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Credit Suisse più inguaiato di UBS negli USA?

Sul Credit Suisse spira aria di tempesta americana Ex-press

Il Dipartimento di giustizia statunitense avvia un'inchiesta penale sul Credit Suisse e presenta altre denunce. Secondo gli avvocati dei clienti della banca elvetica, la situazione è ancora più grave di quella dell'UBS nel 2008.

Tre anni dopo l’inizio del caso UBS, il Credit Suisse (CS) riceve una lettera dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti che lo informa di essere al centro di un’inchiesta. Quattro nuove imputazioni portano a otto il numero dei dipendenti del Credit Suisse accusati di avere aiutato clienti americani a frodare il fisco.

La portavoce del CS negli Stati Uniti non ha risposto a una richiesta di colloquio di swissinfo.ch. Ma in una dichiarazione, Victoria Harmon sottolinea “l’impegno” della banca con sede a Zurigo di “svolgere attività transfrontaliere nel pieno rispetto della legge” e di “cooperare con le autorità statunitensi, nella misura dei nostri obblighi legali svizzeri”.

Dal canto loro, Scott Michel e Lawrence Horn, avvocati di clienti dell’UBS e del CS, ritengono che la seconda grande banca della Svizzera si trovi in una situazione ancora più delicata di quella della prima.

“Le gravissime accuse contro il Credit Suisse riguardano una serie più lunga di comportamenti, che vanno oltre il complotto contro il fisco e concernono un più vasto campo di attività penali”, afferma Scott Michel dello studio Caplin&Drysdale a Washington.

Non ci si trova di fronte “solo a rimproveri secondo cui una banca ha aperto conti sapendo che non sarebbero stati dichiarati, ma ad asserzioni secondo le quali la banca ha mentito alla Federal Reserve (la banca centrale degli USA, Ndr.), ha distrutto archivi riguardanti conti, ha aiutato delle persone a cercare di sfuggire all’inchiesta e ha fornito a clienti servizi bancari senza licenza”, spiega il rappresentante legale di una trentina di clienti del CS.

Verso un’incriminazione?

Lawrence Horn, dello studio Sills, Cummis & Gross a Newark, e Scott Michel rilevano che i provvedimenti adottati in meno di una settimana dalle autorità americane lasciano presagire un’incriminazione della banca stessa.

“Il Credit Suisse sta per essere incriminato, a meno che negozi con il ministero e gli comunichi i nomi dei suoi clienti americani”, afferma Michel.

“La missiva che ha ricevuto il CS in gergo giuridico negli Stati Uniti è una ‘target letter’ (letteralmente ‘lettera mirata’, Ndr.). E il suo significato è chiarissimo: vuol dire che il Ministero di giustizia ha prove sufficienti per incriminare la banca”, precisa Horn.

Dal canto suo, il Dipartimento di giustizia americano rifiuta qualsiasi commento. Ma l’analisi dei due avvocati è sulla stessa lunghezza d’onda delle informazioni raccolte dall’agenzia di stampa Reuters, la quale, citando “fonti governative di alto livello”, sostiene che “gli Stati Uniti intendono incriminare il Credit Suisse”.

Il ministero sta bluffando? “No, non invia ‘target letter’ alla leggera”, risponde Horn, che è anche un ex procuratore federale. “Sono 30 anni che esercito come avvocato e non spererei mai che il ministero bluffi”, aggiunge l’avvocato Michel.

Un contesto alquanto sfavorevole

D’altra parte, l’evoluzione del contesto giuridico-politico in seguito allo scandalo UBS complica la situazione del CS.

In Svizzera, il 15 luglio, il Tribunale federale (la Corte suprema elvetica) ha stabilito che l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) ha agito legalmente quando, nel febbraio 2009, ha ordinato all’UBS di trasmettere dati di clienti americani al fisco USA.

Negli Stati Uniti, l’atmosfera politica segnata dal marasma economico è di cattivo auspicio per il CS. “In seno al governo americano non c’è alcuna simpatia per coloro che non pagano la loro parte in un contesto di problemi di bilancio”, osserva Horn.

Del resto, Washington sembra voler agire in fretta contro il CS per affrontare il problema dell’evasione fiscale che, alla luce delle inchieste in altri paesi europei e in Asia, va ben oltre la Svizzera. Significativo in proposito è il fatto che il procuratore abbia presentato le nuove denunce al tribunale federale di Alessandria, in Virginia. Quest’ultimo, infatti, è noto per la sua rapidità.

“È composto di magistrati di qualità eccezionale, ma conosciuti per la celerità con cui fanno avanzare le pratiche. Questo tribunale è spesso scelto dal governo quando vuole procedere in fretta”, spiega Michel.

Gli inquirenti beneficiano anche di informazioni fornite da clienti del Credit Suisse che collaborano in cambio di un patteggiamento delle pene. “Diversi sono interrogati dal Servizio tributario. Alcuni sono miei clienti. E ciò continua”, dice l’avvocato.

Negoziati in corso

Riportate dalla SonntagZeitung e dalla Reuters, le voci di una rottura delle trattative tra Berna e Washington in vista di un accordo quadro sulle questioni fiscali sono smentite dall’ambasciata svizzera negli Stati Uniti. “La Svizzera sta conducendo negoziati con le autorità americane (…) e non commenta il loro svolgimento”, ha risposto la portavoce Salomé Ramseier.

Scott Michel ritiene che una rottura dei negoziati “avrebbe un impatto negativo per il Credit Suisse, nel senso in cui i procuratori avrebbero la sensazione di poter veramente andare a fondo”.

Secondo i legali Horn e Michel, di fronte a questo contesto sfavorevole e al rischio di perdere la licenza negli Stati Uniti in caso d’incriminazione, il Credit Suisse ha interesse a collaborare e a riconoscere i propri torti.

“Il Credit Suisse farà come l’UBS: concluderà un accordo con le autorità statunitensi, pagherà milioni di dollari di multa e fornirà un certo numero nominativi di titolari di conti”, prevede Lawrence Horn. “Non ci sono scappatoie per il Credit Suisse, poiché vuole continuare ad operare negli Stati Uniti”, conclude l’avvocato.

14 luglio 2011. Tre anni dopo la vicenda dell’UBS negli Stati Uniti, il Credit Suisse (CS) riceve una lettera in cui il Dipartimento di Giustizia USA informa la grande banca che è oggetto di un’inchiesta penale.

21 luglio. La giustizia americana incrimina 3 ex dirigenti del CS e il fondatore di una società svizzera che collaborava con l’istituto di credito.

In precedenza, in gennaio, la polizia americana ha arrestato un dipendente del CS che deve essere processato in Florida.

In febbraio, la procura mette sotto accusa tre ex dipendenti e un attuale dipendente del CS. Dato che i quattro si trovano fuori dagli Stati Uniti, non sono arrestati.

Capi d’accusa. Complotto per aiutare dei clienti americani a frodare il fisco degli Stati Uniti. A uno degli accusati è rimproverato di avere mentito al Servizio tributario americano e alla Federal Reserve dello Stato di New York in merito alle attività del CS.

Il Credit Suisse è accusato di avere gestito, fra il 1953 3 il 2008, migliaia di conti segreti di clienti americani, per un importo totale che potrebbe raggiungere i 3 miliardi di dollari (2,5 miliardi di franchi).

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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