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Vittima di molestie sessuali, cosa fare?

una mano di un uomo sulla spalla di una donna
Molestie sessuali sul posto di lavoro, un tema di attualità anche in Svizzera. Keystone/Gaetan Bally

Quando alcune settimane fa sono emerse delle accuse di molestie sessuali nei confronti del deputato svizzero Yannick Buttet, l’interrogativo è passato da «potrebbe succedere anche qui?» a «come reagire?».

Uno studio commissionato dal governo ha rilevato che in Svizzera il 28% delle donneCollegamento esterno è confrontato con molestie sessuali durante la vita professionale. Casi che però finiscono raramente sulle prime pagini dei giornali, come invece è successo per lo scandalo Harvey Weinstein e le vicende che vi hanno fatto seguito negli Stati Uniti e in altri paesi.

Ciononostante, il caso Buttet e le recenti accuse rivolte al professore Franco Moretti, così come le campagne #metoo e #quellavoltache sulle reti sociali, hanno portato a una presa di coscienza di ciò che finora era spesso considerata una questione privata.

Cosa potete fare se foste vittime di molestie sessuali sul posto di lavoro in Svizzera? Quali sono le risorse pratiche e le vie legali a vostra disposizione e in quale misura sono davvero efficaci? swissinfo.ch risponde agli interrogativi principali sul diritto dei dipendenti e le responsabilità dei datori di lavoro.

1. Fino a che punto le molestie sessuali rappresentano un problema in Svizzera?

«Sono chiaramente un problema», risponde Franciska Krings, professoressa di comportamenti organizzativi all’Università di Losanna e coautrice di uno studio che mette a confronto le molestie sessuali nelle diverse regioni linguistiche e culturali della Svizzera.

Secondo lo studioCollegamento esterno, che corrobora un’indagine del 2008Collegamento esterno commissionata dall’Ufficio federale per l’uguaglianza tra donna e uomo (UFUCollegamento esterno), circa la metà delle persone (di entrambi i sessi) interrogate ha affermato di aver subito «comportamenti potenzialmente molesti» – quali osservazioni o barzellette denigratorie o indecenti, sguardi fissi, atteggiamenti osceni – sul posto di lavoro.

Tuttavia, alla domanda sulle molestie sessuali, la percentuale varia fortemente a dipendenza delle regioni e del sesso: circa il 18% delle donne e meno dell’8% degli uomini in Ticino e nei cantoni francofoni ha risposto di averle già subite, a fronte di un 30% di donne e di un 11% di uomini nella Svizzera tedesca. Secondo Franciska Krings, è possibile che «la gente sia più consapevole del problema nelle regioni germanofone», ma anche che «alcune culture incoraggino le donne a esprimersi più facilmente».

2. Come viene definita la molestia sessuale nella legge svizzera?

La molestia sessuale è una forma di discriminazione connessa con il sesso ed è quindi vietata dalla legislazione elvetica. La Legge federale sulla parità dei sessiCollegamento esterno del 1995 descrive i comportamenti molesti come il fatto di «proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressioni di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo sessuale». Le osservazioni sessiste, i contatti fisici indesiderati o la condivisione di materiale offensivo in un ufficio possono anch’essi essere considerati delle molestie sessuali. A essere determinante non è l’intenzione della persona che molesta, ma il modo in cui il suo comportamento colpisce la persona interessata e se si tratta di un atto indesiderato o al contrario benvenuto.

Quando un dipendente è preso di mira e i comportamenti si ripetono per un certo periodo, la molestia sessuale può essere considerata una forma di intimidazione, chiamata mobbingCollegamento esterno, che mira a marginalizzare o a escludere una persona sul luogo di lavoro. Come precisano le direttive in vigore all’Università di BasileaCollegamento esterno, «il motivo principale delle molestie non ha nulla a che vedere con l’erotismo o l’attrazione sessuale. L’aspetto sessuale si presta a questo genere di comportamento intimidatorio siccome è un ambito in cui le vittime sono particolarmente vulnerabili».

3. Quali passi concreti e azioni legali possono intraprendere le persone residenti in Svizzera che hanno subito molestie sessuali sul posto di lavoro?

Oltre ai danni psicologici e fisici, le molestie sessuali possono anche rendere ostile l’ambiente lavorativo, ciò che può nuocere alla produttività e alla crescita professionale. L’Università di Ginevra ha recentemente lanciato una campagna di sensibilizzazioneCollegamento esterno, dopo che uno studio del 2016 aveva evidenziato che il sessismo era tra i principali ostacoli nella carriera delle ricercatrici.

Unia, il sindacato più grande della Svizzera, consiglia a tutti i lavoratori di annotare dettagliatamente tutti gli atti molesti, con data e luogo dell’accaduto. Stando alla guidaCollegamento esterno dell’UFU sulle molestie sessuali sul posto di lavoro, la prima cosa che la vittima dovrebbe fare è dire al molestatore di smetterla. Se il comportamento persiste, deve informare il suo superiore, il punto di contatto all’interno dell’azienda oppure un rappresentante del sindacato.

Il dipendente e il datore di lavoro possono tentare di risolvere la questione internamente attraverso una mediazione. C’è anche la possibilità di intentare una causa civile nei confronti del datore di lavoro, e di ricevere una compensazione equivalente a un massimo di sei mesi di salario, nel caso in cui l’azienda non avesse preso tutte le ragionevoli misure per prevenire le molestie. Le vittime di stupro o di altre forme di violenza sessuale dovrebbero dal canto loro esporre una denuncia penale. I dipendenti sono protetti dal licenziamento durante la durata delle procedure interne, dell’arbitrato e dei procedimenti giudiziari.

Sebbene la legge svizzera offra numerose protezioni alle vittime di molestie, nei fatti le vicende finiscono solo di rado in tribunale. Secondo uno studioCollegamento esterno a cui ha partecipato anche Karine Lempen, professoressa di diritto all’Università di Ginevra, tra il 2004 e il 2015 i tribunali cantonali della Svizzera si sono espressi soltanto 35 volte su casi di molestie sessuali. E soltanto nel 18% dei casi il verdetto è stato favorevole alla persona molestata. Karine Lempen spiega che tra i principali ostacoli ci sono «le esigenze molto elevate in materia di onere della prova e il fatto che le molestie sessuali non sono molto ben conosciute nel sistema giudiziario. Numerosi tribunali non verificano se i datori di lavoro adottino misure preventive appropriate».

Le poche possibilità di successo al termine di lunghe procedure giudiziarie dissuadono molte vittime. A questo si aggiungono il sentimento di vergogna e il timore di subire una vendetta da parte del molestatore o le rappresaglie dei colleghi, soprattutto quando le accuse risultano nel licenziamento di un collaboratore ben rispettato e particolarmente performante. La maggior parte delle persone finisce così col lasciare l’impiego, constata Franciska Krings.

Per aiutare le vittime, l’UFU ha lanciato nel luglio 2017 un portaleCollegamento esterno informativo e di consulenza in cui sono elencate le varie risorse di sostegno giuridico e psicologico in Svizzera.

4. In che modo i datori di lavoro possono e devono reagire ai casi di molestie sessuali sul posto di lavoro?

La legge svizzera obbliga i datori di lavoro ad adottare misure per prevenire le molestie sessuali, senza però specificare quali. Nicole Brauchli-Jageneau dello studio legale Vischer spiega che la maggior parte delle grandi aziende in Svizzera adottano una politica di tolleranza zero. Questa deve però anche essere difesa dalla direzione e applicata in tutta l’azienda. I punti di contatto all’interno dell’azienda devono inoltre essere capaci di trattare tali questioni con empatia e oggettività.

I datori di lavoro devono pure adottare misure rapide e discrete per indagare sui casi di molestie sessuali e per porvi rimedio. Si tratta di un’aspettativa basilare, ma anche essenziale per costruire una cultura della fiducia e del rispetto. Le aziende, rammenta Nicole Brauchli-Jageneau, devono rendersi conto che «il datore di lavoro non è probabilmente la prima persona a cui si rivolge un dipendente».

Da novembre, Nicole Brauchli-Jageneau è coautrice di un blog sul delicato equilibrio tra il dovere del datore di lavoro di proteggere tutti i suoi impiegati e la presunzione di innocenza. Quando il datore di lavoro è preoccupato per la sua responsabilità possono nascere dei conflitti di interesse, ragione per cui Franciscka Krings raccomanda alle aziende di fare appello a terzi indipendenti per condurre le indagini.

Le sfide legate all’eliminazione delle molestie sessuali e alla protezione dei diritti dei lavoratori non concernono soltanto la Svizzera. Sulla carta le leggi sono buone, ma se la gente continua ad aver paura di esprimersi, i necessari cambiamenti culturali non avverranno. «Se siete vittima di molestie – conclude Nicole Brauchli-Jageneau – probabilmente non siete i primi e forse nemmeno gli ultimi».

Molestie in parlamento

Dal primo gennaio 2018, le vittime di molestie sessuali nel parlamento svizzero potranno rivolgersi a un centro di consulenza specializzato e indipendente. Il servizio sarà confidenziale.

La decisione è stata presa dopo lo scandalo che ha travolto il deputato Yannick Buttet, accusato di molestie e di stalking. Vice presidente del Partito popolare democratico, Buttet si è dimesso dalla sua carica di parlamentare. In seguito a questa vicenda, alcuni deputati hanno parlato delle loro esperienze e altri hanno chiesto di agire maggiormente contro le molestie in parlamento.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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