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Geometrie che colorano gli spazi

Un quadro di Max Bill esposto a Milano "Limited and unlimited", 1947. www.clponline.it

A Milano l'artista svizzero Max Bill entra nelle sale di Palazzo Reale e le sue straordinarie opere animano un percorso espositivo d'eccezione.

Pittore, scultore, architetto, designer, tipografo, Max Bill è considerato una delle figure più versatili ed eclettiche del Novecento, una sorta di “creatore universale”.

Le impronte del suo estro – i critici, infatti, sottolineano come in ogni disciplina Max Bill abbia raggiunto un livello di completezza e di sintesi assoluta – sono rintracciabili anche nella vita quotidiana.

Perché Max Bill, ricordano gli organizzatori, ha progettato modi di vita, spazi, utensili e oggetti d’uso quotidiano: come la macchina per scrivere “Patria” (1944), orologi oppure telefoni, esposti a Milano insieme alla lampada da tavolo a quarzo (1951) e allo “sgabello di Ulm”.

L’artista svizzero ha pure progettato un intero villaggio come la scuola di Ulm (Hochschule für Gestaltung), esposizioni, edifici corporativi, unità residenziali prefabbricate e viadotti autostradali.

E ancora: ha realizzato innumerevoli pitture e le sue sculture sono in luoghi pubblici di molte città del mondo; ha scritto testi teorici e monografie e ha lasciato tracce anche nella vita politica, facendo parte del consiglio comunale di Zurigo.

L’universo in dieci stanze

Curata da Otto Letze e Thomas Buchsteiner dell’Institut für Kulturaustausch di Tubinga, la mostra milanese presenta 250 opere che illustrano solo una parte – seppur molto rappresentativa – della sconfinata produzione artistica di Max Bill, dagli anni Venti agli anni Novanta.

Per la sua completezza rappresenta quindi, in un contesto internazionale, l’occasione di conoscere a fondo un artista che ha segnato non solo i movimenti artistici contemporanei, ma che ha pure influenzato il vivere quotidiano attraverso il design, le opere pubbliche, l’architettura.

Uno sguardo sulla realtà, quello dell’artista svizzero, che ha saputo coniugare due dimensioni apparentemente contraddittorie e lontane: poesia e tecnologia. E varcando la soglia della prima sala il visitatore incontra proprio lo sguardo di Bill, in un autoritratto del 1926.

Organizzata secondo un criterio tematico, la retrospettiva propone dieci soste, che permettono di scoprire gli anni giovanili, gli anni della sperimentazione, la mano dello scultore, la matita dell’architetto e del tipografo, la passione della matematica, il confronto con l’industria.

Poliedrico e geniale

I curatori della mostra non hanno dubbi: “La poliedricità e la forza del pensiero teorico fecero di Max Bill il leader carismatico del concretismo internazionale, influenzando il pensiero dei movimenti artistici della metà del Novecento, tra cui l’italiano MAC, Movimento di Arte Concreta”.

Il nucleo di questa sua poliedricità si forma, tra il 1927 e il 1929, al Bauhaus di Dessau, dove Bill ha avuto modo di conoscere le opere costruttiviste e di frequentare grandi maestri quali Paul Klee, Wassily Kandinsky e Josef Albers.

Dotato, secondo i curatori dell’esposizione, di almeno quattro talenti a livello quasi geniale, Max Bill raccolse nella sua carriera numerosi riconoscimenti internazionali ed istituzionali.

Per le sue qualità di pittore è stato tre volte ospite della Documenta di Kassel; per la sua abilità di scultore ha ricevuto a Tokyo il “premium imperiale”, ossia il premio Nobel dell’arte.

Il percorso espositivo, che si snoda nelle ampie sale di Palazzo Reale, affianca alle opere più conosciute – come la celebre serie del “nastro infinito” – quelle forse meno note, che riguardano soprattutto la produzione giovanile e che sono mostrate per la prima volta in modo così completo ed organico.

Teorico e divulgatore

All’attività artistica Max Bill affiancò il pensiero teorico, l’impegno politico e divulgativo e l’insegnamento: fu, lo ricordiamo, co-fondatore della Hochschule für Gestaltung a Ulm e membro di diversi gruppi e associazioni di artisti, architetti e designer a livello europeo.

La sua produzione, sottolineano i critici d’arte, è coerente in tutte le sue forme con i principi dell’Arte Concreta, definita dalle sue stesse parole come “l’espressione pura della misura e della legge armonica”.

“Quella di Max Bill – evidenziano Letze e Buchsteiner – è una ricerca dove domina la personale immaginazione dell’artista e che, nel perseguimento dei principi essenziali della creazione, lo avvicina al metodo matematico; le sue opere sono caratterizzate dalle forme geometriche pure ed essenziali e dalla ricerca sul colore”.

“Max Bill, per me…”

Il catalogo che accompagna la mostra – 296 pagine con 395 illustrazioni – apre una piccola ma significativa finestra sullo sguardo degli altri. Di coloro che, per un motivo o per l’altro, hanno incontrato l’artista svizzero.

Tra di essi l’ex sindaco di Zurigo, Josef Estermann: “Max Bill per me è stato entrambe le cose: homo ludens e homo faber, aveva una leggerezza – ricorda Estermann – che creava forme e strutture dall’entropia del processo creativo. La creatività era collegata alla speranza. Fino alla vecchiaia fu instancabilmente curioso e dotato di forza giovanile”.

E la mostra milanese è davvero lo specchio fedele di questo artista universale e del suo inesauribile amore per la ricerca e la bellezza, come risultato di un preciso ordine mentale.

swissinfo, Françoise Gehring, Milano

Max Bill nasce a Winterthur nel 1908 e muore a Berlino nel 1994;
250 le opere di Max Bill esposte a Palazzo Reale
Rappresentata la sua produzione come pittore, scultore, architetto, designer, tipografo
10 sale presentano le opere, dedicate alle tappe significative dell’artista: laboratorio (I), l’infinito (II), concretezza (III), simmetria (IV), variazione (V), economia (VI), bellezza (VII), utilità (VIII), varietà (IX) e universalità (X).

Dal 29 marzo al 25 giugno 2006 Milano ospita, a Palazzo Reale, la figura di uno dei più importanti esponenti dell’arte del Novecento, lo svizzero Max Bill.

Una grande mostra che ripercorre l’attività di un artista tra i più versatili del Bauhaus, considerato uno dei padri fondatori dell’Arte Concreta internazionale.

L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, è prodotta da Palazzo Reale, dall’Institut für Kulturaustausch di Tubinga e da Civitac, con il patrocinio del Consolato generale svizzero di Milano e il contributo di Pro Helvetia.

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