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La democrazia svizzera di fatto esclude molti suoi espatriati

Candidato al Consiglio nazionale per il Partito popolare democratico nel cantone di Berna, Daniel Wyss non ha potuto votare il 18 ottobre perché il materiale di voto gli è stato recapitato in ritardo. Una sorte toccata anche a molti altri svizzeri all’estero. danielwyss.ch

C’è amarezza in seno alla Quinta Svizzera: il recapito postale tardivo del materiale di voto ha nuovamente impedito a numerosi espatriati di partecipare alle elezioni federali. Ancor peggio è andata ai ballottaggi. Ciò rilancia gli appelli per la rapida generalizzazione del voto elettronico.

Tra i cittadini elvetici residenti all’estero che hanno segnalato a cancellerie cantonali e comunali, all’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) o ai loro partiti di non aver ricevuto il materiale di voto in tempo, dunque di essere stati privati dei loro diritti il 18 ottobre, c’erano persino dei candidati al Consiglio nazionale. swissinfo.ch è venuta a conoscenza di alcuni casi di candidati residenti in Asia e in America latina.

Democrazia a due velocità

Sui quasi 747mila svizzeri residenti all’estero alla fine del 2014, oltre 583mila erano maggiorenni, ossia in età di voto.

Diversamente dai connazionali nella Confederazione, gli espatriati non sono registrati automaticamente nei cataloghi elettorali, ma si devono iscrivere.

Nel 1992, quando a livello federale ottennero il voto per corrispondenza, vi erano circa 14mila svizzeri all’estero iscritti. Da allora il loro numero è costantemente cresciuto. Alle elezioni federali 2015 erano 147’757.

A livello cantonale, gli svizzeri all’estero attualmente possono votare per corrispondenza solo in 12 cantoni e semicantoni su 26.

Alle elezioni delle Camere federali gli svizzeri all’estero possono votare per corrispondenza in tutta la Confederazione per il Consiglio nazionale, mentre per il Consiglio degli Stati in 14 cantoni e semicantoni non hanno questo diritto.

Nei cantoni che accordano ai propri cittadini residenti all’estero il diritto di voto per corrispondenza anche sul piano cantonale, il problema della tempestività si è acuito al secondo turno delle elezioni per il Consiglio degli Stati.

In alcuni cantoni la ristrettezza delle scadenze era già al limite per far pervenire in tempo il materiale di voto agli elettori locali. E per gli svizzeri all’estero era “una missione quasi impossibile”, ha per esempio dichiarato ai microfoni della Radio svizzera romanda RTS Danielle Gagnaux-Morel, cancelliera dello Stato di Friburgo, dove il ballottaggio si è tenuto l’8 novembre.

Ma anche nei cantoni in cui il secondo turno si è svolto il 15 novembre, i margini restavano serrati e le probabilità di ricevere in tempo il materiale di voto per gli elettori residenti all’estero ridotte. Per esempio in Ticino, dove il termine definitivo per le candidature è scaduto il 26 ottobre alle ore 18:00.

Il processo di stampa e di distribuzione del materiale di voto si è messo immediatamente in moto. Il 2 novembre era stato consegnato a tutti i 135 comuni, che a loro volta lo hanno poi dovuto inviare agli elettori, indica a swissinfo.ch l’Ufficio cantonale votazioni e elezioni. Ma difficilmente gli elettori residenti in paesi lontani lo hanno ricevuto in tempo per poter ritornare la scheda di voto entro la scadenza elettorale del 15 novembre.

Andrà forse meglio agli svizzeri all’estero che voteranno nei cantoni di Zurigo e di Argovia, dove il ballottaggio avrà luogo domenica 22 novembre? Si vedrà. Di certo si sa che alle autorità argoviesi sono pervenute le rimostranze di alcuni espatriati che al primo turno non hanno ricevuto il materiale in tempo, dice a swissinfo.ch Thomas Wehrli, capo del progetto e-voting.

La punta dell’iceberg

Statistiche dei reclami non ce ne sono. Del resto le lamentele sono solo la punta dell’iceberg, concordano Thomas Wehrli e la responsabile delle relazioni con i media dell’OSE, Anne-Catherine Clément. La maggior parte di chi non riceve in tempo il materiale non dice nulla. Rivelatore è il tasso di partecipazione degli svizzeri all’estero ad Argovia: il 18 ottobre è stato del 20,8%, contro il 30,95% registrato alle elezioni federali del 2011, quando avevano potuto usufruire del voto via internet.

A Friburgo alle elezioni federali di quattro anni fa non era stato messo a disposizione l’e-voting. Si osserva però che il 18 ottobre c’è stata una flessione della partecipazione degli svizzeri all’estero rispetto alle votazioni federali dell’ultimo anno, alle quali potevano partecipare online. Una diminuzione vicina ai 10 punti percentuali registrati ad Argovia.

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“È un calo enorme ed è sicuramente dovuto all’assenza del voto elettronico”, afferma Thomas Wehrli, che parla di un fatto grave. Alle elezioni federali del 18 ottobre, Argovia, Friburgo e gli altri sette cantoni con i quali componevano l’ormai dissolto consorzio “Vote électronique” non hanno più ottenuto l’autorizzazione del governo di utilizzare l’e-voting, perché nel loro sistema era stata riscontrata “una falla nella protezione della segretezza del voto”.

I nove cantoni sono ora in una fase esplorativa ed è difficile stimare quando saranno nuovamente in grado di mettere a disposizione il voto via internet. Per Argovia “in ogni caso non sarà per il 2016”, prevede Thomas Wehrli.

La battuta d’arresto rischia di avere un effetto domino sui cantoni che non hanno ancora sperimentato questo canale di voto. L’esempio di Vaud la dice lunga: il governo cantonale l’11 novembre ha trasmesso un rapportoCollegamento esterno al parlamento in cui chiede di rinviare al 30 giugno 2021 il termine per effettuare una prova.

L’e-voting più necessario che mai

Una prospettiva di fronte alla quale l’OSE, in una notaCollegamento esterno, ha espresso “costernazione” e “preoccupazione”. Sottolineando che “il rinvio del voto elettronico sarebbe un disastro per gli svizzeri all’estero”, l’organizzazione esorta i cantoni ad introdurlo velocemente. L’e-voting “rimane la nostra priorità”, precisa a swsissinfo.ch Anne-Catherine Clément.

La responsabile delle relazioni con i media dell’OSE puntualizza che l’organizzazione è conscia che le scadenze imposte dalle leggi non consentono alle amministrazioni cantonali e comunali di spedire il materiale di voto. “Ed è proprio perché è chiaramente un problema insolubile per le cancellerie che l’OSE si batte fermamente da anni per l’introduzione del voto elettronico. Solo questo risolverebbe il problema”.

Un’opinione condivisa dalle sezioni internazionali del Partito socialista (PSCollegamento esterno), dell’Unione democratica di centro (UDCCollegamento esterno), del Partito liberale radicale (PLRCollegamento esterno) e del Partito popolare democratico (PPDCollegamento esterno): per tutti e quattro, l’introduzione senza indugi del voto elettronico per tutti gli svizzeri all’estero resta preminente.

“Il Consiglio federale lo aveva fissato come obiettivo per la maggioranza degli svizzeri all’estero per le elezioni federali del 2015”, ricorda la segretaria generale dell’UDC Internazionale Miriam Gurtner, rammaricandosi che le cose siano andate diversamente. “Adesso vogliamo che questo obiettivo sia raggiunto alle prossime elezioni federali del 2019”.

Per la fase transitoria, l’UDC Internazionale esamina soluzioni alternative. Alla domandaCollegamento esterno della parlamentare UDC Céline Amaudruz, la cancelliera della Confederazione Corina Casanova ha già risposto che la legge non consente di inviare il materiale di voto per posta elettronica e nemmeno di ritornare le schede di voto alla rappresentanza diplomatica invece che al comune.

Ma le sezioni internazionali dell’UDC, del PLR, del PPD e del PS non si arrendono e stanno cercando delle varianti per sormontare rapidamente le difficoltà legate al voto per posta in attesa di quello per internet. Il tema è all’ordine del giorno del comitato dell’UDC Internazionale. Il PLR Internazionale punta in particolare sui parlamentari liberali radicali che si sono esplicitamente impegnati a difendere gli interessi degli svizzeri all’estero per smuovere le acque.

Il PS Internazionale approfondisce la questione tramite un apposito gruppo di lavoro: “stiamo preparando delle raccomandazioni”, annuncia il segretario internazionale del PS Peter Hug. D’altra parte egli non risparmia severe critiche a quei cantoni in cui i cataloghi elettorali sono ancora completamente decentralizzati e dove vi sono comuni che non rispettano i termini per la spedizione del materiale di voto. “Occorrerebbero profonde riforme per avere un minimo di uniformità, ma nei cantoni dove non c’è la volontà politica per farle, nulla si muove”.

e-voting in Svizzera

Le prime prove di voto elettronico sono state effettuate nel 2003 in occasione di scrutini comunali nel canton Ginevra. Nel 2005 hanno eseguito i primi test Neuchâtel e Zurigo.

Questi tre cantoni pilota hanno sviluppato ognuno un sistema informatico diverso, che hanno messo a disposizione, tramite contratti di collaborazione, di altri cantoni.

Del sistema ginevrino si sono avvalsi i cantoni di Basilea Città, Berna e Lucerna. Quello zurighese è invece utilizzato dai cantoni di Argovia, Friburgo, Glarona Grigioni, San Gallo, Sciaffusa, Soletta, Turgovia.

Prima del 2011 il voto via internet è stato utilizzato solo per votazioni federali. Quell’anno è stato sperimentato per la prima volta alle elezioni federali, da quattro cantoni: Argovia, Grigioni, San Gallo e Basilea Città.

Nell’agosto scorso il governo svizzero ha rifiutato l’autorizzazione di utilizzare l’e-voting alle elezioni federali di ottobre ai nove cantoni che facevano capo al sistema zurighese. Ha invece autorizzato i sistemi di Ginevra e Neuchâtel.

Ad eccezione di Turgovia, in quarta posizione con il 28,46%, i tassi di partecipazione più elevati degli svizzeri all’estero alle elezioni federali del 18 ottobre sono stati registrati nei quattro cantoni che hanno offerto il voto elettronico: Lucerna (32,1%), Ginevra (31,8%), Neuchâtel (29,7%) e Basilea Città (25,99%).

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