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Elogi al governo, bacchettate a UBS

Nuove regole per evitare la bancarotta delle banche "too big to fail". AFP

All’indomani della presentazione del testo di legge sulle banche "too big to fail", la stampa elvetica è unanime nell’affermare l’importanza di questa severa normativa. I commentatori sono altresì concordi nel criticare l’atteggiamento dei vertici di UBS.

Sono trascorsi tre anni dalla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio il mondo e ha rischiato di mandare a gambe all’aria UBS. L’importante istituto bancario era però troppo grande per fallire e così, lo Stato e la Banca nazionale sono corsi in suo soccorso con un pacchetto di salvataggio miliardario.

Ora, nel 2011, il governo ha licenziato un messaggio sulla revisione della legge sulle banche che fissa regole più severe, affinché ciò non abbia più a ripetersi. E i quotidiani svizzeri non perdono l’occasione per commentare il nuovo testo di legge.

Piovono critiche sui vertici UBS

Nella sua riflessione, la Regione Ticino definisce «puerile» e «ingrato» il Ceo di UBS Oswald Gruebel,  e afferma che «ci vuole un bel coraggio oggi a dirsi contrari a norme che cercano di salvaguardare tutta la piazza finanziaria».

La Regione Ticino saluta infatti le nuove misure presentate mercoledì dal Consiglio federale, giudicandole «norme eccezionali, ma dettate dal buon senso» e capaci di rendere «più sicura, trasparente e attrattiva» la piazza finanziaria elvetica.

Dello stesso avviso è anche il Corriere del Ticino. «Il governo svizzero fa bene a non dimenticare e a tirare la lezione», scrive nel corsivo, rimproverando poco dopo gli attuali vertici di UBS dimentichi del recente passato.

«I dirigenti del grande istituto bancario sembrano aver perso la memoria. A poco più di due anni da una crisi senza precedenti, danno ad intendere che potrebbero girare le spalle al paese che li ha salvati, qualora fosse accettato il piano too big to fail, varato dal governo elvetico», sottolinea nel suo commento l’editorialista.

Anche l’Aargauer Zeitung critica i vertici UBS. «L’opposizione senza riserve della grande banca contro le severe regole riguardanti gli istituti too big to fail è un enorme affronto nei confronti dello Stato e dei suoi cittadini. Proprio dall’UBS!».

L’incognita “anno elettorale”

Il 24heures sostiene la determinazione di Eveline Widmer-Schlumpf nel voler «far passare le regole d’un contratto di matrimonio con due sposi un po’ farfalloni», ossia le banche sistemiche, UBS e Credit Suisse. Il foglio losannese si augura tuttavia che «il parlamento, soprattutto in un anno elettorale, non sia tentato […] di svuotare della sua sostanza il progetto del Consiglio federale».

Anche il Blick sottolinea questo aspetto, titolando la sua analisi «Widmer-Schlumpf dura contro le banche. Ma il parlamento la seguirà?». Il quotidiano si chiede infatti chi «sarà a ritardare la soluzione del “too big to fail”. Visto che riduzioni e rallentamenti giovano soltanto alle avide banche. Queste, difatti, continuerebbero volentieri a svolgere affari rischiosi e a riempirsi le tasche con una garanzia statale».

Dello stesso avviso è anche Le Temps che chiede ai parlamentari di «mantenere i nervi saldi», interrogandosi poco dopo se ciò è possibile in un anno elettorale. Si domanda poi se i deputati potrebbero «speculare sulla non rielezione di Eveline Widmer-Schlumpf, che consce perfettamente il dossier, ma che gode di un debole sostegno politico».

Meglio prepararsi, che lamentarsi

«Il testo del Consiglio federale entrerà in vigore senza grandi modifiche», scrive invece la Neue Zürcher Zeitung. «Sarà particolarmente importante – sottolinea in seguito – che il CS e ancora di più il dinosauro UBS si preparino alle nuove condizioni quadro. Le possibilità sono intatte per le due banche di rimanere concorrenziali al livello internazionale, si devono tuttavia lasciare in fretta alle spalle il passato».

La Basler Zeitung approva il fatto che si introducano misure più severe per le banche, ma si chiede comunque se la loro libertà non viene limitata eccessivamente. Nel contempo, l’editorialista del quotidiano sul Reno ricorda i fatti: «Non dimentichiamoci che la banca che fa ora la voce grossa, non esisterebbe più se lo Stato da un giorno all’altro non le avesse messo a disposizione un credito per impedirne la bancarotta».

Anche la Südostschweiz lancia un monito ai dirigenti di UBS: «Se l’UBS si fosse comportata come una banca rispettabile, ora non sarebbe confrontata con queste misure severe».

Il Tages Anzeiger giustifica invece il comportamento del Ceo di UBS, Oswald Grübel, che da mesi critica la revisione della legge sulle banche; la colpa è da imputare al «suo ambizioso obiettivo, i 15 miliardi di utile nel 2014».

Il foglio zurighese si chiede tuttavia dove sia andato a finire Kaspar Villiger, il presidente del consiglio di amministrazione. «Se c’è qualcuno che deve dimostrare comprensione per il tentativo di garantire la stabilità economica del paese, quello è l’ex ministro delle finanze elvetico», sottolinea nel corsivo il Tages Anzeiger.

Gli accordi di Basilea definiscono i requisiti patrimoniali delle banche stabiliti dal comitato di Basilea, costituito dagli enti regolatori delle banche mondiali allo scopo di garantire la stabilità monetaria e finanziaria.

I requisiti di capitalizzazione delle banche sono stati fissati nel 1988 con l’accordo sul capitale minimo delle banche, noto appunto come “accordo di Basilea”. Con il passare degli anni, l’intesa si è rivelata inadatta a fronteggiare le nuove sfide legate ai prodotti finanziari, ai mercati bancari e alle tecniche di gestione dei rischi.

Di conseguenza, nel 2007 è entrato in vigore un nuovo accordo sui requisiti minimi di capitale (Basilea 2): la nuova intesa fissava il coefficiente di solvibilità all’8%. Tale coefficiente definisce l’ammontare minimo di capitale che le banche devono possedere in rapporto al complesso delle attività ponderate in base al loro rischio creditizio.

Basilea 3, adottato nel settembre 2010 dal comitato dei governatori delle banche centrali, va più in là, aumentando in particolare i fondi propri minimi delle banche. Il tasso di solvibilità rimarrà fissato all’8%, mentre il common equity (il nocciolo duro del capitale costituito dalle azioni ordinarie e dagli utili non distribuiti) salirà dall’attuale 2% al 3,5% nel 2013 e al 4,5% a fine 2018. Il Tier 1 (azioni ordinarie, utili non distribuiti e obbligazioni perpetue) passerà invece dal 4 al 6%.

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