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Corso Salani rivive a Locarno

Corso Salani durante le riprese del primo episodio del film “I casi della vita”. pardo.ch

«Regista impegnato, perfetto per il cinema d’autore indipendente». Così il mondo del cinema ricorda Corso Salani, morto prematuramente all’età di 48 anni. Nei suoi film ha spesso denunciato le morti e gli incidenti sul lavoro. Il Festival del film di Locarno gli rende un doveroso omaggio.

A Locarno aveva ottenuto, nel 2007, il Premio speciale della giuria per Imatra (un documentario della serie Confini d’Europa) nel concorso Cineasti del presente. Ed è sempre stato un amico del Festival. La prematura scomparsa del regista italiano Corso Salani ha sconvolto il mondo del cinema. Lo ha ricordato il direttore artistico del Festival di Locarno Olivier Père, che ha voluto rendergli omaggio.

Quando la morte lo ha colto mentre passeggiava con la moglie sul lungolago, Corso Salani stava lavorando a “I casi della vita”, otto storie (quattro italiane e quattro in giro per il mondo, dalla Russia all’America latina) sugli incidenti sul lavoro. Due episodi del film – commissionato dall’Enel (Ente Nazionale Energia Elettrica, azienda italiana per la fornitura dell’elettricità) – sono stati proiettati a Locarno. Mostrano con lucidità e sensibilità il mondo del lavoro in realtà diverse tra loro – Siracusa e Konakovo (Russia) – ma unite dalla dimensione umana del dramma.

Corso Salani ha la capacità di colpire lo spettatore tanto a livello razionale, quanto a livello emotivo. Il suo lavoro intreccia racconto cinematografico e testimonianze di dipendenti Enel coinvolti in incidenti sul lavoro. Nel primo episodio, girato a Konakovo, Kira è una giovane e talentuosa pattinatrice. Suo padre è molto fiero di lei, tanto fiero da dimenticare i suoi doveri di operaio. Egli avrà un incidente che segnerà per sempre l’esistenza e la carriera di Kira.

Nell’episodio italiano, ambientato a Siracusa, i protagonisti si trovano a fare i conti con la tragica realtà che una disattenzione può mandare in frantumi più esistenze, generando un vuoto senza soluzione. Come succede a Rosa, giovane promessa sposa di Rocco, morto per salvare un collega di lavoro che tornerà a confrontarsi con lei nel tentativo vano di ricomporre una vita andata in frantumi per il senso di colpa.

Una figura rara apprezzata dalla Cineteca svizzera

Regista, autore, attore. Cineasta schivo e molto autoironico. Uno sguardo curioso e acuto. Uno spirito libero. Un viaggiatore. Nel cinema indipendente italiano è stata una presenza complessa, profonda, articolata, ma inconfondibile. Corso Salani – come è stato più volte sottolineato nel corso del Forum a lui dedicato – era un uomo discreto, garbato, sensibile. Un cuore appassionato, come lo ha definito qualcuno che lo conosceva bene. E quel cuore si è fermato all’improvviso, lasciando tutti un po’ orfani.

Corso Salani ha scelto con assoluto rigore il modo in cui voleva lavorare per esprimere la sua idea di cinema, la sua visione del ruolo del regista. Per lui il cinema non era uno strumento separato dalla vita, ma una vera ragion d’essere. «Corso Salani – ha esordito Roberto Turigliato – ha voluto essere un cineasta totalmente libero, umano. Ha voluto seguire e inseguire le vite possibili, perché per lui ad essere importanti erano le storie. Le storie, grandi o piccole, delle persone. Corso ha avuto con il cinema e con la vita, un rapporto d’amore».

L’unicità della figura rara e preziosa di Salani è stata messa in luce anche da Frédéric Maire, attuale direttore della Cineteca svizzera ed ex direttore artistico del Festival. «Quando mi hanno annunciato la sua morte – ha ricordato Maire – ero sconvolto. Il cinema indipendente ha perso un autore straordinario. Se dovessi indicare una parola che possa rappresentare Corso Salani e la sua opera, scegleriei “oltre”. Perché ha saputo andare oltre le frontiere, oltre il rapporto tra finzione e realtà».

Per le sue caratteristiche, l’opera di Salani si è conquistata un posto all’interno della Cineteca svizzera (la sesta al mondo per importanza e dimensioni), che conserva una copia delle sue produzioni. «In questo modo vogliamo anche noi contribuire alla diffusione internazionale del cinema di Salani. Aderire al progetto della fondazione – ha insistito Maire – è un dovere naturale».

Una fondazione in sua memoria

Non è un caso se proprio a Locarno la famiglia, insieme a un gruppo di amici e collaboratori di Corso Salani, ha deciso di presentare la fondazione intitolata al regista. Per i promotori «il Festival di Locarno è la sede più idonea e prestigiosa per presentare questa iniziativa, dal momento che proprio Locarno – è stato più volte sottolineato nel corso del Forum – ha storicamente contribuito in maniera decisiva a riconoscere e far conoscere a livello internazionale l’opera di Corso». A Locarno, il regista scomparso non ha solo vinto un premio, ma è stato anche nella giuria del concorso Cineasti del presente.

Critico cinematografico e già direttore artistico di Riminicinema, Fabrizio Grosoli ha esortato a sostenere la creazione della fondazione. «Per ora é solo un’idea nelle nostre menti e nei nostri cuori. Il nostro auspicio – ha precisato – è di creare una struttura che possa agire. Occorre dunque sostenerla materialmente. Speriamo che la vetrina di Locarno dia a questo progetto una visibilità internazionale, dal momento che uno degli scopi della fondazione sarà quello di incoraggiare nuovi cineasti a seguire la strada del cinema indipendente. È ardua e faticosa, ma può portare lontano».

Il valore del cinema indipendente

In un paese come l’Italia in cui il cinema indipendente, i film d’impegno sociale e gli sguardi originali sul mondo sono quasi sempre relegati in una nicchia e, di conseguenza, in qualche modo isolati e marginalizzati per lasciare spazio a pellicole che non disturbano, che non fanno riflettere e che, soprattutto, riempiono le casse, è difficile lavorare come regista controcorrente. In un paese dove, davvero, l’arte e la cultura rischiano l’estinzione a causa dell’impoverimento intellettuale e morale, sembra esserci poco spazio per autori come Salani.

In una recente intervista, alla domanda sul poco spazio dato ad alcuni film, Corso Salani aveva risposto con queste parole: «Gli stessi che fanno questi discorsi hanno lavorato con chi ha portato il livello più in basso. Berlusconi era considerato schifoso, ma poi tutti in tv o al cinema c’hanno lavorato. Dopo non puoi lamentarti che il livello s’abbassa, ci hai partecipato anche tu… Forse la gente non ha voglia di vedere film che impegnino troppo».

Peccato, perché «se il cinema è il viaggio – ha concluso Carlo Chatrian, responsabile delle retrospettive del Festival di Locarno – Corso è l’anima stessa del viaggio. Nel suo viaggio cinematografico sapeva abbandonare se stesso per costruirsi nuovamente».

Françoise Gehring, swissinfo.ch, Locarno

Corso Salani (Firenze, 9 settembre 1961 – Ostia, 16 giugno 2010) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano. Si è diplomato presso l’Istituto di Scienze Cinematografiche di Firenze nel 1984, dopodiché si è occupato di vari aspetti della produzione, facendo persino l’autista.
Oltre ad aver recitato in film come Il muro di gomma (1991) e Il vento di sera (2004), Salani era un regista di talento.

Dopo il suo esordio con Voci d’Europa nel 1989, diresse vari film di finzione, tra cui Gli occhi stanchi (1995) e Corrispondenze private (2002), e documentari quali Cono Sur (1998) e C’è un posto in Italia (2005).

A Locarno ottenne il Premio speciale della giuria per Imatra (un documentario della serie Confini d’Europa) in Concorso Cineasti del presente nel 2007. I casi della vita è il suo ultimo film.

La cifra stilistica del suo cinema è la commistione fra documentario e finzione, osservazione della realtà e rielaborazione poetica, reportage d’autore e cinema narrativo: temi centrali sono il viaggio come mezzo programmatico di spaesamento e l’incomunicabilità, resa attraverso lo straniamento linguistico fra i . personaggi di nazionalità diverse.

I principali scopi della fondazione intitolata a Corso Salani, saranno quelli di valorizzare e diffondere le opere edite ed inedite del cineasta, sia per quanto riguarda la sua attività registica che per ciò che concerne la sua produzione, in gran parte inedita, letteraria.

Si impegnerà inoltre a promuovere iniziative e manifestazioni che tendano a sostenere il cinema indipendente nello spirito del lavoro di film maker di Corso Salani. In particolare si impegnerà nella progettazione di un Premio intitolato a Salani e destinato a riconoscere il talento di un giovane film maker.

Il film “I casi della vita”, composto da diversi episodi, rientra in un progetto realizzato in collaborazione con l’ENEL: “zero infortuni”. L’obiettivo è di sensibilizzare sul tema della sicurezza sul posto di lavoro. Salani ha voluto lavorare sul dramma umano che si nasconde sempre dietro ai numeri statistici che fotografano la situazione degli infortuni sul lavoro.

Per realizzare l’opera , il regista ha incontrato operai ENEL in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, ha intervistato chi è rimasto vittima di un infortunio, i suoi colleghi e i suoi familiari. Il progetto si è esteso poi in Romania, Slovacchia, Russia, Germania. Salani è morto poco prima di partire per il Guatemala

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