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La campagna per le politiche passa anche dalla Svizzera

volantini elettorali di diversi candidati alle elezioni italiane
I circa 500'000 potenziali elettori che vivono in Svizzera fanno gola a tutti i candidati. tvsvizzera

Per la quarta volta gli italiani all'estero potranno eleggere i propri rappresentanti in parlamento. Per conquistare uno dei sette seggi attribuiti nella sotto-circoscrizione Europa sono in lizza 107 candidati. Convincere gli elettori 'svizzeri' è un passo importante.

In questo giovedì sera di metà febbraio, la sala di 200 posti dell’Università operaia di Ginevra è quasi piena. La politica sembra continuare a suscitare interesse tra la comunità italiana in Svizzera, anche se, affermano alcuni dei presenti, tra cui diversi giovani, la campagna elettorale è la peggiore degli ultimi decenni.

“Ci sono persone che lasciano l’Italia e in un certo modo la dimenticano, non perché non la amano, ma perché sono più concentrati su ambizioni professionali, questioni famigliari. Altre invece si interessano alla politica, magari ancor più che se fossero rimaste in Italia. È un po’ un bilancio in chiaroscuro”, osserva Andrea Pappalardo, presidente del Comites di Ginevra, tra gli organizzatori della serata.

Un terreno di ‘caccia’ privilegiato

Appuntamenti come quello ginevrino si sono svolti in diverse città svizzere ed europee nelle ultime settimane.

Al dibattito partecipano sette candidati nella circoscrizione estero (clicca quiCollegamento esterno per le liste di tutti i candidati) appartenenti a quasi tutto lo spettro politico. Alcuni di loro stanno facendo una sorta di piccolo giro d’Europa per cercare di far breccia negli elettori.

La Svizzera è un terreno di ‘caccia’ privilegiato. Con circa 500’000 potenziali elettori, la Confederazione rappresenta un decimo degli aventi diritto nel mondo e quasi un quinto di quelli nella sotto-circoscrizione Europa. Convincere gli elettori ‘svizzeri’ significa compiere un passo importante verso Montecitorio o Palazzo Madama. Non è un caso che nelle ultime politiche del 2013, due dei cinque deputati e uno dei due senatori eletti in Europa risiedevano proprio in Svizzera.

Sui 950 seggi del parlamento, i 18 riservati ai candidati ‘esteri’ (12 alla Camera e sei al Senato) non sembrano pesare più di tanto. Tuttavia il voto degli italiani all’estero non è da prendere alla leggera. Se nel 2006 Prodi e il centrosinistra hanno potuto conquistare la maggioranza in Senato, lo devono soprattutto agli italiani all’estero, che quell’anno hanno votato per la prima volta per corrispondenza i candidati nella neonata circoscrizione estero.

Un tripolarismo sempre più presente

Questa inclinazione verso il centro-sinistra degli italiani che vivono in Europa sembra confermarsi nella sala ginevrina. Il candidato della Lega Stefano Gualandris è criticato per le posizioni del suo partito sulla questione migratoria; l’esponente del Movimento Cinque Stelle Gabriella Creti per le esternazioni di alcuni suoi colleghi che in passato avevano paventato l’idea di fare marcia indietro sul diritto di voto per corrispondenza, dopo che gli italiani all’estero avevano accettato nel dicembre 2016 il referendum sulle riforme costituzionali. Un’idea che era passata per la testa anche ai membri di altri partiti.

“A Ginevra la situazione è un po’ particolare, qui la comunità italiana è molto progressista”, ci confida un partecipante alla serata. Secondo Andrea Pappalardo, è vero che in Europa le elezioni hanno sorriso più al centro-sinistra che al centro-destra. Tuttavia con l’ascesa dei 5 Stelle anche al di fuori dell’Italia il tripolarismo è sempre più marcato e il dibattito spesso altrettanto infuocato, soprattutto negli ultimi tempi, “con un ritorno di alcune ideologie chiaramente di destra”. Saverio D’Auria, presidente del Coordinamento associazioni italiane di Ginevra (CAIG), tempera un po’: “La situazione non è così conflittuale come in Italia. Anche tra i diversi schieramenti riusciamo a collaborare”.

Se sui temi nazionali i programmi dei diversi schieramenti sono molto divergenti, per quanto concerne gli italiani all’estero le differenze sono minime.

Da destra a sinistra, tutti in sostanza si accordano per rivendicare un miglioramento dei servizi consolari, attraverso ad esempio la digitalizzazione, per una maggiore promozione della cultura e della lingua italiana, per l’introduzione di una copertura sanitaria temporanea in patria per i neo-iscritti all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero), per una revisione dell’IMU…

Per la nuova generazione di emigrati – osserva Andrea Pappalardo – uno degli aspetti più importanti è tutto ciò che attiene al mercato del lavoro. Ad esempio, riassume Giulia Pastorella, candidata alla Camera nella lista di Emma Bonino +Europa, “la possibilità di portare dappertutto la propria valigia con ciò che si è costruito all’estero: famiglia, formazione, pensioni… senza dovere lasciare dei pezzi qua e là”.

Un sistema di voto da migliorare

Un altro tema di estrema attualità per gli italiani all’estero è la nuova legge elettorale, che contempla un cambiamento importante: i candidati non devono più per forza risiedere all’estero, in uno dei paesi della circoscrizione nella quale si presentano. “Una stortura”, secondo Andrea Pappalardo, poiché un candidato “dovrebbe essere espressione di un interesse locale, ciò che vale anche per i collegi in Italia”. Saverio D’Auria è più circospetto: “L’importante è soprattutto il valore dei candidati”.

Sulla necessità di rivedere il sistema di voto previsto dalla legge Tremaglia del 2001, i due rappresentanti di associazioni italiane sono invece d’accordo: va migliorato, poiché il rischio di brogli è reale.

“Ci sono italiani, magari di seconda o di terza generazione, che hanno poche connessioni con l’Italia e che non votano. E questa è la cosa migliore. Il problema è quando vendono o cedono la busta elettorale ad altri”, osserva D’Auria.

Lo spirito attuale della legge, che permette appunto di votare all’estero senza dover rientrare nel proprio comune d’origine, va assolutamente difeso, afferma dal canto suo Andrea Pappalardo. Tuttavia – continua – “non vedere che ci sono dei rischi è un attentato alla democrazia”.

Tra le possibili soluzioni, proposte anche da alcuni candidati presenti a Ginevra, la votazione nei consolati o l’introduzione di un sistema di voto elettronico. 

Il voto all’estero è salvo

La Corte costituzionale ha dato il via libera mercoledì 21 febbraio all’attuale sistema di voto all’estero.

I giudici hanno infatti considerato inammissibile la questione di legittimità costituzionale, sollevata dal Tribunale di Venezia.

Gli autori del ricorso contro le attuali disposizioni avevano sollevato dubbi sulla capacità di garantire davvero che il voto per corrispondenza sia personale e segreto.

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