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EPFL: tre varianti per salvare sito lacustre di Sutz-Lattrigen (BE)

Un modellino del sito di Sutz-Lattrigen (BE) KEYSTONE/GIAN EHRENZELLER sda-ats

(Keystone-ATS) Una diga sommersa, una visibile da riva oppure una protezione con elementi in cemento.

Sono le tre opzioni proposte dal Politecnico federale di Losanna (EPFL) per salvaguardare il sito archeologico di Sutz-Lattrigen (BE), sul lago di Bienne, minacciato da impetuose onde.

Nel corso delle forti tempeste, i resti in legno dell’insediamento palafitticolo – che fa parte del patrimonio mondiale dell’Unesco – e gli oggetti relativi alla vita quotidiana risalenti al Neolitico vengono trasportati via dalla corrente.

Per impedire che il sito venga irrimediabilmente compromesso, il canton Berna ha incaricato nel 2015 gli esperti dell’EPFL di trovare delle soluzioni al problema.

“Il nostro compito era quello di studiare protezioni che fossero il più discrete possibili”, ha affermato Azin Amini, direttrice del progetto portato avanti dal Laboratorio di costruzioni idrauliche, citata in un comunicato odierno dell’istituto vodese.

La prima variante propone di costruire uno sbarramento a qualche metro dalla riva per frenare l’impatto della corrente, che resterebbe 20 centimetri al di sotto del livello dell’acqua, nascondendolo in gran parte all’occhio umano.

La seconda opzione è quella di realizzare una diga circonferenziale per contenere le onde che erodono il sito. Lunga più di 340 metri, sarebbe visibile dalla sponda del lago.

L’ultima possibilità prevede di deporre un “materasso protettivo” costituito da una rete in geotessile o in acciaio inossidabile e da blocchi di cemento, che potrà essere rimosso in caso di bisogno.

Il sito archeologico bernese è una delle rare testimonianze della presenza degli uomini che hanno per la prima volta scelto la vita sedentaria lacustre. È con l’abbassamento del livello dei tre laghi del Giura alla fine del XIX secolo che i resti dei villaggi su palafitte sono stati portati alla luce.

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