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Crolla ponte autostrada a Genova: auto e persone travolte, 35 morti

Il ponte che non c'è più KEYSTONE/AP/ALEXANDER ZEMLIANICHENKO sda-ats

(Keystone-ATS) Ore 11.50: con un ruggito il viadotto ‘Morandi’ sull’A10 tra i caselli di Genova Ovest, 51 anni mal portati, si sbriciola mentre imperversa la bufera d’acqua e fulmini.

Crollando, il ponte trascina con sé in un volo di 100 metri auto e camion, schiantandosi in un mucchio di macerie e lamiere nel secco greto del torrente Polcevera. Una parte del ponte piomba sulla sottostante via Fillak, travolgendo una struttura dell’Amiu, l’azienda ambientale del Comune di Genova. E’ una tragedia immane.

I primi a arrivare sono i poliziotti del Reparto mobile di Bolzaneto, che estraggono vivo da un’auto il portiere del Legino Davide Capello. Sono loro che daranno l’allarme. Sul posto i vigili del fuoco, Carabinieri e polizia mentre sui social diventa virale un video in cui si vede il pilastro del ponte che viene giù. I tre più importanti ospedali cittadini aprono le unità di crisi mentre comincia la conta delle vittime: nel primo pomeriggio i feriti sono 16, i morti accertati sono 22 ma la stima è di almeno 35 vittime. Tra queste un bimbo di 10 anni.

Secondo le prime stime il crollo sarebbe attribuibile a un cedimento strutturale. Crollo, dice il direttore del Tronco di Genova di Autostrade per l’Italia Stefano Marigliani, che è “per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire. Assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso”. Tra l’altro, dice ancora Autostrade, “sulla struttura risalente agli anni ’60 erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto” e “come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione. I lavori e lo stato del viadotto erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della Direzione di Tronco di Genova”.

La solidarietà è globale: attivato il protocollo sisma, arrivano vigili del fuoco dalle regioni limitrofe, i nuclei di Protezione civile di molte regioni sono pronte a partire. E’ un disastro che colpisce al cuore tutta l’Italia. Mentre al policlinico San Martino si compongono i morti – alle 20 sono 29 identificati – e gli psicologi raccolgono le lacrime dei parenti, il premier Giuseppe Conte arriva in prefettura dopo un breve sopralluogo sul Polcevera. “Davanti a una tragedia come quella di Genova tutti si devono interrogare – ha detto durante il sopralluogo -. Tutte le autorità competenti e tutte le persone che hanno responsabilità”. Il premier ha sottolineato che il bilancio delle vittime “è purtroppo destinato a lievitare”. Ora, ha concluso, “dovremo accertare le cause e occorrerà del tempo. Ma una tragedia del genere è inconcepibile in un Paese moderno”.

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