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Nuovo respiro per il Théâtre de Vidy

Il francese Vincent Baudriller succede a René Gonzalez alla testa di una delle istituzioni culturali più prestigiose della Svizzera. Keystone

Nominato il 20 dicembre scorso a capo del teatro losannese di Vidy, il francese Vincent Baudriller afferma la sua volontà di «sviluppare ancor più la dimensione internazionale» dell’istituzione. Intervista.

Non è un compito facile quello di succedere a René Gonzales, l’ex direttore del Théâtre de Vidy, scomparso nell’aprile dello scorso anno. Gonzales ha fatto del palcoscenico losannese la vetrina del teatro svizzero all’estero. Per farlo, era necessaria una personalità di grande statura.

swissinfo.ch: Lei è stato scelto grazie soprattutto alla qualità del suo progetto artistico. Ci può dire qualche parola su questo progetto?

Vincent Baudriller: Vidy mi interessa per due ragioni. Prima di tutto perché è uno dei teatri più grandi d’Europa, con un’influenza internazionale impressionante. E poi perché è ben radicato a livello locale, vale a dire nella Svizzera francese. Il mio progetto si articola attorno a questa doppia singolarità, molto rara. Non ci sono molti teatri che godono di tali caratteristiche. Bisogna dunque approfittarne. E per farlo bisogna ricollocare Vidy nel suo contesto territoriale, a Losanna.

È una città molto cosmopolita, grazie alla presenza degli impiegati di varie multinazionali. Inoltre si trova nel cuore dell’arco lemanico. È per me molto motivante poter porre l’accento su questa doppia caratteristica muovendo dall’identità di Vidy, che è nel contempo un teatro di creazione e di produzione, con molte tournée in giro per il mondo.

swissinfo.ch: Con il festival di Avignone, di cui lei sarà codirettore fino al luglio 2013, lei ha acquisito molta esperienza internazionale. Come intende metterla a frutto a Vidy?

V. B.: Gli autori che ho incontrato durante i miei viaggi, il mio sguardo sulla scena teatrale europea, americana e africana fanno parte del mio universo, che sarà integrato a Vidy. Entrerò comunque in funzione solo il prossimo settembre, quindi è presto per entrare nei dettagli. Quel che posso dire di certo è che Vidy si rivolgerà ancor più all’estero, con la volontà di sviluppare ulteriormente la dimensione internazionale all’interno stesso del teatro.

Francese, nato nel 1968, è da dieci anni codirettore del rinomato festival teatrale di Avignone, carica che lascerà a fine luglio 2013.

Ancora studente alla Scuola superiore di commercio di Rouen, ha partecipato alla creazione di un festival di teatro studentesco. Dopo il diploma ha lavorato dal 1990 all’ambasciata francese di Madrid, senza per questo abbandonare il mondo del teatro.

Nel 1992 è entrato a far parte del team del Festival di Avignone, come addetto alla produzione del programma tradizionale sud-americano. In seguito è diventato responsabile dei programmi internazionali del festival per l’India (1995), la Russia (1997) e l’America latina (1999).

Nel 2003 è stato nominato direttore del Festival, in compagnia di Hortense Archambault. La coppia ha contribuito a svecchiare il festival. Ogni edizione è concepita ormai in compagnia di un’artista associato di fama internazionale.

Nel gennaio del 2012 è stato nominato ufficiale dell’Ordine delle arti e delle lettere. Nel settembre 2013 assumerà la direzione del teatro di Vidy a Losanna.

swissinfo.ch: Vale a dire?

V. B.: Voglio far venire artisti da altri paesi, da altre culture, la cui sensibilità si può incrociare con quella degli autori svizzeri e che possono entrare in risonanza con il cosmopolitismo di Losanna.

swissinfo.ch: È quel che faceva già il suo predecessore René Gonzales, no?

V. B.: Preferisco evitare i paragoni. Arrivo con le mie ambizioni e ovviamente con nuova energia, volta a diversificare gli approcci artistici e ad allargare i territori estetici.

swissinfo.ch: Veniamo all’ambito locale. In Svizzera gli scambi culturali tra le varie regioni linguistiche sono spesso difficili. Sono pochi gli artisti svizzero-tedeschi che si esibiscono nella Svizzera francese e viceversa. Proverà ad aprirsi maggiormente anche a questa dimensione?

V. B.: In effetti la mancanza di dialogo tra la Svizzera di lingua francese e quella di lingua tedesca può stupire. Ma io sono francese e per questo ho un rapporto più disteso con le diverse culture elvetiche. Penso tuttavia che l’identità di un teatro dipenda sempre dalla città e dalla regione che lo ospita. Intendo perciò privilegiare i legami con la scena teatrale e gli artisti locali. Ma attenzione: porrò delle esigenze di qualità analoghe a quelle adottate nei confronti degli artisti stranieri che intendo invitare.

Per quel che riguarda i contatti con il mondo teatrale della Svizzera tedesca, che trovo ricco di inventiva, originale, dotato di un senso della derisione molto apprezzabile, è certo che intendo rafforzarli. C’è una ricchezza da sfruttare. Mi spiego: gli scambi permettono di interrogarsi sulla parola «Svizzera» e su tutta la complessità culturale che vi è racchiusa. Il linguaggio di un artista si nutre della sua terra, della sua storia. E quando storie diverse s’incontrano, danno sempre vita a qualcosa di appassionante.

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swissinfo.ch: Alcuni artisti della Svizzera francese si lamentano del fatto che Vidy sia più aperto verso le compagnie francesi, mentre la scena teatrale francese è poco accogliente verso gli autori romandi. Lei intende correggere il tiro?

V. B.: Non inviterò gli artisti in base al loro passaporto, ma solo in funzione del loro talento. Detto questo, l’accoglienza riservata in Francia agli attori e registi della Svizzera francese non dipende da me. Sono i responsabili francesi dei programmi che operano delle scelte e mettono insieme il cartellone. Non credo però che la scena teatrale istituzionale francese sia particolarmente protezionista. La mia esperienza mi porta a dire che è tra le più aperte d’Europa.

La vera questione non è lì. Per poter «vendere» gli artisti svizzeri all’estero bisogna saperli rendere «visibili». Intendo dunque organizzare a questo scopo un mini festival all’interno della stagione teatrale, che permetterà ai programmatori di tutte le provenienze di vedere in serie varie produzioni locali ed eventualmente di comprarle. Credo si tratti di una procedura attraente e capace di mobilitare energie artistiche.

swissinfo.ch: Cosa risponde a quei lettori della stampa romanda che, dopo la sua nomina, si domandavano «perché si continuano a nominare degli stranieri alla testa delle istituzioni culturali»?

V. B.: Propongo loro di rivolgere la domanda alle autorità che mi hanno nominato.

Traduzione dal francese: Andrea Tognina

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