

Durante una settimana in agosto, i giovani svizzeri all’estero di 15-25 anni hanno avuto l’occasione di famigliarizzarsi con il dibattito politico, imparando in modo ludico a esporre le proprie opinioni e ad accettare quelle degli altri. Il seminario si è svolto in collaborazione con la fondazione Dialogo, che nel 2005 ha lanciato il progetto “La gioventù dibatte”.

Durante il Congresso degli svizzeri all’estero di Ginevra, i partecipanti al seminario hanno annunciato la costituzione del primo parlamento dei giovani svizzeri all’estero. I suoi membri saranno eletti in autunno.

Il deputato alla camera alta del parlamento (Consiglio degli Stati) ha presentato il progetto Campus per la democraziaCollegamento esterno, lanciato nel marzo di quest’anno. Il suo obiettivo è di coordinare le diverse attività e di informare i giovani, così come tutti coloro che hanno il diritto di votare per la prima volta. Più a lungo termine, il campus vuole incrementare e sviluppare ulteriormente la formazione e la partecipazione politica in Svizzera.

Il virus della democrazia

«I giovani non partecipano mai, o raramente, a votazioni ed elezioni», ha fatto notare anche Anja Wyden Guelpa, cancelliera del canton Ginevra. Il loro tasso di partecipazione è del 15-20% inferiore alla media dell’elettorato del cantone e i più attivi alle urne sono le persone di età compresa tra i 70 e i 75 anni. «I giovani non si sentono toccati, non sono coinvolti. Ma per una democrazia sana ci vuole una partecipazione più ampia», ha detto.

Anja Wyden Guelpa riconosce che per «contagiare i giovani con il virus della democrazia» non c’è una ricetta universale. Bisogna piuttosto insistere su una serie di progetti. Il cantone romando, tra i pochi della Svizzera a offrire il voto elettronico alle prossime elezioni federali, è stato il primo a intraprendere iniziative concrete.

Tra queste c’è il progetto Istituzioni 3D, il cui scopo è spiegare ai giovani (10-18 anni) il funzionamento della politica e delle istituzioni. Attraverso giochi di ruolo e animazioni nelle sedi dei poteri, i ragazzi si immergono in modo ludico e pedagogico in una formazione civica che completa i corsi scolastici.

Altre iniziative includono il concorso di videoclip CinéCivic, in cui i giovani sono invitati a realizzare filmati sul tema della partecipazione politica, e la Settimana della democrazia. Organizzato per la prima volta a Ginevra, l’evento (14-20 settembre 2015) si rivolge a giovani, donne e stranieri residenti.

Diritti umani a scuola

La partecipazione alla vita politica e alla gestione degli affari pubblici è un elemento centrale delle società democratiche contemporanee, ha detto Manon Schick, direttrice della sezione svizzera di Amnesty International (AI).

Altri sviluppi

L’organizzazione umanitaria punta a questo proposito sull’educazione ai diritti umani (EDUCollegamento esterno), uno strumento per invitare i giovani a riflettere su questioni sociali, economiche e politiche, prendendo i diritti umani come punto di riferimento.

«Informare i giovani non basta. Bisogna anche fornire loro i mezzi per acquisire conoscenze e competenze per essere in grado di agire, di cambiare le cose», ha affermato. Per questo motivo, AI ritiene fondamentale integrare l’EDU nel sistema educativo svizzero.

Un primo passo in questo senso è già stato fatto nel quadro dell’armonizzazione dei programmi di studio della scuola dell’obbligo, ha rilevato Manon Schick. Tuttavia, ha puntualizzato, l’EDU non costituisce una disciplina a sé stante e il suo insegnamento varia a seconda dei cantoni, degli istituti scolastici o del personale insegnante. «Bisogna fornire ai giovani gli strumenti appropriati per far fronte alla complessità delle questioni della società, affinché diventino dei cittadini a pieno titolo», ha insistito Manon Schick.

«Una democrazia come quella svizzera può funzionare soltanto con e attraverso i suoi cittadini. Che si trovino all’interno o all’esterno del paese», ha detto in conclusione il presidente uscente dell’OSE Jacques-Simon Eggly, trasmettendo simbolicamente le chiavi dell’organizzazione al neoeletto Remo Gysin.

Il prossimo Congresso degli svizzeri all’estero si svolgerà dal 5 all’8 agosto 2016 a Berna. Quello dell’anno prossimo sarà un appuntamento particolarmente importante. L’OSE festeggerà infatti il suo 100º anniversario.

Quinta Svizzera 

Oltre 740’000 cittadini svizzeri vivono all’estero, ossia oltre il 10% della popolazione elvetica complessiva. 

Fondata nel 1916, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) rappresenta in Svizzera gli interessi dei connazionali espatriati ed è riconosciuta dalle autorità come portavoce della Quinta Svizzera. 

Il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSECollegamento esterno) è considerato il parlamento della Quinta Svizzera. Tiene due sedute all’anno: una in primavera, l’altra in estate in occasione del Congresso annuale degli svizzeri all’estero. 

Il Congresso degli svizzeri all’estero è la riunione annuale nella Confederazione di connazionali espatriati. Questo foro permette di dibattere temi importanti per la Quinta Svizzera, scambiare informazioni e incontrare rappresentanti delle autorità e dei partiti svizzeri.

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