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Fine della caccia ai cristalli

I tesori nascosti nel ventre della montagna. Reuters

Il geologo Peter Amacher ha passato dieci anni della sua vita cercando minerali nel tunnel di base del San Gottardo. Ora gli scavi sono quasi ultimati e il suo non sempre facile lavoro, gomito a gomito con i minatori, è ormai finito.

Non è che attenda l’inverno con impazienza, ma certo l’arrivo della neve permetterà al geologo urano Peter Amacher di dedicarsi ad un’altra sfaccettatura del suo lavoro. Nel suo atelier di Amsteg, che si trova sotto un impressionante ponte dell’attuale linea ferroviaria del San Gottardo, si dedicherà alla preparazione dei marmi bianchi e degli gneis trovati nel corso degli scavi del tunnel più lungo del mondo.

Le pietre con l’etichetta «NEAT-Steine» (Pietre della Nuova ferrovia transalpina, NFTA) non fanno fatica a trovare degli acquirenti. «Piacciono molto ai collezionisti tedeschi, italiani, austriaci e addirittura statunitensi», spiega Peter Amacher. «Non è sorprendente; la nuova galleria è qualcosa di molto speciale».

Gli errori del passato

Peter Amacher, che si occupa di perizie geologiche e organizza – tra le altre cose – delle escursioni mineralogiche nella regione del San Gottardo, fa questo lavoro da quarant’anni. «Ho cominciato con mio zio. Lo chiamavano l’esploratore delle caverne e delle cime. Ho imparato presto che a volte si cerca per delle settimane intere senza trovare niente. Ci vuole molta pazienza».

Per un geologo appassionato, un cantiere come quello della nuova galleria ferroviaria del San Gottardo è una manna. Bisogna però convincere di questo anche gli altri attori coinvolti. Fin dal momento in cui è stata presa la decisione di costruire il tunnel, Peter Amacher ha pensato che non bisognava assolutamente «ripetere gli errori fatti durante la costruzione del tunnel autostradale», aperto nel 1980. «Allora tutti i minerali trovati nel corso dei lavori furono donati agli ospiti d’onore».

Minacce

In un testo pubblicato per l’inaugurazione della mostra di minerali del San Gottardo a Seedorf (2006), Peter Amacher ricorda il suo collega Ludwig Lussmann, incaricato dal cantone di Uri della sorveglianza e della conservazione dei minerali interessanti scoperti durante la costruzione del tunnel autostradale.

Il geologo non ha avuto vita facile. «I minatori non capivano che non avevano il diritto di mettersi in tasca i cristalli. Lussmann è stato minacciato a più riprese e spesso si è trovato di fronte a fratture o vene rocciose danneggiate intenzionalmente», scrive Amacher.

Il lavoro di Lussmann è stato poi vanificato da una poco oculata gestione dei minerali. Buona parte dei pezzi interessanti ritrovati allora sono andati persi.

Non soltanto amici

In vista della costruzione della NFTA, il governo urano ha deciso di nominare un nuovo sorvegliante dei minerali e – soprattutto – ha deciso di conservare i tesori usciti dal ventre della montagna. L’incarico è andato a Peter Amacher, che con l’aiuto di quattro colleghi ha seguito l’avanzamento degli scavi sotto il San Gottardo.

Considerando anche i lavori di costruzione di una centrale idroelettrica ad Amsteg, realizzata apposta per il cantiere, e lo scavo dei cunicoli d’accesso alla galleria di base, Peter Amacher ha lavorato ininterrottamente per 14 anni, «non tutti i giorni, ma a volte per ore e ore di seguito».

Come Lussmann, anche Amacher non ha trovato solo amici nel tunnel. Gli è capitato di denunciare degli operai sorpresi a rubare. Alcuni sono stati condannati a delle multe per ricettazione. Uno è stato licenziato, anche se per altri problemi.

Rapidità

«In galleria ho però trovato anche dei buoni colleghi», ricorda Amacher. «C’era chi mi chiamava nel cuore della notte quando scopriva una frattura interessante», una di quelle in cui milioni di anni fa si sono formati i cristalli, le cloriti, i quarzi, l’amianto o le pirrotine e le anidriti. Questi ultimi due minerali si possono ammirare nel loro splendore solo in galleria, perché una volta esposte all’aria assumono un aspetto rugginoso.

Per un cercatore di cristalli, la rapidità è tutto. La fresatrice che scava la galleria è seguita da un battaglione di operai incaricati di mettere in sicurezza il cantiere. Le fessure e le grotte vengono riempite di cemento senza indugi. Chi vuole cercarvi dei minerali, deve essere sul posto il più in fretta possibile.

Peter Amacher sapeva a che ore partiva, ma non quando sarebbe ritornato. Le distanze, in una galleria che una volta finita misurerà 57 km, non sono propriamente brevi. «Spesso per non tornare da solo a piedi nel buio quasi totale, aspettavo il treno dei minatori che avevano finito di lavorare. Una volta ho aspettato due ore e mezza».

Occasioni perse

Oggi Peter Amacher è felice di poter di nuovo lavorare all’aria aperta. Gli resta però un po’ d’amaro in bocca per quelle che considera occasioni perse. In particolare, trova un peccato che il cantone dei Grigioni – a differenza del Ticino e di Uri – non abbia nominato un sorvegliante dei minerali per i cantieri Alptransit sul suo territorio.

«Quello che c’era è perduto per sempre», si rammarica Amacher. «Nei Grigioni a decidere sono i comuni. Io ho ricevuto un mandato da Sedrun, ma a partire da Tujetsch, nessuno si è più curato dei minerali. A un certo punto si è cercato di salvare il salvabile mandando in galleria due mineralologi in pensione. Ma era troppo tardi, non hanno trovato niente».

Ricompensa

«Bisogna esserci dall’inizio», spiega Amacher, «conoscere le persone, farsi accettare». Per quanto riguarda i lotti del canton Uri, un impatto positivo l’hanno avuto anche le ricompense versate agli operai che segnalavano dei minerali interessanti.

Il frutto di questo impegno è confluito nelle sale del castello A Pro di Seedorf dove sono esposti 250 minerali rinvenuti durante i lavori di scavo del tunnel di base del San Gottardo.

Qualche chilometro più in là, a Brunnen, si possono ammirare alcuni isolotti costruiti sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni con i materiali estratti dalla galleria. Preziose o no, le pietre del San Gottardo continuano a vivere.

Vive ad Amsteg, nel canton Uri, non lontano dal cantiere Alptransit di Erstfeld.

Geologo, 55 anni, da 40 va a caccia di minerali nella regione del San Gottardo, tra Altdorf e Airolo.

Nel 1995 il canton Uri lo ha nominato sorvegliante dei minerali. Amacher ha lavorato dapprima nel cantiere di una centrale elettrica in costruzione ad Amsteg, poi, dal 1999, nel troncone urano della galleria di base del San Gottardo.

I campioni raccolti da Amacher sono stati analizzati dall’Istituto di mineralogia e petrografia dell’Università di Basilea.

Amacher ha allestito un inventario di 250 fessure alpine e 50 minerali differenti, esposti al castello A Pro di Seedorf.

In Ticino, lo stesso lavoro è stato svolto da Marco Antognini, responsabile del settore mineralogia e petrografia del Museo di storia naturale di Lugano e sorvegliante dei minerali della NEAT per la parte ticinese dei lavori. Il cantone dei Grigioni ha rinunciato ad un progetto di conservazione.

«Quello del San Gottardo è uno dei massicci alpini più ricchi di minerali», afferma Edwin Gnos, conservatore del dipartimento di mineralogia e petrografia del Museo di storia naturale di Ginevra. «Già nel XVIII secolo era famoso per questo».

«Sfortunatamente, il progetto di campionatura della roccia e delle fessure lungo tutto il tracciato della nuova galleria di base è naufragato. Sarebbe costato troppo e avrebbe causato dei ritardi ai lavori».

In quanto ai furti, Gnos ritiene che «sono inevitabili e ci sono sempre stati. Non si può sorvegliare tutto e tutti in ogni momento. I minatori, che svolgono un lavoro difficile, hanno l’impressione di essersi meritati questa specie di mancia. Ma bisogna trovare un certo equilibrio, perché stando alle leggi – seppure non scritte – i minerali appartengono al cantone».

Traduzione e adattamento, Doris Lucini

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