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Credit Suisse: anche Schneider-Ammann critica bonus

Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Non prendono fine le critiche in merito ai bonus milionari versati dal Credit Suisse: ora nel dibattito interviene anche il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, che in un’intervista definisce i bonus “una mancanza di riguardo”.

Presto o tardi nel dialogo tra partner sociali il Credit Suisse pagherà per la sua politica delle remunerazioni, sostiene il ministro dell’economia in un’intervista alla “Zentralschweiz am Sonntag”. “Quando ero un industriale e presidente di Swissmem ho tentato di far capire ai miei colleghi di Economiesuisse che con le retribuzioni eccessive stavano compiendo una stupidaggine che non ha nulla a che vedere con la situazione di mercato”.

Inizialmente il Credit Suisse prevedeva il versamento di complessivamente 82 milioni di franchi alla direzione per l’esercizio 2016, nonostante quest’ultimo si fosse chiuso con un buco di 2,7 miliardi e quello precedente con un rosso di 2,9 miliardi. Dopo le aspre critiche mosse da alcuni influenti rappresentanti degli azionisti, a metà aprile la direzione della banca aveva proposto di tagliare del 40% i propri bonus.

Se ciò è sufficiente dovranno deciderlo gli azionisti, afferma Schneider-Ammann: “lo sapremo tra meno di una settimana”. I rappresentanti degli azionisti ISS, Glass Lewis ed Ethos continuano a raccomandare di respingere il rapporto sulle remunerazioni in occasione dell’assemblea generale di venerdì prossimo.

Il fondo statale norvegese Norges Bank ha invece cambiato avviso. Il grande azionista Harris Associates si era pronunciato a favore già prima della decurtazione mentre non si conoscono le posizioni di altri detentori di grosse partecipazioni quali il fondo sovrano qatariota, il gruppo saudita Olayan e il gestore patrimoniale Blackrock.

Da parte sua il fondo di compensazione AVS/AI/IPG (Compenswiss) non ha ancora deciso come votare: il suo presidente Manuel Leuthold sottolinea tuttavia in un’intervista alla “NZZ am Sonntag” che “se un sistema di retribuzione non è trasparente o gli indennizzi non corrispondono alle prestazioni ci opponiamo”.

Il consigliere agli stati indipendente sciaffusano Thomas Minder, all’origine dell’iniziativa sulle retribuzioni eccessive che ha dato agli azionisti maggiori possibilità di esprimersi sui compensi dei manager, spera in un “no” venerdì prossimo: “se gli azionisti dovessero approvare le remunerazioni, il dividendo e la rielezione del consiglio d’amministrazione si tratterebbe di una catastrofe”, afferma Minder in un’intervista alla “SonntagsZeitung”.

A suo modo di vedere bisognerebbe mettere sotto tutela simili azionisti. “Ma temo che il Credit Suisse riuscirà a far passare tutte le sue proposte”. A quattro anni dall’accettazione alle urne dell’iniziativa sui salari dei manager poco è cambiato riguardo all’ammontare dei bonus ai più alti livelli. In questo contesto Minder critica scappatoie quali votazioni sulle retribuzioni future.

Tuttavia da quest’anno si constata una maggiore resistenza contro le remunerazioni sproporzionate da parte degli azionisti e delle società che li rappresentano. Ad essere criticato non è tanto l’importo dei bonus quanto il divario tra prestazione e compenso.

Di recente gli azionisti di Georg Fischer hanno bocciato il rapporto sulle retribuzioni, quelli di ABB e Novartis lo hanno approvato ma con un’opposizione di rispettivamente il 38 e il 40%. Una quota di “no” del 20% e oltre viene considerato una chiara espressione di malcontento e un segnale d’avvertimento.

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