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Verso un doppio no popolare a due proposte di natura fiscale

Lo spoglio delle schede è in corso: nel pomeriggio si conosceranno le sorti riservate dall'elettorato svizzero a due proposte di natura fiscale. Keystone

Sostituire l'IVA con una tassa sui combustibili fossili; esentare dalle imposte gli assegni per i figli. Una bocciatura si profila per entrambe le proposte su cui gli svizzeri hanno votato nel fine settimana, secondo le prime tendenze dell'istituto gfs.bern.

Con la prima iniziativa i Verdi liberali avrebbero voluto accelerare la svolta energetica, con la seconda i popolari democratici intendevano sgravare fiscalmente le famiglie del ceto medio.

Gli uffici di voto si sono chiusi a mezzogiorno in tutta la Svizzera. Immediatamente è iniziato lo spoglio delle schede. I risultati saranno resi noti nel pomeriggio.

La sua attuazione avrebbe costituito una vera e propria rivoluzione e una potente forza motrice per accelerare la svolta energeticaCollegamento esterno: l’iniziativa popolare “Imposta sull’energia invece dell’IVA”Collegamento esterno, promossa dai Verdi liberali, avrebbe rincarato massicciamente i prezzi dei combustibili fossili, quali carbone e petrolio, che di conseguenza non sarebbero più stati attrattivi.

Concretamente, il testo prevedeva di sostituire l’imposta sul valore aggiunto (IVA) – ossia la maggiore fonte di introiti della Confederazione – con un’imposta sulle energie non rinnovabili.

La misura – in sé semplice, ma radicale – non ha praticamente alcuna probabilità di essere accettata dall’elettorato. Secondo l’ultimo sondaggio realizzato dall’istituto gfs.bern, su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, quasi i tre quarti (il 73%) del campione rappresentativo di aventi diritto di voto intervistati ha annunciato che avrebbe messo un no nell’urna.

Sia le prime tendenze dopo la chiusura dei seggi, sia i primi risultati parziali confermano che l’iniziativa dei Verdi liberali non ha trovato scampo presso l’elettorato.

Votazioni cantonali

Oltre che sulle due iniziative federali, in nove cantoni l’8 marzo i cittadini si sono pronunciati anche su complessivi 14 oggetti a carattere regionale. Gli argomenti spaziavano dall’insegnamento delle lingue alle elementari, al divieto dei fuochi d’artificio, passando per la riorganizzazione della polizia, l’uscita dal nucleare, spese pubbliche, fisco, pianificazione del territorio, sistema elettorale e altro ancora.

Tra i temi di maggior spicco, c’era un’iniziativa dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) nel canton Nidvaldo che chiedeva che nei sei anni del ciclo scolastico primario sia insegnata una sola lingua “straniera”: si tratterebbe in pratica di mettere fine all’insegnamento del francese a partire dalla quinta classe, per mantenere l’inglese dalla terza. Dal 2007 a Nivaldo l’inglese viene insegnato a partire dalla terza elementare e il francese dalla quinta, secondo il modello 3/5 seguito dalla maggioranza dei cantoni della Svizzera centrale e orientale. Il modello – che non fissa un ordine di priorità fra le due lingue – è previsto anche dal concordato sull’armonizzazione scolastica Harmos, ma diversi cantoni vorrebbero abbandonarlo

I cittadini del cantone di Sciaffusa decidevano invece su un abbandono progressivo dell’energia nucleare. Il pacchetto di misure sottoposto ai votanti prevede una tassa fra gli 0,7 e 0,8 centesimi per Kilowattora che verrebbe prelevata fino al 2020 e alimenterebbe un fondo per promuovere l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Il balzello comporterebbe una spesa media supplementare di circa 35 franchi l’anno per ogni economia domestica.

Tra le curiosità da segnalare nel canton Argovia un’iniziativa popolare “per la protezione degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente dai fuochi d’artificio privati”. L’iniziativa, lanciata da un comitato che comprende esponenti di diversi partiti, vuole vietare tutti gli oggetti pirotecnici rumorosi e inquinanti.

(Fonte: ats)

Al di fuori dei simpatizzanti dei Verdi liberali e dei Verdi, l’iniziativa non raccoglieva consensi. Persino tra i sostenitori del Partito socialista (PS), solitamente sensibili alle questioni ambientali, nel sondaggio era risultata bocciata dai due terzi degli intervistati.

Timori per l’industria e le assicurazioni sociali

La sinistra vuole mantenere l’IVA per motivi di natura sociale. “Sarebbe pericoloso privare lo Stato di una fonte fiscale solida, come l’IVA, che serve anche a finanziare parte delle assicurazioni sociali”, ha dichiarato a swissinfo.ch il parlamentare socialista Eric Nussbaumer.

Dal canto loro, i partiti di centro e la destra conservatrice affermavano che l’introduzione di un’imposta sulle energie fossili metterebbe a repentaglio il futuro della piazza industriale elvetica e limiterebbe la mobilità.

“La Svizzera si trova già molto avanti per quanto riguarda le misure di riduzione del CO2 previste da protocollo di KyotoCollegamento esterno. Non possiamo spingerci ancora più lontano degli altri paesi con nuove tasse sull’energia che indebolirebbero soltanto la nostra economia, senza avere grandi effetti sul clima”, ha detto Albert Rösti, deputato dell’Unione democratica di centro (UDC).

Benzina a 3 franchi al litro?

“In caso di sì, non ci sarebbe alcuno shock per l’industria. La situazione per le imprese orientate al mercato interno non cambierebbe, perché sarebbe soppressa l’IVA. Per le aziende con un consumo energetico particolarmente elevato, prevediamo degli sgravi. A lungo termine ha senso spendere meno soldi per combustibili fossili importati”, ha affermato il presidente dei Verdi liberali, Martin Bäumle in vista della votazione del fine settimana.

Con lo sviluppo delle energie rinnovabili, si promuoverebbe molto di più “l’industria verde”: ciò significherebbe creare migliaia di posti di lavoro, proseguiva Bäumle. “Siamo del parere che sia giunto il momento di agire, ma forse abbiamo 20 anni d’anticipo rispetto agli altri partiti”.

Benché voglia raggiungere a lungo termine una riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas ad effetto serra, tramite misure quali una tassa sulle emissioni di CO2, il governo federale respingeva l’iniziativa dei Verdi liberali. Per compensare le mancate entrate dell’IVA, pari a circa 23 miliardi di franchi all’anno, calcola che il prezzo della benzina dovrebbe essere portato a circa 3 franchi al litro e quello dell’olio da riscaldamento a 3.30. Un livello che giudica smisuratamente alto.

Spiegando i motivi per cui non vuole abolire l’IVA, l’esecutivo elvetico rammentava anche che essa porta oltre un terzo delle entrate nelle casse della Confederazione e che “fornisce un importante contributo al finanziamento dei compiti pubblici, quali la formazione e la ricerca, la difesa nazionale e l’infrastruttura dei trasporti”.

Più simpatie nella Svizzera latina

Una modifica della politica fiscale era chiesta anche dall’altra iniziativa sottoposta al voto popolare l’8 marzo. Denominata “Sostenere le famiglie!”Collegamento esterno e lanciata dal Partito popolare democratico (PPD), essa prevedeva che gli assegni per i figli e di formazione non entrassero più nel computo del reddito imponibile.

Se gli svizzeri avessero votato alla metà di febbraio, il testo avrebbe raccolto solo il 40% di sì, secondo il sondaggio del gfs.bern. Dall’indagine demoscopica era anche emerso che nella Svizzera francese e in Ticino, l’iniziativa per esentare dalle imposte gli assegni per i figli e la formazione godeva di maggiori simpatie che nella Svizzera tedesca. In termini matematici, se tutti gli indecisi, decidessero di mettere un sì nell’urna, sarebbe ancora possibile una maggioranza di voti favorevoli.

Si tratta però di una pura ipotesi. In realtà, secondo gli esperti dell’istituto bernese di ricerche, un rifiuto dell’iniziativa è diventato molto più probabile. Tendenzialmente, ricordano gli specialisti del gfs.bern, man mano che ci si avvicina al voto, diminuisce il sostegno e aumenta l’opposizione alle iniziative. Ed è proprio quel che sembra delinearsi con l’iniziativa Sostenere le famiglie!, che tra il primo e il secondo sondaggio ha registrato un calo di 12 punti percentuali di sì e una progressione di 17 punti percentuali di no.

Più si è ricchi, più elevati sono i benefici

“L’obiettivo è chiaro: rafforzare il potere d’acquisto del ceto medio. Oggi sui circa cinque miliardi di franchi di assegni all’anno versati dai datori di lavoro per compensare parzialmente la perdita di potere d’acquisto che si subisce quando si hanno dei figli da mantenere, gli enti pubblici si riprendono complessivamente quasi un miliardo in imposte”, ha detto a swissinfo.ch la deputata PPD Lucrezia Meier-Schatz, all’origine dell’iniziativa.

Tra gli altri grandi partiti, l’iniziativa del PPD era sostenuta solo dall’UDC. La proposta “è ingiusta. A causa della progressività dell’aliquota d’imposizione, le famiglie più ricche ne approfitterebbero maggiormente di quelle più povere”, ha dichiarato a swissinfo.ch la deputata socialista Ada Marra.

In sostanza, anche i socialisti ritengono che le famiglie del ceto medio debbano essere aiutate, ma giudicano sbagliate le modalità proposte dal PPD. Pertanto, il PS progetta un’alternativa: un accredito per ogni figlioCollegamento esterno, che dovrebbe essere bonificato sulle imposte. “A chi non paga imposte perché non raggiunge il minimo imponibile, questo importo verrebbe versato”, ha spiegato Ada Marra.

Inizialmente il PS aveva programmato il lancio di un’iniziativa popolare in tal senso nel febbraio 2015. Tuttavia, nel frattempo, il partito ha sospeso l’operazione, aggiornandola sine die.

I liberali radicali rilevavano che con l’approvazione dell’iniziativa del PPD complessivamente farebbe perdere circa 1 miliardo di franchi all’anno di introiti a Confederazione, cantoni e comuni. Vale a dire che ci sarebbero meno soldi disponibili per “aiuti sensati e mirati alle famiglie che ne hanno bisogno”, mettevano in guardia.

Le due iniziative popolari richiedono una modifica della Costituzione. Per essere approvate, devono ottenere la doppia maggioranza di sì: quella dei votanti e quella dei Cantoni.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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