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Sguardo intimo nel quotidiano delle Guardie Svizzere

Fabio Mantegna

Una storia nobile e antica ma che racconta anche la bella giovinezza di un gruppo di ragazzi al servizio del papa a Roma. Con queste parole il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, ha presentato la mostra dedicata alla Guardie Svizzere. Le foto dell’esercito più piccolo del mondo sono esposte a pochi passi dalla Cappella Sistina.

Nell’anno in cui la Guardia Svizzera PontificiaCollegamento esterno festeggia il 510° anniversario della sua nascita, nel 1506, una mostra la celebra raccontando i momenti quotidiani dei giovani che scelgono di dedicare almeno due anni della loro vita alla protezione del Santo Padre: “The life of a Swiss guard. A private viewCollegamento esterno (fino al 12 giugno).

A rendere ancora più unico questo evento è la sede che li ospita, i Musei Vaticani, esattamente l’Atrio delle Corazze, dove sono esposte fotografie e oggetti che compongono la divisa di ciascun soldato, dall’elmo all’alabarda, e ovviamente le divise, tra cui quella inconfondibile nei colori rosso, blu e giallo.

«Gli scatti sono il frutto di un’osservazione vicina ma mai invasiva – racconta a swissinfo.ch Fabio MantegnaCollegamento esterno, il fotografo che li ha realizzati – Mi hanno aperto il loro mondo e io vi sono entrato in punta di piedi, nel rispetto si quello che è un ‘servizio militare unico al mondo». Ne è nato un rapporto umano profondo, confida il fotografo, in cui alla fine lui spiegava come funziona la sua attrezzatura per riprenderli.

Il papa e la moto

Sono oltre ottanta le fotografie in mostra, in bianco e nero e a colori, che raccontano le Guardie Svizzere nei momenti ufficiali, come l’udienza pubblica del papa il mercoledì mattina, oppure il giuramento delle nuove reclute (ogni 6 maggio).

«È stata l’occasione per scoprire chi sono le persone dentro alle divise, perché ogni soldato è prima di tutto un ragazzo – spiega Fabio Mantegna – Nei momenti non ufficiali hanno le stesse passioni di tutti i giovani».

Tra i dettagli che hanno maggiormente colpito il fotografo ci sono le moto parcheggiate nel ‘quartiere svizzero’, la zona all’interno del Vaticano in cui vivono i soldati. «Ho saputo – confida – che ci sono diverse guardie appassionate di motociclismo e quando non sono in servizio ne approfittano per scoprire Roma e i suoi dintorni su due ruote».

Una piccola-grande famiglia

Fabio Mantegna, vivendo a stretto contatto con loro, ha osservato una giornata tipo, che comincia molto presto, verso le cinque del mattino. Quando non sono in servizio, le Guardie Svizzere si dedicano all’addestramento a tutto tondo, dall’autodifesa in palestra alla lingua italiana che studiano privatamente. «Ci sono anche sessioni dedicate a come bisogna ammanettare le persone, che è uno dei compiti di difesa delle Guardie Svizzere», aggiunge il fotografo.

Quello che però emerge vivendo al fianco di questi ragazzi, racconta, è l’essere parte di un’unica piccola-grande comunità. «È veramente una sola famiglia. Nel rispetto dei ruoli c’è molta condivisione della vita quotidiana. L’immagine del figlio del comandante Christoph Graf che indossa l’elmo di suo padre è secondo me la foto-simbolo di cosa sono le Guardie Svizzere, prima di tutto persone».

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Dietro l’uniforme delle Guardie Svizzere

Questo contenuto è stato pubblicato al «Essere Guardia Svizzera è una vocazione. Occorrono fede e profonda convinzione per svolgere questo impegno straordinario e nobile», afferma il colonnello Christoph Graf, comandante della Guardia Svizzera Pontificia, creata nel 1506 da Papa Giulio II della Rovere. Il 6 maggio di quest’anno, 23 nuove reclute prestano giuramento in Vaticano. La data ricorda la morte eroica…

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Moderni mecenati

L’idea di una mostra dedicata alla vita quotidiana della Guardia Svizzera Pontificia risale a circa un anno e mezzo fa. Il progetto ha trovato concretezza grazie al contribuito dei Patrons of the ArtsCollegamento esterno, che hanno coperto le spese (122’500 euro). «Sono moderni mecenati – spiega a swissinfo.ch la curatrice Romina Cometti – che finanziano i costi dell’immenso patrimonio culturale del Vaticano, dal laser per ‘pulire’ le opere d’arte all’organizzazione di una mostra, come in questo caso».

Romina Cometti ricopre l’incarico di “restoration projects manager” dei Patrons of the Arts, la cui direzione internazionale è affidata a padre Mark Haydu, che si è mostrato entusiasta del progetto.

«La proposta della mostra è piaciuta immediatamente non soltanto a noi. Appena messo on-line il preventivo dei costi siamo stati invasi dalle domande», ricorda Romina Cometti, precisando che in questo caso il finanziamento è arrivato dallo Stato della California, dove le Guardie Svizzere sono molto seguite. «La mostra è pensata per girare il mondo. E ovviamente stiamo lavorando perché tra le tappe ci sia Los Angeles, forse persino come prima».

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