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Adottata la revisione della Legge sulla parità

Veduta panoramica della sala del Consiglio nazionale con i deputati seduti al loro posto
La camera bassa ha infine adottato una versione "edulcorata" della legge. © KEYSTONE / ANTHONY ANEX

Il Consiglio nazionale ha approvato martedì la revisione della Legge sulla parità dei sessi che mira a raggiungere la parità salariale. Al contempo, ha bocciato l'aumento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni.

Le disposizioni principali del nuovo testo erano state adottate martedì. Tra questa figura l’obbligo, per le imprese con almeno 100 lavoratori, di far svolgere ogni quattro anni -con verifica di un organismo indipendente- un’analisi sull’uguaglianza di salari tra i sessi.

Il progetto vuole più che altro promuovere un cambiamento di mentalità: non prevede sanzioni per chi non rispetta la parità salariale. È però un passo in più rispetto a un’auspicata -ma non riuscita- autoregolazione del settore.

La sinistra avrebbe voluto abbassare a 50 la soglia nel numero di impiegati a partire dalla quale vi è obbligo di analisi, mentre la destra l’avrebbe aumentata a 250.

Analisi nero su bianco

Allineandosi al Consiglio degli Stati, l’altro ramo del Parlamento, il Nazionale ha deciso che i datori di lavoro dovranno informare i loro impiegati “per iscritto” sul risultato delle analisi sulla parità salariale. Destra e centro-destra avrebbero preferito una semplice comunicazione.

Bocciata la proposta di escludere le società quotate in borsa dal pubblicare i risultati dell’analisi in allegato al conto annuale e anche quella del Partito socialista di obbligare le aziende a rendere pubbliche le misure intraprese.

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La camera bassa ha infine confermato la durata limitata delle nuove disposizioni legislative: saranno soppresse dopo 12 anni, un limite temporale che la sinistra ha tentato invano di stralciare.

Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati per l’esame delle divergenze.

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Sul possibile innalzamento dell’età pensionabile, il governo ha invitato il Parlamento a non precipitare le cose e aspettare il progetto di riforma dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Molti hanno del resto ritenuto e sottolineato che non fosse né il modo né il momento giusto per un innalzamento. 

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