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Cosa differenzia e cosa unisce l’Europa e la Svizzera

Oltre tre milioni di persone hanno sottoscritto l'iniziativa dei cittadini europei "Stop TTIP" contro il trattato di libero scambio transatlantico. Stop TTIP

Reddito di base garantito o protezione degli animali, assicurazioni sociali o diritti fondamentali: sia in Svizzera che in Europa, lo strumento dell’iniziativa popolare permette ai cittadini di avere voce in capitolo su una moltitudine di temi. E in entrambe le comunità politiche si dibatte del futuro della democrazia diretta.

Dal primo aprile 2012 l’Unione Europea è diventata un po’ svizzera. Da quel giorno, infatti, i circa 500 milioni d’abitanti dell’UE possono contribuire direttamente al processo legislativo dell’Unione. L’iniziativa dei cittadini europei (Collegamento esternoICE) è il primo strumento di democrazia diretta transnazionale.

L’introduzione di questo diritto è stata sancita con l’adozione del Trattato di Lisbona, circa 120 anni dopo che la Svizzera ha istituito il diritto di iniziativa popolare sul piano federale.

In entrambi i casi, il passo è stato preceduto da conflitti sociali, che hanno rischiato di mettere in pericolo la comunità politica. Nella Confederazione negli anni 1880 si trattava di integrare i cantoni prevalentemente cattolici della Svizzera centrale. In Europa l’appello dei cittadini per una maggiore partecipazione ha fatto seguito ai ‘no’ popolari degli anni 1990 in Stati come la Danimarca o l’Irlanda, dove gli elettori erano stati chiamati alle urne per pronunciarsi su cambiamenti nei trattati europei.

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Dopo quattro anni d’esperienza a livello europeo, si possono iniziare a fare i primi paragoni tra i due strumenti di democrazia diretta. L’idea alla base è la stessa: una minoranza della società ha il diritto di porre una domanda alla maggioranza e di ottenere una risposta. In questo senso, il diritto d’iniziativa nell’UE e in Svizzera rappresenta un diritto politico delle minoranze e anche un diritto di instaurare un dialogo “dal basso” su un determinato tema. E questo indipendentemente dal fatto che il tema vada a genio o meno alla maggioranza.

Bruno Kaufmann è esperto di democrazia e caporedattore di people2power, una piattaforma sulla democrazia diretta creata e ospitata da swissinfo.ch. Zvg

Si può tracciare un parallelismo anche per quanto concerne i numeri. Negli ultimi quattro anni, in Svizzera sono state registrate 94 iniziative popolari. In 28 casi, i comitati d’iniziativa non sono riusciti a raccogliere le 100’000 firme necessarie entro i 18 mesi previsti. Otto iniziative sono invece state ritirate dai promotori, mentre in 26 casi è stato il popolo ad avere l’ultima parola. Solo tre volte popolo e cantoni hanno accettato la modifica costituzionale proposta. A superare lo scoglio delle urne sono state le iniziative ‘contro le retribuzioni abusive’ (2013), ‘affinché i pedofili non lavorino più coi fanciulli’ (2014) e ‘contro l’immigrazione di massa’ (2014).

Attualmente 14 iniziative sono al vaglio di governo e parlamento, mentre per altre quattro si stanno raccogliendo le firme. Una cifra assai contenuta se si pensa che vi è stato un momento in cui fino a 15 iniziative si trovavano a questo stadio.

Non si può quindi parlare di un profluvio di iniziative, come sostengono i critici di questa forma di partecipazione.

È interessante notare che a livello dell’Unione Europea la situazione non è così diversa. Negli ultimi quattro anni sono state lanciate 56 iniziative dei cittadini. In 20 casi le autorità (la commissione europea e in ultima istanza il Tribunale dell’UE) non hanno ammesso la raccolta delle firme. Per 16 iniziative i promotori non sono riusciti a raccogliere un milione di firme entro 12 mesi in almeno 7 Stati membri. Altre 8 iniziative dei cittadini sono state ritirate e, infine, tre sono riuscite ad approdare sui banchi della Commissione Europea: “diritto all’acqua” (2013), “uno di noi (cellule staminali)” (2014) e “stop vivisezione” (2015). Come in Svizzera, anche nell’UE attualmente vi sono quattro iniziative che si trovano allo stadio della raccolta firme. Nel 2012/13 erano ancora più di dieci.

L’UE muove solo i primi passi

Evidentemente lo strumento dell’iniziativa è diventato negli ultimi tempi meno popolare. Le ragioni di questa perdita di attrattiva non sono però le stesse nell’UE e in Svizzera, poiché la forza e la funzionalità di questo strumento della democrazia diretta sono ben diverse. Se in Svizzera l’iniziativa popolare svolge un ruolo comunicativo fondamentale e ha forza legale, nell’UE l’iniziativa dei cittadini sta solo muovendo i primi passi. Non è un caso che in Svizzera negli ultimi quattro anni i partiti in particolar modo – e soprattutto l’Unione democratica di centro (destra conservatrice) – abbiano fatto uso del diritto di iniziativa un po’ a mo’ di martello. Con successo.

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In Europa, invece, i cittadini non hanno ancora capito bene come adoperare questo strumento transnazionale.

Non sorprende quindi che sia in Svizzera che in Europa si stia riflettendo sul futuro del diritto d’iniziativa. In Svizzera, al centro dei dibattiti vi sono questioni come la qualità, la validità e l’attuazione delle iniziative popolari. In Europa si discute invece su come rafforzare i canali diretti tra le istituzioni e i cittadini. 

Durante la recente “Giornata dell’iniziativa dei cittadini” tenutasi a Bruxelles, quattro istituzioni europee su sei – parlamento, mediatore europeo, comitato economico e sociale europeo e comitato delle regioni – si sono dette a favore di un’ampia riforma della democrazia diretta nell’UE.

Il Consiglio europeo e la Commissione bloccano però ogni passo in questo senso. Al contrario della maggior parte degli altri attori, non ne vogliono sapere di un’estensione del diritto d’iniziativa dei cittadini.

In passato, il governo svizzero e una parte del parlamento hanno condiviso questa posizione. Dopo la Seconda guerra mondiale, durante la quale il governo elvetico aveva ricevuto i pieni poteriCollegamento esterno, ci è voluta un’iniziativa popolare per reintrodurre la democrazia direttaCollegamento esterno. Iniziativa che era stata bocciata dal governo e dalla maggioranza del parlamento.

L’ICE è solo una domanda, ma che ha un potenziale

Se in Svizzera l’iniziativa popolare è ormai un diritto di partecipazione consolidato, ciò non è il caso per l’iniziativa dei cittadini. Questo strumento permette infatti solo di proporre dei cambiamenti di legge. Nello stesso tempo, però, l’ICE apre le porte a una democrazia diretta moderna a livello transnazionale. Ad esempio, per la raccolta delle firme vi è a disposizione una piattaforma elettronica nelle 23 lingue ufficiali dell’Unione. E alcune istituzioni dell’UE offrono pure un servizio di traduzione per i testi delle iniziative.

Dopo il declino del presunto “profluvio di iniziative” degli ultimi quattro anni, si sta ora cercando di trarre degli insegnamenti circa i punti di forza e le debolezze degli strumenti esistenti e delle pratiche in vigore. In modo tale da poter continuare a servire da punto di riferimento e da modello per il rafforzamento della democrazia.

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Traduzione dal tedesco di Daniele Mariani

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