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Dei negozi di cui si farebbe volentieri a meno

Sugli scaffali dei negozi della Caritas non si trovano solo prodotti alimentari swissinfo.ch

Una persona su 13 è colpita dalla povertà in Svizzera. Da 20 anni i negozi della Caritas offrono una boccata d'ossigeno a chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Un’iniziativa a cui fa capo sempre più gente.

Una bottiglia di succo di frutta? Un franco e 50 al posto di 4,20 fr. Un chilo di zucchero? Novanta centesimi invece di 1,20 fr. La carta igienica? Un franco e 95 al posto di 5,95 fr.

«I prodotti che vendiamo costano dal 30 al 50% in meno rispetto al prezzo normale. Per avere un termine di paragone, abbiamo preparato un carrello della spesa tipo per una famiglia di 4 persone. Viene a costare 52 franchi, mentre nei negozi ordinari 100», ci dice Corinne Saurant, responsabile di due negozi della Caritas nel canton Neuchâtel.

Aperto dall’agosto 2011, il negozio dove ci troviamo, a due passi dal centro di Neuchâtel, è uno degli ultimi di una lunga serie. Il primo fu infatti inaugurato ben 20 anni fa a Basilea. Da allora ne sono stati aperti altri 22 in tutta la Svizzera ed entro il 2020 la Caritas prevede di aumentare il numero delle sue botteghe a 30.

Non solo alimentari

Gli scaffali sono ben forniti e non solo di prodotti alimentari. Ci sono detersivi, deodoranti, saponi, shampoo, pannolini e anche borse, asciugamani, collane…

«Non è la prima volta che vengo qui. Si trova un po’ di tutto e soprattutto molti prodotti importanti», ci dice una giovane donna di 23 anni. «Ho un bambino di due anni e far la spesa qui rappresenta un bel risparmio. Mi permette di mettere da parte qualcosina. Quando non trovo quello che mi serve, torno un’altra volta. Se proprio è urgente, vado invece in un altro negozio».

A volte, alcuni clienti devono essere frenati. ‘Al massimo dieci litri al giorno per famiglia’, sta scritto sulla pila di brik di latte «Il nostro obiettivo è di aiutare il maggior numero di persone, quindi può capitare di dover limitare gli acquisti di alcuni clienti. Succede ad esempio con le scatole di tonno, che partono a una velocità incredibile», osserva Corinne Saurant.

Nessun prodotto scaduto

Ad approvvigionare tutti i negozi della Caritas è una cooperativa nel canton Lucerna, che si occupa di negoziare coi grandi distributori. La maggior parte dei prodotti proviene da eccedenze, liquidazioni, errori di fornitura o articoli di fine serie di oltre 300 commercianti, tra cui in particolare la Coop e la Migros, i due principali distributori svizzeri.

La scelta, quindi, può variare molto da una settimana all’altra. «Prima di Natale avevamo pochissimo cioccolato, mentre dopo le feste gli scaffali ne erano pieni. Adesso che si avvicina Pasqua va un po’ meglio, siamo riusciti ad avere qualche coniglio», osserva Corinne Saurant.

Trattandosi spesso di eccedenze che giungono a scadenza assai velocemente, Charles Rubeli, gerente del negozio, è confrontato soprattutto alla sfida di vendere i prodotti entro la data limite: «Per noi valgono le stesse regole del commercio al dettaglio e naturalmente non possiamo vendere prodotti scaduti».

Comunque non mancano mai i prodotti di prima necessità. «La cooperativa li acquista direttamente dai produttori e noi li rivendiamo al prezzo d’acquisto», spiega Corinne Saurant. L’approvvigionamento di alcune altre derrate, come ad esempio il caffè o il cacao, è invece garantito da un partenariato con la Denner, che si è impegnata a fornirle a prezzi bassi.

Frutta e verdura

Oltre ai prodotti di base, sono smerciati al prezzo d’acquisto anche frutta e verdura. Ciò è possibile grazie a un progetto avviato nel 2010 e finanziato da Promozione Salute Svizzera, fondazione sostenuta dalla Confederazione che si impegna per migliorare la salute nel paese. Come evidenziato da numerose ricerche, le persone con un basso livello di formazione – e quindi più esposte al rischio di povertà – hanno più probabilità di soffrire di obesità o di sovrappeso, poiché non hanno abbastanza soldi per nutrirsi in maniera equilibrata. Quando si ha un budget già ridotto ai minimi termini, è molto più conveniente acquistare riso o pasta che frutta e verdura.

«Abbiamo avuto reazioni molto positive e le vendite sono cresciute rapidamente – osserva Corinne Saurant. Mi ha colpito una madre che mi ha detto: ‘adesso finalmente posso mettere della frutta sul tavolo’».

Reinserimento professionale

Oltre a fornire una boccata d’ossigeno benvenuta a molte persone, alcune botteghe della Caritas sono anche uno strumento di reinserimento professionale.

«Ad eccezione del gerente, certi negozi funzionano solo con dei volontari. Da noi, invece, lavorano persone che dipendono dall’assistenza sociale. Ve ne sono da 5 a 8, con un contratto di tre mesi rinnovabile. L’obiettivo è di permettere loro di reinserirsi nella vita attiva», spiega Corinne Saurant.

«Dobbiamo essere un po’ pedagoghi e flessibili, poiché abbiamo persone che hanno avuto percorsi di vita caotici, ci dice Charles Rubeli. Inoltre vi sono diverse nazionalità e non si può spiegare qualcosa nello stesso modo a un tunisino e a un afghano, ad esempio».

Il negozio non è naturalmente aperto a tutti. Per poter acquistare bisogna presentare una carta di legittimazione, attribuita sulla base di diversi criteri, che possono variare da cantone a cantone.

«Ne ha diritto chi usufruisce dell’aiuto sociale, delle prestazioni complementari dell’assicurazione invalidità o dell’assicurazione vecchiaia e superstiti oppure chi beneficia dei sussidi per l’assicurazione malattia», spiega la responsabile. «In teoria, si tratta del 25% della popolazione del cantone».

Giro d’affari in forte crescita

In media ogni giorno il negozio di Neuchâtel accoglie 70 clienti. Quello di La Chaux-de-Fonds, che è appena stato ingrandito, un centinaio.

Nel 2011, il giro d’affari dei 23 negozi in Svizzera è cresciuto del 13% a 9 milioni di franchi. Rispetto a cinque anni prima, il fatturato è raddoppiato.

Nel canton Neuchâtel la tendenza è la stessa. «Nel 2011 a La Chaux-de-Fonds abbiamo avuto un giro d’affari di 390’000 franchi. Sull’arco di tre anni abbiamo registrato una crescita del 36%. A Neuchâtel per il primo anno d’attività pensiamo invece di raggiungere 280’000 franchi».

Un successo di cui Corinne Saurant farebbe comunque volentieri a meno: «Non so se bisogna essere felici di avere simili cifre. Idealmente i nostri negozi non dovrebbero esistere».

Nel 2010 in Svizzera vi erano 586’000 poveri, stando ai dati resi noti a fine marzo 2012 dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Dallo studio risulta che negli ultimi anni la povertà è diminuita: nel 2010 infatti la percentuale di poveri era del 7,8%, contro il 9,1% nel 2008.

Le famiglie monoparentali sono le più colpite dal fenomeno e presentano il tasso di povertà più elevato in assoluto, con il 26%.

Tra le persone sole, il 17% vive al di sotto della soglia di povertà (2’243 franchi al mese secondo i valori dell’UST). Tenendo conto solo dei ‘single’ di età inferiore ai 65 anni, la percentuale è del 11,4%.

Il tasso di povertà tra giovani sotto i 18 anni è del 7,6%, simile a quello della media della popolazione. Le percentuali sono invece elevate per le persone di più di 65 anni (16%), in particolare se vivono da sole (25,9%).

Come prevedibile, più la formazione scolastica è bassa, più il tasso di povertà è elevato. Fra le persone senza formazione scolastica postobbligatoria, la percentuale di poveri è doppia rispetto a chi ha terminato una formazione professionale o conseguito una maturità.

L’indagine dell’UST si basa su un campione aleatorio di 7’000 nuclei famigliari (oltre 17’000 persone), interrogati per quattro anni consecutivi.

Caritas Svizzera è un’opera di assistenza della Chiesa cattolica svizzera con sede a Lucerna. È stata fondata nel 1901 sul modello della federazione Caritas Germania.

Inizialmente, si è dedicata all’assistenza ai bisognosi all’interno del territorio nazionale. Il primo impegno all’estero data del 1936, quando l’associazione viene in soccorso alle vittime della guerra civile spagnola.

Oggi, in Svizzera Caritas assiste le persone nel bisogno e aiuta richiedenti l’asilo e rifugiati.

All’estero è attiva in più di 40 paesi, in circa 350 progetti di aiuto allo sviluppo. Inoltre fornisce aiuti d’urgenza in caso di catastrofi.

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