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Gli svizzeri da soli contro le mine del Tagikistan

Gli sminatori all'opera

La Fondazione svizzera per lo sminamento (FSD) è l'unica organizzazione attiva in questo campo presente in Tagikistan, il paese più povero dell'Asia centrale.

Per pubblicizzare la sua azione, iniziata nel 2002, l’FSD ha invitato Christa Rigozzi, miss Svizzera 2006, a visitare il paese.

Come fare perché i media parlino del Tagikistan, questa ex repubblica sovietica sprovvista di materie prime e sconosciuta dal grande pubblico? E, quindi, far sì che la comunità internazionale si interessi un po’ più da vicino a questo paese montagnoso, grande quattro volte la Svizzera e disseminato di mine a causa della guerra civile e dei conflitti nei paesi vicini?

La Fondazione svizzera per lo sminamento (FSD), creata nel 1997 a Losanna e oggi basata a Ginevra, ha avuto un’idea: invitare nel paese più povero dell’Asia centrale (il prodotto interno lordo pro capite non supera i 350 dollari) la ticinese Christa Rigozzi, Miss Svizzera 2006.

Christa Rigozzi parla italiano, francese e tedesco. Ed è bella, come lo era lady Diana, storica paladina della lotta alla mine. FSD spera che questo permetta alla testimonianza dell’ex miss di entrare nelle case di tutta la Svizzera.

In Tagikistan, dove si è recata a fine novembre, Christa Rigozzi ha vissuto un’esperienza forte, che l’ha segnata nel profondo. A toccarla è stato in particolare l’incontro con Mehrali, uno sminatore ventenne che, per un attimo di distrazione, ha perso gli occhi e le mani nell’esplosione di una mina nella regione di Gharm, nel nord del paese.

“In Tagikistan non ti guardano come un eroe se rischi la vita per sminare i campi”, ha raccontato Christa Rigozzi alla stampa. “Mehrali non troverà una donna o un lavoro. Vive in una capanna sulla montagna, dove a causa dell’aria povera d’ossigeno e delle sue ferite fa fatica a respirare.” Per questo, l’ex miss Svizzera è intenzionata a cercare i fondi per permettere a Mehrali di acquistare un appartamento in città, dove potrà per lo meno ricevere cure regolari.

25 milioni di m2 contaminati

Christa Rigozzi non ha preso la decisione di recarsi in Asia a cuor leggero. “Quando la FSD mi ha contattato, ho dapprima esitato un po’ per ragioni di sicurezza, sapendo che il Tagikistan confina con l’Afghanistan. Poi però ho accettato”, spiega la bionda studentessa in comunicazione all’Università di Friburgo.

Oltre a lei, la fondazione ha invitato Jean-Philippe Rapp, giornalista e produttore direttore del Festival internazionale Media Nord Sud.

La FSD, attiva in diversi altri paesi, come ad esempio il Laos, il Sudan o il Libano, è la sola organizzazione non governativa specializzata nello sminamento presente in Tagikistan. Lo scorso anno ha potuto bonificare 1,3 milioni di metri quadrati ed eliminare 1’087 mine e 51 bombe inesplose. Molto rimane però ancora da fare: secondo il Tagikistan Mine Action Centre, sono almeno 25 milioni i metri quadrati di terreno contaminato.

Di questo passo ci vorranno diverse decine d’anni prima che il paese – montagnoso al 93% – sia “liberato” dalle mine che uccidono o mutilano contadini e bambini che si allontanano per cercare della legna.

Mutilato alla frontiera afghana

“Il nostro budget quest’anno è di 1,9 milioni di dollari. Il nostro principale finanziatore, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), ha lasciato intendere che il prossimo anno potremo contare su un aumento dell’80%”, sottolinea Benedikt Truninger, vicedirettore della FSD.

Al centro ortopedico di Dusanbe, gestito dalla Mezzaluna Rossa tagika e dal Comitato internazionale della Croce Rossa, Hossein è venuto per far controllare la sua protesi. Ha perso la gamba destra nel 1994, quando era soldato e pattugliava lungo il confine con l’Afghanistan. Dopo l’esplosione, Hossein si è ritrovato per terra. Ha cercato di alzarsi per soccorrere i suoi compagni, ma non ci è riuscito. “Mi sono reso conto di aver perso una gamba. I miei cinque compagni erano morti. Siamo saltati su delle mine”, racconta quest’uomo ancora giovane.

Da allora, Hossein, ex conducente di trattori e padre di cinque figli, non ha più ritrovato lavoro. “Queste mine sono l’orrore assoluto. Sono posate più per mutilare che per uccidere. La vittima deve essere assistita dalla sua famiglia per il resto dei suoi giorni”, denuncia il giornalista Jean-Philippe Rapp.

Tragica eredità del passato

Le mine sono state dapprima disseminate dai sovietici, impantanati nel conflitto afghano. Poi lungo la frontiera con l’Uzbekistan, un’altra ex repubblica sovietica con la quale il Tagikistan intrattiene pessime relazioni. Infine, durante la guerra civile che tra il 1992 e il 1997 ha causato la morte di oltre 100’000 persone, ex comunisti e combattenti islamisti hanno sparpagliato nel centro del paese decine di migliaia di questi ordigni.

“È essenziale aiutare questo paese a raggiungere una stabilità e a svilupparsi”, avverte Matthias Anderegg, responsabile del “Disaster reduction program” in Asia centrale e impiegato del consolato svizzero di Dusanbe. “Del resto, il Tagikistan non si trova sulla strada tra l’Europa e la Cina? Se non facciamo nulla, un giorno le popolazioni di queste regioni ci volteranno la spalle”.

swissinfo, Ian Hamel, Dusanbe
traduzione e adattamento, Daniele Mariani

La FSD è attiva in Tagikistan dal 2002. Lavora in partenariato con l’OSCE.

Nel 2006 l’organizzazione ha creato un centro per addestrare cani per la ricerca delle mine.

La fondazione ha alle sue dipendenze nel paese 128 persone, a cui si aggiungono quattro esperti stranieri.

Il budget di 1,9 milioni di dollari è finanziato dall’OSCE (300’000 dollari), dalla Germania (300’000), dal Canada, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti.

Il paese, indipendente dal 1991, confina con Uzbekistan, Afghanistan, Kirghizistan e Cina.

Ha una superficie di 143.100 km2; vi vivono quasi sette milioni di persone, prevalentemente di confessione musulmana sunnita. Il 64% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Il capo dello Stato è dal 1994 Emomali Rakhmonov, ex presidente del parlamento.

Dal 1992 al 1997 il paese è stato devastato da una guerra civile tra ex comunisti e islamisti che ha fatto più di 100’000 morti.

Il Tagikistan è il quindicesimo produttore mondiale di cotone.

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