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Friburgo e le “cinematografie lontane”

Ilich Ramirez Sanchez, alias Carlos, nel film di Olivier Assayas. SP

Al di là del tradizionale concorso, il Festival internazionale del film di Friburgo, la cui 25esima edizione inizia sabato, gioca con la diversità dei temi. Per non parlare del gusto della provocazione che il direttore uscente, Edouard Waintrop, coltiva.

Per la sua ultima edizione nelle vesti di direttore, Edouard Waintrop, arrivato a Friburgo nel 2007, ha voluto un festival sottoforma di festa. E, soprattutto, ha voluto riaffermare che la nozione di “cinema del Sud” – per lungo tempo la bandiera ufficiale della manifestazione friborghese, con buona pace della coscienza terzomondista – è ormai un concetto privo di significato.

swissinfo.ch: Quest’anno è il 25esimo anniversario di un festival di cui non si accolla necessariamente l’approccio originale. Il concetto di “film del Sud” la infastidisce …

Edward Waintrop: Sì, mi dà fastidio. Cosa significa il Sud? Oggi il Brasile è una delle dieci maggiori potenze mondiali, l’Argentina non è lontana, la Cina ha superato il Giappone, l’India è in prima linea. Ora il Sud è forse al Nord, e ciò che maggiormente mi interessa è mostrare film che non abbiamo l’abitudine di vedere, o proporli in una posizione che consente a queste opere di essere viste in modo diverso.

swissinfo.ch: Le “cinematografie lontane”… come dice lei…

E.W.: Sì, è sempre interessante mostrare realtà che sono state filmate da registi che hanno altri paramentri di riferimento, o da persone a noi vicine, ma che portano una prospettiva diversa. Due anni fa mi avevamo proposto una sezione sullo stupro, “Rape and revenge movies” , una corrente del cinema femminista americano, quindi in linea di principio attinente al cinema dominante, ma comunque una minoranza del cinema dominante, con una problematica che interessa tutti i paesi.

swissinfo.ch: Cinematografie lontane che, nonostante i molti festival che offrono loro uno spazio, rimangono tristemente assenti dagli schermi. Non è frustrante?

E.W.: Occorre essere pazienti. Ogni anno ci sono comunque buone sorprese. Basti ricordare il film georgiano che l’anno scorso ha vinto il “Regard d’or” a Friburgo, ossia The Other Bank che ha impiegato un anno per trovare la sua strada, ma uscirà nelle sale in Svizzera. Il nostro obiettivo è che gran parte dei film in concorso trovino un distributore anche nel nostro paese.

swissinfo.ch: Perché la scelta di inaugurare il festival con la proieizone, sabato, del film della star cinese Jackie Chan, Little Big Soldier? Non è forse un po’ provocatorio?

E.W.: C’è una parte di provocazione e una parte di piacere personale. Poi si tratta di un Jackie Chan che non è distribuito in Svizzera e che è molto diverso da altri suoi film. Anche se è un film strano, rappresenta una riflessione sulla storia. L’umorismo non ha confini e non impedisce la riflessione storica e politica.

swissinfo.ch: Quali gli  indirizzi di massima che ha voluto conferire al concorso internazionale 2011?

E.W.: Ci sono per esempio pellicole che in patria hanno avuto un grande successo, come il film cinese Aftershock, purtroppo terribilmente d’attualità dal momento che parla di un terremoto. Ci sono film intimisti e altri che sono quasi degli affreschi storici. Ci sono film di giovani cineasti e altri di registi confermati. Autumn mi ha completamente sbalordito: non ho mai visto il Kashmir così, ossia  quasi come la Palestina occupata. Penso che il concorso non sia mai stato così “ampio” sebbene quest’anno ci siano solo dodici film. E tra le opere che vedrete c’è un capolavoro… ma le lascio il piacere della scoperta. E non voglio influenzare il concorso!

swissinfo.ch: Quest’anno non meno di sette panorami… tra cui,  Black Note, dedicato alla musica nera, africana e americana. Perché questa scelta?

E.W.: Prima di tutto, perché per la 25esima edizione volevamo qualcosa di festoso. E la musica nera vuol dire festa. Secondariamente perché se l’Africa sta vivendo una trasformazione, il cinema africano non è però presente nel concorso. E’ stato dunque un modo per rendere omaggio alla cultura africana nell’attesa del ritorno del cinema africano.

swissinfo.ch: In questi  periodo di ossessione per la sicurezza, dieci anni dopo l’11 settembre, presenta una sezione intitolata Nella pelle di un terrorista. Un’altra provocazione?

E.W.: No. Originariamente è stato un colpo di fulmine per il film Carlos nella sua versione integrale. Proietteremo la versione che ha vinto i Golden Globes, quella che dura 5 ore e 30! Per me era il film importante di Cannes quest’anno. Penso che sia il miglior film di Olivier Assayas, un completo successo.

La sezione è stata poi costruita intorno a questo film. Il terrorismo visto dall’interno è già stato un soggetto letterario con I demoni di Dostoevskij, e ha portato grandi successi nel cinema. Buongiorno Notte di Marco Bellocchio, United Red Army di Kôji Wakamatsu, Nada di Claude Chabrol… Si spiega così questo panorama, che è molto forte. Con, in mezzo, anche una commedia: We are for lions “del britannico Christopher Morris.

swissinfo.ch: Una duplice domanda: come definirebbe quello che lei ha portato al festival e che cosa si aspetta dal suo successore, il giornalista Thierry Jobin?

E.W.: Non ho compiuto delle rotture, ho solo accentuato la svolta. Ho seguito il cammino tracciato dal mio predecessore, Martial Knaebel, che aveva cominciato ad aprire il festival e a dare un taglio a un certo numero di stereotipi. Ma aveva quindici anni di esperienza nell’antico festival di Friburgo e io sono forse stato più libero di lui. E penso che Thierry Jobin potrà essere ancora più libero di me …

swissinfo.ch: Questo festival è quindi una costante ricerca di libertà?

E.W.: No, ma il mondo cambia, e quando si vuole seguirlo, si è costretti a rinunciare a una serie di abitudini e di facilità di pensiero. Ma non dobbiamo fare i conti solo con la libertà: abbiamo anche una grande responsabilità nei confronti del pubblico.

Il Festival internazionale del film di Friburgo (FIFF) ha luogo dal 19 marzo al 26 marzo.

Il concorso internazionale comprende quest’anno 12 film. Il vincitore sarà ricompensato con il “Regard d’or”.

Quest’anno sono sette le sezioni tematiche:

– Black Note: Musica nera nel cinema, sia essa africana o americana.

. Omaggio a Lita Stantic: Una selezione di film della produttrice che in Argentina ha favorito lo sviluppo della Nouvelle Vague.

. Sakartvélo: Nel 2010, il georgiano George Ovashvili vince il “Regard d’or”  con il film The Other Bank. Nel 2011, 17 film raccontano 80 anni di cinema georgiano.

. The Da Huang Network: La produzione di un gruppo cineasti della Malaisia che hanno scelto di lavorare in rete e sono attivi nella produzione di film di qualità a basso costo.

. Nella pelle di un terrorista: Dieci anni dopo la tragedia delle Torri gemelle, una serie di film sul terrorismo visto dai terroristi.

. Lima, Pristina: A margine del 50esimo anniversario della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) – pure partner del FIFF – una selezione di sei film provenienti dai paesi prioritari della cooperazione svizzera.

 

. La donna che sapeva troppo: Otto film per affrontare la questione delle donne nel film noir. Misoginia o nuova immagine?

. Corti e programmi speciali

Edouard Waintrop è nato nel 1952 a Suresnes nelle Hauts de Seine, in Francia.

Ha studiato economia, poi ha lavorato nei sobborghi di Parigi nel settore socio-culturale.

Nel 1982 viene assunto dal quotidiano francese Libération per la pagina culturale.

In Francia si esprime anche come critico cinematografico, tra il 1986 e il 2008.

Dal 2007 dirige il Festival internazionale del film di Friburgo. Il critico svizzera Thierry Jobin gli subentrerà alla fine di questa edizione.

Edouard Waintrop assumerà la direzione del Centro d’animazione cinemtografica di Ginevra.

(Traduzione dal francese Françoise Gehring)

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