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Fuori dal canone: riflessioni sull’inuguaglianza femminile

Particolare di una pagina sulla quale Alice Ceresa ha annotato le voci per il dizionario ASL

È stato pubblicato postumo il Piccolo dizionario dell'inuguaglianza femminile di Alice Ceresa, il progetto di una vita scritto non per le donne, ma perché «andava scritto».

Da «anima» a «vita», una delle più originali autrici di lingua italiana del secondo Novecento esplora le parole alla ricerca delle ragioni dell’inuguaglianza femminile.

Una volta, facendo riferimento alla sua biografia, Alice Ceresa si definì «nata già emigrata». Il suo non è stato solo un valicare i confini linguistici e di Stato, ma anche un tentativo durato tutta la vita di superare le frontiere imposte dalla logica del pensiero dominante. Ceresa esplora il mondo da una prospettiva nuova, che nasce dalla vocazione a superare i confini, ad ampliare gli orizzonti. Cerca di fare il giro intorno al mondo per scoprire un punto di vista «altro», universale, in grado di smascherare non solo la parzialità dello sguardo patriarcarle e borghese, ma anche del femminismo.

Questo suo atteggiamento l’ha portata ad essere fuori dal canone letterario; marginale, come marginali sono state molte altre scrittrici. Intellettuale e traduttrice, Alice Ceresa era perfettamante integrata nella realtà letteraria del suo tempo, ma con i suoi scritti, costantemente alla ricerca di una forma non racchiudibile in una preesistente, ne è rimasta fuori.

I suoi romanzi – La figlia prodiga e Bambine – non sono romanzi; il racconto La morte del padre è un’opera a sé. In un certo senso, la ricerca del diverso è stata una condanna all’insoddisfazione perpetua ad un continuo lavoro sui testi. Non a caso, in una vita dedicata alla scrittura Alice Ceresa ha pubblicato solo le tre opere citate sopra e poco altro.

Un tema non ancora esaurito

A questa breve lista si è aggiunto recentemente il Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile, curato da Tatiana Crivelli, professoressa di letteratura italiana all’Università di Zurigo. Alice Ceresa cominciò a lavorare al Dizionario all’inizio degli anni Settanta, ma non lo finì mai. Pubblicò solo alcune voci in traduzione francese e in tedesco la definizione di «Svizzera» che «di femminile ha solo il nome».

Continuò però a lavorarci, affascinata dalla frammentarietà della forma. Un dizionario è fatto di piccole unità, collegate tra loro da continui rimandi interni. Con ironia e passione, ma senza risentimenti, Alice Ceresa cesella le sue voci. «Ho scoperto che non posso scrivere un libro tutto di seguito», scrive ad un’amica a proposito del dizionario. «Credo che le donne non dovrebbero mai scrivere libri tutti di seguito, ad esempio romanzi, perché ho il forte sospetto che non corrisponda loro questa forma presuntuosa di ‘creazione’ organizzata banalmente come la banale vita che ci hanno fatta. Forse le donne dovrebbero fare filtri, come le streghe. Io per ora distillo».

Anche se non è un’opera conclusa, il Piccolo dizionario è comunque capace di regalare istanti preziosi al lettore. Tatiana Crivelli racconta a swissinfo che dopo aver letto i materiali per il Dizionario conservati all’Archivio svizzero di letteratura ha pensato: «È criminale non pubblicarlo!» Era la reazione di una lettrice entusiasta, una lettrice che ritiene questo libro importante per «tutti quelli che non considerano esaurito il tema dell’inuguaglianza femminile».

«È un’opera di un’intelligenza straordinaria», continua Tatiana Crivelli. «Non è sempre di facile lettura, ma dà grande soddisfazione ai lettori. Affronta temi ancorati agli anni Settanta – femminismo, anticlericalismo e altri “-ismi” – ma il taglio e l’attenzione che Alice Ceresa dedica a questi argomenti sono talmente universali e profondi che non possono non interessare e non coinvolgere il lettore contemporaneo».

Famiglia, estrema cellula amministrativa della società patriarcale

Oltre ai temi del ‘femminile” (Femmina, Femminilità, Differenze biologiche, Donna, Eva, Moda femminile, ecc.), il Piccolo dizionario riserva un posto particolare alla famiglia. Del resto, proprio questo è il tema centrale di tutte le opere di Alice Ceresa.

«Per Alice Ceresa la famiglia è il luogo in cui si concentrano e vengono a galla tutte le espressioni della società», spiega Tatiana Crivelli. «Ci sono le relazioni affettive e ci sono le relazioni di potere, ci sono dominanti e dominati, uguaglianze e inuguaglianze; c’è l’aspetto sociale della promozione dell’individuo, ma c’è anche la gestione di un nucleo più ampio. All’interno della famiglia si possono osservare, come al microscopio, le dinamiche riprodotte in modo più ampio nella società».

Questo sguardo al microcoscopio, il rifiuto di esprimersi banalmente su tutto, fanno di Alice Ceresa un’eccentrica che difficilmente entrerà nelle antologie. «Ma non so se le sarebbe importato molto», conclude Tatiana Crivelli. «Forse la leggiamo con più curiosità se sappiamo che è fuori dagli schemi. Introdurla a forza in un canone che non le è consono non ha senso. Quando il canone diventerà di apertura e mobilità, Alice Ceresa avrà il suo posto».

swissinfo, Doris Lucini

Originaria della Svizzera italiana, Alice Ceresa è nata nel 1923 a Basilea. Cresciuta in Ticino, si è trasferita a Roma nel 1950.

È stata giornalista, traduttrice e consulente letteraria per la casa editrice Longanesi. Presso Einaudi ha pubblicato La figlia prodiga (1967, Premio Viareggio opera prima), diventato uno dei libri di riferimento del femminismo italiano, La morte del padre (1979) e Bambine (1990).

Quattro anni dopo la scomparsa dell’autrice, avvenuta nel 2001, La Tartaruga ha ripubblicato le sue opere con il titolo La figlia prodiga e altre storie.

Il Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile (Edizioni Nottetempo) è stato pubblicato nel 2007. La curatrice, Tatiana Crivelli, ha lavorato sulle carte del Fondo Ceresa depositate all’Archivio svizzero di letteratura di Berna. Il volume è accompagnato da un apparato filologico scaricabile gratuitamente dal sito internet della casa editrice.

Ad Alice Ceresa è dedicato il documentario di Gianna Mazzini e Loredana Rotondo “Se tu sapessi” (RaiEducational, 2007, 29 minuti).

Dalla voce Bellezza: La bellezza in realtà è una merce e ubbidisce alle correnti leggi di mercato. Come tale è commerciabile e pertanto ove del caso acquistabile.

Dalla voce Donna: Nessuno sa come e che cosa sarebbe la femmina umana se non avesse dovuto già in tempi lontani abbandonare la naturale identificazione biologica per l’innaturale assunzione di un vuoto involucro concettuale quale è appunto il termine di donna.

Dalla voce Famiglia: La famiglia non ubbidisce a nessuna legge naturale e questo spiega perché si disgreghi non appena ne sia allentata la coercizione e pertanto la credibilità.

Dalla voce Letteratura: la letteratura vive in caverne tappezzate di libri e molto raramente esce allo scoperto. A differenza delle sue colleghe, le scienze cosiddette umane in particolare e le arti in genere, si manifesta soltanto per interposta persona e anche qui assai raramente.

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