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Due anni dopo il Bataclan, ferite aperte e zone d’ombra

Due anni dopo il Bataclan le ferite sono rimaste aperte (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/AP/THIBAULT CAMUS sda-ats

(Keystone-ATS) Sono passati due anni da quel 13 novembre in cui Parigi piombò in pochi minuti nell’incubo degli attentati simultanei, in seguito rivendicati dall’Isis.

Commando armati e kamikaze entrarono in azione allo Stade de France, nei caffè del 10/o e dell’11/o arrondissement e nel teatro del Bataclan affollato per un concerto: il bilancio fu di 130 morti e oltre 400 feriti, che ancora oggi cercano di sanare le loro cicatrici, quelle fisiche e quelle invisibili.

Due anni dopo, tra i superstiti, c’è chi ha cambiato diversi psicanalisti, chi si è chiuso nel silenzio, chi ha scritto un libro di memorie, e chi ha voluto tatuarsi sulla pelle parole o disegni che aiutino a non dimenticare i morti o a “trasformare l’orrore in qualcosa di bello”.

Nel novembre del 2015 il Paese era ancora sotto choc per gli attacchi di gennaio alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato Hyper Kasher di Porte de Vincennes. “Ma non pensavamo che un assassinio di massa fosse possibile in Francia. Oggi siamo molto più preparati”, assicura in un’intervista al Journal du Dimanche il ministro dell’Interno, Gérard Collomb. “I nostri servizi sono meglio equipaggiati di allora per individuare le minacce. Cosa che fanno ogni settimana”.

Un sondaggio Ifop, realizzato per lo stesso giornale, rivela però che, due anni dopo la strage, secondo il 92% dei francesi la minaccia terroristica resta alta. E lo conferma anche il ministro: “Le perdite subite dall’Isis sul terreno potrebbero rafforzare le motivazioni di coloro che vogliono passare all’azione qui”, in Francia.

In carcere per il massacro c’è l’unico sopravvissuto al commando del Bataclan, Salah Abdeslam, più un’altra quindicina di sospettati, detenuti tra la Francia, il Belgio e la Tunisia, ha riferito nei giorni scorsi il procuratore di Parigi, François Moulin. Ma nell’inchiesta, ha ammesso il magistrato, ci sono ancora “zone d’ombra” che spera possano essere chiarite dagli arresti di jihadisti nelle zone di combattimento tra Iraq e Siria.

Domani la Francia, a partire dal presidente Emmanuel Macron e dai sindaci di Parigi e Saint-Denis, si stringerà attorno ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime in diverse commemorazioni, con la lettura dei nomi di chi ha perso la vita quel giorno per mano della follia jihadista.

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