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Elezioni federali: movimento soltanto al centro

Oltre 3000 candidati si danno battaglia in tutta la Svizzera per i 246 seggi del Parlamento Keystone

Le forze di destra e sinistra si mantengono sulle loro posizioni rispetto alle elezioni del 2007, mentre al centro il Partito liberale radicale cede una parte del suo elettorato a due piccoli schieramenti emergenti. È quanto emerge dall’ultimo barometro elettorale della SRG SSR a 10 giorni dallo scrutinio.

Lo scacchiere politico svizzero sembra essersi globalmente stabilizzato dopo gli scombussolamenti degli ultimi 15-20 anni, caratterizzati da una nuova tendenza alla polarizzazione e, in particolare, dalla forte crescita della destra nazionalista, a scapito del Partito liberale radicale (PLR) e del Partito popolare democratico (PPD).

I due grandi partiti storici del centro, soprattutto i liberali radicali, rischiano di cedere ancora un po’ di terreno anche il prossimo 23 ottobre, ma questa volta a beneficiarne non dovrebbe essere né la destra né la sinistra: sarebbero invece due schieramenti sorti da pochi anni sulla scena politica nazionale, i Verdi liberali (VL) e il Partito borghese democratico (PBD).

Secondo il settimo ed ultimo barometro elettorale della SRG SSR, realizzato tra il 1° e l’8 ottobre dall’istituto di ricerche politiche gfs.bern, questi due partiti emergenti saranno i vincitori delle prossime elezioni, almeno per quanto riguarda la crescita percentuale. I VL dovrebbero salire dall’1,4% del 2007 al 4,9%, mentre il PBD, che non esisteva ancora 4 anni fa, dovrebbe raggiungere il 3,6%.

Liberali radicali perdenti

A farne le spese sarebbe in primo luogo il PLR, che dovrebbe proseguire il suo lento, ma finora inesorabile declino, iniziato nel 1979. Questa volta ai liberali radicali non sembra essere servita neppure la fusione con il Partito liberale svizzero, realizzata nel 2009. Il PLR scende infatti al 15,2% dei voti, perdendo un altro 2,5% rispetto al risultato conseguito dai due partiti nel 2007.

Sempre in base al sondaggio, il PPD dovrebbe invece cavarsela con un leggero calo dello 0,3%, che lo porterebbe a quota 14,2%. I popolari democratici riuscirebbero così, più o meno, a stabilizzare il loro elettorato per la seconda volta consecutiva, dopo aver perso un buon terzo dei loro elettori tra il 1979 e il 2003.

A destra, l’Unione democratica di centro (UDC) resterebbe il primo partito nazionale con il 29,3% dei suffragi. Dopo la spettacolare progressione registrata dal 1991, quando il partito di destra raccoglieva soltanto l’11,9% dei suffragi, questa volta l’UDC dovrebbe accontentarsi di un aumento di soli 0,4 punti rispetto al 2007. Il maggiore schieramento politico svizzero è comunque riuscito ad assorbire la partenza della sua ala moderata, che ha portato nel 2008 alla creazione del PBD.

A sinistra, infine, il Partito socialista (PS) registra a sua volta un leggero incremento, passando dal 19,5% di 4 anni fa al 19,9%. Il Partito ecologista svizzero (PES) non sembra invece poter raccogliere i frutti della crescente sensibilizzazione in campo ambientale, suscitata dall’incidente nucleare di Fukushima. Gli ecologisti scenderebbero infatti dal 9,6 al 9,3%.

Partecipazione in aumento

Considerando gli scarti minimi registrati dalla maggior parte dei partiti rispetto alle ultime elezioni, i dati emersi dal sondaggio vanno presi ancora una volta con le pinze. Il barometro elettorale ammette un margine di errore di un più o meno 2,2% e non può evidentemente tener conto di eventi significativi nelle ultime battute della campagna elettorale: in base alla legge svizzera nessun sondaggio può essere pubblicato nei 10 giorni che precedono uno scrutinio.

A detta di Claude Longchamp, direttore del gfs.bern, la probabilità di una sconfitta del PLR e di un successo dei VL e del PBD sarebbe tuttavia pari al 99%. I pronostici sarebbero invece attendibili solo all’incirca al 60% per gli altri partiti: molto dipende infatti dalla loro capacità di mobilitazione degli elettori nello sprint finale.

Per quanto concerne la mobilitazione, le prossime elezioni dovrebbero confermare la crescente partecipazione degli elettori al voto, in corso dall’inizio degli anni ’90. Il prossimo 23 ottobre il numero di partecipanti dovrebbe sfiorare il 50%, una soglia che non è più stata raggiunta dal 1975. Si tratta, tuttavia, di uno dei tassi più bassi a livello europeo.

Nessun tema dominante

Secondo Claude Longchamp, che si occupa da oltre 20 anni di sondaggi elettorali, la campagna elettorale si è rivelata piuttosto accesa in queste ultime settimane. Sono mancati però dei veri e propri “highlight”: nessun partito è infatti riuscito ad imporre un tema dominante, come era stata in grado di fare nelle ultime elezioni l’UDC.

Il partito di destra ha rispolverato con un certo successo le sue posizioni preferite, anti immigrazione e anti Unione europea, ma si è visto confrontato ad altri temi che hanno attirato a loro volta l’attenzione in questi ultimi mesi: la catastrofe nucleare di Fukushima, che ha aperto un grande dibattito sulla politica energetica, e il rafforzamento del franco, che ha offuscato le prospettive economiche. E, in queste ultime settimane, il dibattito sull’elezione in governo, dopo le dimissioni della ministra socialista Micheline Calmy-Rey.

In base al sondaggio, le questioni legate all’immigrazione e all’asilo figurano in testa tra le preoccupazioni degli svizzeri: sono infatti considerate come il primo o secondo problema più urgente da risolvere dal 35% degli interpellati. Seguono l’ambiente e l’energia, designate dal 34% degli interrogati, l’evoluzione congiunturale e il franco forte (22%), l’esplosione dei costi dell’assicurazione malattia (20%) e la disoccupazione (13%).

Il settimo barometro elettorale della SRG SSR è stato realizzato tra il 1° e l’8 ottobre dall’istituto di ricerche politiche gfs.bern.

Il sondaggio è stato effettuato su un campione rappresentativo di 2007 persone con diritto di voto in tutte le regioni linguistiche del paese. 

Non sono stati interpellati invece gli svizzeri residenti all’estero, di cui oltre 135’000 sono iscritti nei registri elettorali.

Il margine di errore è del +/-2,2%.

In totale l’istituto gfs.bern esegue 7sondaggi sulle elezioni federali del 23 ottobre. Questo è dunque l’ultimobarometro elettorale 2011.

La politica svizzera è dominata da quattrograndi partiti di governo, che da oltre un secolo si spartiscono circa l’80% dell’elettorato. Si tratta dell’Unione democratica di centro (28.9% degli elettori nel 2007), il Partito socialista (19.5%), il Partito liberale radicale (17.7%) e il Partito popolare democratico (14.5%).

Dagli ’80 è emersa una nuova forza politica, il Partito ecologista svizzero, salito nel 2007 fino al 9,6% dei voti. Gli ecologisti non stati però finora ammessi nell’esecutivo.

Altri due partiti emergenti – nati negli ultimi anni da scissioni – si stanno ritagliando un certo spazio: i Verdi liberali (separatisi dagli ecologisti nel 2004) e il Partito borghese democratico (separatosi dall’Unione democratica di centro nel 2008). Stando ai sondaggi, questi due schieramenti potrebbero uscire vincitori dalle prossime elezioni, ma non dovrebbero superare il 5% risp. 4% dei voti.

In parlamento siedono inoltre cinque partiti minori che complessivamente rappresentano il 5.5% dell’elettorato e dispongono ciascuno da uno a tre rappresentanti. In questa legislazione si tratta della Lega dei ticinesi, dell’Unione democratica federale, del Partito cristiano-sociale, della Sinistra e del Partito evangelico.

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